sabato 31 dicembre 2005

Non festeggiare il capodanno è da sfigati?

"No, non me lo dire... Eppure tu non mi sembri certo uno sfigato!"
"Oh, ma se proprio vuoi puoi unirti a noi"
"Ci raggiungi più tardi, dai, non puoi startene a casa!!!"

Delitto di Stato? Omicidio colposo? Comportamento censurabile? Abitudine bislacca?
No, semplicemente non mi piace festeggiare il capodanno. Non mi piace in generale festeggiare per forza. Perché bisogna tutti essere felici, bere e mangiare allo sfinimento, fingere di farsi gli auguri?
Ormai si festeggia ogni cosa, tutti i giorni. Serve davvero un momento di delirio collettivo in cui ci si accontenta di comparse VIPs e cantanti di serie B, bottiglie di spumante da supermercato e botti fino allo stordimento? A me non piace, semplicemente. E se sembro sfigato, pace. Mi piace così, semplicemente...

venerdì 30 dicembre 2005

Un posto per coraggiosi #3 - La Parisette, Sarre, Valle d'Aosta, Italia

La Parisette è il classico bar di paese. Un po' più curato del solito, gestito da qualcuno che ci sa fare.
Tutto lì, niente di più.
Quattro macchinette mangiasoldi, due frigo enormi da bar bettola che vuole crescere, un po' di musica forte, un po' di squallido karaoke, tre televisori sempre accesi che nessuno guarda, un arredamento stranamente ben curato.
Ma, all'improvviso, il boom: pieno di giovani trentenni repressi che non hanno niente di meglio da fare che pigiarsi in questo locale che non offre niente di speciale ma che vive un successo incomparabile. Altri locali chiudono, La Parisette viaggia a gonfie vele. Fino a quando qualcuno si accorgerà che in realtà non offre assolutamente nulla in più del bar sotto casa. Non un ambiente particolare, non una musica particolare, non un luogo particolarmente accessibile. Solo il gusto strambo di qualche giovane che ne ha decretato l'improvviso successo.
Sporadicamente lo frequentavo prima del boom, e non vorrei augurare al simpatico gestore di tornare alla routine precedente... Ma purtroppo credo e spero che un ritorno alla normalità, quando qualcuno si sveglierà, sarà inevitabile
I coraggiosi sono quelli che riescono a mettervi piede dentro tutti i fine settimana e a divertirsi. Un coraggio tutto particolare, piuttosto strano e certamente non da premiare...

mercoledì 28 dicembre 2005

L'aviaria, i polli giganti e l'ottimizzazione paretiana

I pollivendoli vendono polli sempre più grossi.
Le casalinghe si chiedono il perché.
"Saranno tutte quelle schifezze che gli danno... Anabolizzanti, ormoni, epo, aspirina..."
E invece è colpa dell'aviaria. Sì, proprio lei, l'aviaria. Quella di cui non si sente più parlare, ma che è stata la più grande montatura giornalistica e mediatica creata dai nostri potenti. Per prenderci per i fondelli e guadagnarci tanti soldini.

Ebbene, è proprio così. I produttori di polli, in crisi assieme ai pollivendoli e a tutta la filiera ad essi legata, non sanno più come smerciare tutti i polli che allevano. Tirati su in condizioni sempre migliori, con mangimi sempre più "Slow Food", con spazi e condizioni igeniche finalmente dignitose, non si riescono a vendere per il terrore orientale dei polli influenzati.
E così, invece di macellarli a 10 mesi (ipotizzo io, non ho idea di quanto possa vivere un povero pollo... povero, ma tanto buono...) li macellano a 11 o a 12. E invece di avere petti da mezzo chilo li hanno da 6 etti.
Il classico problema dell'economista, l'ottimizzazione paretiana. A che età del pollo i costi marginali per mantenerlo superano i benefici marginali che un etto di carne in più mi darebbe?
Quando i costi marginali di mangime e spazio superano i benefici marginali di un grammo in più di carne, sia essa petto o coscia, zac, gli si tira il collo.
Quando un evento esterno, come la pazzia diffusa e la fobia dei polli di qualche mese fa, condiziona l'intero mercato, ecco allora che l'ottimo di Pareto va a farsi benedire.
Aumentano inevitabilmente i costi medi, perché macellare un pollo di un chilo senza poi riuscire a venderlo è allocativamente sballato, e quindi lo si tiene lì per un altro mese (mangime, tempo e spazio fanno lievitare i costi) anche se il beneficio medio è ormai inferiore al costo medio...
Morale della favola? A causa di una montatura mediatica, le imprese al margine, quelle meno redditizie, chiuderanno. Le casalinghe si abitueranno al pollo paffuto e sodo di 11 mesi e non vorranno più quello da 10. I giornalisti e i venditori di vaccino si faranno i soldi, gli allevatori e i pollivendoli più bravi anche, molte aziende chiuderanno e difficilmente il mercato tornerà, in tempi brevi, a quell'ottimo paretiano che massimizzava i profitti e minimizzava la vita dei nostri poveri polli...

Viva l'aviaria!

sabato 24 dicembre 2005

Chissà perché! #15

Perché puntualmente, ogni anno, per andare alla messa di mezzanotte si parte troppo tardi per trovare posto a sedere e si arriva troppo presto, in modo da aspettare mezz'ora l'inizio della funzione???

PS: Buona Natale a tutti

Tempi moderni

Ricordate il programma con cui Daria "Big"nardi ha esordito su Italia1 qualche anno fa (8? 10?). Quello che raccattava dalla strada mentecatti e ciarlatani, trans e tatuati a manetta, suore buddiste e preti gay? Ma sì, non potete sbagliare... Quello che fotografava alla perfezione una parte dei tempi moderni, facendo storcere il naso ai buonisti e ai perbenisti. Anche a causa del titolo, ripreso da un capolavoro di Charlie Chaplin. Un programma per certi versi generazionale.
Ebbene, quel programma non aveva capito niente.
I tempi moderni non erano squatter, prostitute e pazzoidi.
I tempi moderni sono delirio puro, altro che trasgressione...
Ignoranti che protestano contro il progresso, tirando in ballo pargoli e anziani.
Ministri che non sanno rispondere altrimenti che con le botte.
Ministri canterini, presidenti monopolisti anti par condicio...
Europa allargata a est, ospedali allargati a est (evidentemente la mania della Cina dilaga anche tra i politici aostani).
Insultatori insultati, insultatori malmenati, malmenati insultati, Borghezio insultato insultatore malmenato (la solita mania di grandezza...)
«Papaveri e papi... La donna cannolo...» No, questa è un'altra storia.
Il nuovo millennio prospettava prosperità, pace, toni morbidi e pacati, rispetto per il prossimo e per la natura, discussioni sempre più frequenti e animate ma civili. Prevedeva anche le macchina volanti, treni sospesi nel vuoto e vestiti "intelligenti". Forse nel secolo passato si sono azzeccate di più le previsioni per quanto riguarda queste cosine che non contano nulla...

Insomma, si litiga, ci si accapiglia, si rubano soldi ai derelitti manco rubare caramelle ai bimbi. Dal primo all'ultimo stressati, dal primo all'ultimo che dispensano consigli. Manca solo il parere della Chiesa... Con il ditone di Ruini alzato a maledire qualche comportamento che non nuoce a nessuno più dell'indifferenza e dell'odio diffuso in quella che fino a qualche anno fa era la nostra "società"

mercoledì 21 dicembre 2005

Chissà perché! #14

Perché i corrieri hanno sempre un odore indescrivibilmente orrendo?

lunedì 5 dicembre 2005

Io sto con Ratzinger

Lui consiglia l'astinenza.
Io la pratico da tempo immemore...
Quindi, mio malgrado, sto con lui!!!

martedì 29 novembre 2005

I domandoni-oni-oni #04

A Porta Portese ci sarà la raccolta di rifiuti "porta a porta"?

lunedì 28 novembre 2005

Prestigiribirigizzatori

Pierferdy Casini, 27 novembre 2005: Basta con i Presidenti illusionisti.
Pierferdy Casini, 28 novembre 2005: Non mi riferivo al Presidente del Consiglio, ma a quello del Milan... a quello di Mediaset... a quello di Mondadori... a quello lì, insomma...

giovedì 24 novembre 2005

La mia città ideale

Ci sono stato, ci tornerei in un istante in qualsiasi stagione dell'anno. È un po' distante, c'è la rottura del cambio e soprattutto non trovo nessuno che venga con me. Da quando però a Praga hanno creato questa pista ("Prague the fourcross capital"), è davvero la mia città ideale...

mercoledì 23 novembre 2005

La droga fa male

Che immagine idilliaca...

lunedì 21 novembre 2005

Lotteria Bataille

La Bataille des Reines (per i non aborigeni valdostani, un tradizionale e naturale combattimento tra mucche strumentalizzato a fini politici) avrà la propria lotteria, una delle 4 lotterie nazionali del 2006.
Il Senatore Rollandin e la "sua" Union Valdotaine esultano. A noi poveri pirla non ne può fregare di meno. Ci piacerebbe di più poter uscire di casa senza morire per lo smog "peggio che a Milano", poter fare due passi in un parco urbano, poter viaggiare su un treno caldo e puntuale, poter assistere ad uno spettacolo teatrale o a una partita di basket senza far la fine delle sardine
A volte la politica è poco pragmatica...
O meglio, ha obiettivi diversi:

sabato 19 novembre 2005

TAV e TBV

Sono tutti contro la TAV. O meglio, sono tutti contro la TAV a casa propria. È una di quelle opere che tutti vogliono, ma nessuno a casa propria. Come la discarica unica per le scorie nucleari, come la discarica comunale, come le birrerie o i depuratori. NIMBY in economia, acronimo di Not In My Backyard.
Un'opera che permetterebbe, con dei divieti o delle limitazioni saggi e lungimiranti, di liberare le strade dai TIR e le valli dai gas di scarico. Ma che nessuno vuole, né in Val di Susa, né altrove.
Ci si appiglia alla scusa che "tanto i treni diminuiranno la percorrenza di soli 50 minuti tra Torino e Lione". E poi c'è l'amianto, la bellezza paesaggistica, anni di lavori. Piace tanto il modello svizzero, ma nessuno sa che senza una ferrovia di quel tipo non si può fare. Provate a caricare un container su un treno attuale. O addirittura un TIR intero...
Il "modello svizzero" è fatto di linee moderne, impianti sofisticati, mezzi nuovi e puntuali e soprattutto di gallerie ampie e tasse sui mezzi pesanti.
Bene, valsusini protestanti, ecco la mia proposta: spostiamo i soldi della TAV dalla vostra valle alla nostra. Sinceramente noi valdostani non ne possiamo più della TBV (Treno a bassissima capacità, velocità, temperatura). Non ne possiamo più di viaggiare in ritardo con il timore di non arrivare, di congelare su carrozze gelide o viaggiare ammassati come sardine nelle ore di punta. Non ne possiamo più di attese a Chivasso e di ponti da fare a passo d'uomo perché non reggono il peso di un convoglio. Non ne possimo più di politici che da quell'orecchio non vogliono sentire. Date a noi i soldi per una linea moderna, magari doppia così da non doversi fermare per minuti interminabili solo per incrociarsi con un treno locale. Date a noi i soldi per poter togliere 50 minuti di percorrenza Torino-Aosta o Aosta-Milano.

PS: Ah, seconda clausola sacrosanta: cuccatevi tutti i TIR nel Fréjus, a noi in Valle d'Aosta non piacciono. Scenderemo in strada anche noi.

domenica 6 novembre 2005

Non ci sono più le mezze stagioni

Novembre: non ha ancora gelato una volta, le foglie sono ancora tutte sugli alberi. Oggi ho mangiato il pandoro.
Non ci capisco più niente, altro che luoghi comuni...

sabato 29 ottobre 2005

Quando Bush ha permesso a Berlusconi di dargli del "tu"

Silviuccio a George: «She can sit down, she can drink something...»
Georgino a Silvio: «Oh, Silvio, you can say "you"»
!!!

Ah, per chi non lo avesse visto, è tornato Fabio.

venerdì 28 ottobre 2005

Chissà perché! #13

Chissà perché quando una via che esce da una rotonda è chiusa tutti gli automobilisti tentano di buttarsi senza guardare nella via che la precede, invece di fare il giro e non rimetterci una fiancata.....

giovedì 20 ottobre 2005

Digitale terrestre - Giorno 1

Oggi ho piazzato in casa il digitale terrestre. Il contributo regionale/statale di 90 euro me lo ha fatto pagare solo 9 euro. Peccato che a gennaio spengano il vecchio segnale e chi si è visto si è visto. Intanto:
. France2 non si vede in digitale.
. TSR1 non si vede in digitale.
. La Regione sosteneva che l'offerta di canali francofoni sarebbe aumentata. Risultato: hanno tolto anche quei due canali. Aspetteremo fiduciosi e, nel caso, li smerderemo per il loro bilinguismo di facciata.
. Il TG regionale non si vede, in compenso ci cucchiamo quello romano.
. I canali locali non si vedono.
. In compenso, si vede ReteCapri.
. Sportitalia si è fatta in 3 e su 3 reti parla e trasmette calcio.

Primo impatto: ma a che nerchia serve?

mercoledì 19 ottobre 2005

L'ultima moda: tiro al volo con carabina al Benigni

Penultima moda del giornalismo italiano è sparare su Benigni. Film senza mordente, risate strappate a forza, emozioni rinsecchite, euro al botteghino buttati.
Ultima moda è invece quella di sostenere che a Benigni non si spara abbastanza: nazionalpopolare, nessuno oserebbe dire che "La tigre e la neve" è una boiata pazzesca. Perché distinguersi a tutti i costi dalla massa sostenendo tesi che non si condivide nemmeno tra i due neuroni del proprio martoriato cervello?
A me il filmsss è piaciuto. Ad una prima occhiata, anche di più di La vita è bella. Poesia dappertutto, emozioni e non risa a tutti i costi, sbadataggine italica a manetta, scene divertenti e scene strappalacrime, ma senza mai esagerazioni.
Forse i giornalisti cercano le emozioni forti a tutti i costi? Un Benigni che salta di qua e di là a fare il cretino? O meglio ancora che si fa uccidere così da dimostrare che, alla fine, non conta niente?
Rimpiango persino i tempi in cui il calcio era sport nazionale.
Forse però è un problema tipico dei giornalisti: con il calcio in crisi, pagine e pagine sul pallone, più di prima. Con Benigni pacato e intelligente, a dargli sotto a tutti i costi... Per vendere e per non omologarsi.

giovedì 13 ottobre 2005

Elettrodomestici

Ieri sera ho passato una buona oretta del mio tempo a guardare la lavatrice. L'ho trovata sicuramente più interessante e più distensiva dell'elettrodomestico dominante in casa nostra: la televisione. Nessuna Isola dei famosi, nessun riccone in overdose, nessun terrorista caucasico: solo qualche centrifuga e qualche risciacquo.
Da bambino ricordo che passavo delle ore incollato all'oblò. Ovviamente le ore incollato allo schermo erano di più. Ma era un'attività che rilassava. E poi vedere i propri vestiti girare, rigirare, e rigirare di nuovo era qualcosa di inspiegabile.
Ieri, con la scusa di "vedere come funziona la lavatrice nuova", ho preso il libretto di istruzioni e ho spalmato il naso contro il vetro come ai vecchi tempi.
Hanno fatto bene a scrivere, come note al termine delle istruzioni di lavaggio, che è "normale non vedere l'acqua all'interno del cestello perché è ad un livello molto basso".
Al contrario della collega televisione, sempre più veloce e sclerotizzata, la nuova lavatrice è molto più lenta di quella vecchia: un lavaggio richiede 1/3 del tempo in più. Saranno i tempi che cambiano? O semplicemente i vestiti più sporchi? O le famose casalinghe disperate? I vecchi diranno che le nuove lavatrici sono come i nuovi giovani: lente. Sarà, ma io sarei stato contento se il lavaggio fosse durato ancora più a lungo, per rimanere qualche attimo in più imbambolato tra ammolli e ammorbidenti, senza pensieri.

I domandoni-oni-oni #03

Se "Non si esce vivi dagli anni '80", perché tornano di moda?

domenica 9 ottobre 2005

Galline in fuga

Mio zio ha l'influenza: polli attenzione, stategli lontani. La sua influenza è certamente più letale della vostra...

sabato 8 ottobre 2005

I domandoni-oni-oni #02

Che differenza c'è tra i Rolling Stones di oggi e i Duran Duran di oggi?

venerdì 7 ottobre 2005

Oh mio Dio!!

George Walker Bush ha dichiarato di aver attaccato l'Afghanistan e l'Iraq perché glielo ha detto dio (minuscolo, perché il mio Dio non crede nella guerra). Se anche agli americani dio (sempre minuscolo) è apparso in sogno dicendo di votare Bush, siamo in buone mani...

giovedì 6 ottobre 2005

I domandoni-oni-oni #01

Simon Le Bon sarà nato cotonato?

mercoledì 5 ottobre 2005

Altro che Postumia!

Ho smontato il boiler. Altro che Postumia!
E meno male che siamo ciò che mangiamo e non ciò che beviamo...

lunedì 3 ottobre 2005

La vera bomba sono i no-global

Esercitazione antiterrorismo a Roma. Un fantoccio esplode al Colosseo, una bomba su di un autobus, un altra sulla metro. I no-global protestano con fumogeni veri, bandiere vere, slogan (in inglese!) veri. Esercitazione giustissima, i problemi maggiori sono nati dal traffico e da questi quattro pirla che protestavano contro chissà che cosa. "Stop them all" urlavano loro, "fermate 'sti rimba" pensavano tutti...

Quando un telefilm non può batterlo nessuno

Ieri sera, puntata storica

sabato 1 ottobre 2005

«Dobbiamo puntare su ciò che non è imitabile». Ma la Cina ci gabba anche in questo

Oggi sciopero dei giornalisti: per evitare la crisi d'astinenza da quotidiani, mi sono letto La Repubblica di ieri fingendo che fosse di oggi. Era molto simile alla Stampa, che avevo già letto, ma ho trovato una lettera interessante:

«Il turista straniero e le nuove leggi italiane

Silvano Imparato
silvanoimparato@qmail.com

L'ITALIA è scesa al quinto posto nella graduatoria dei Paesi più gettonati dai turisti. La Cina ci ha sorpassato anche in questo. Ebbene, leggetevi questa normativa con la quale ha avuto a che fare una turista che ho incontrato: "Ogni straniero che entri legalmente in Italia - esente da obbligo di visto ovvero soggetto a visto - dovrà obbligatoriamente attenersi al rispetto delle norme che regolano il soggiorno degli stranieri in Italia, presentandosi entro 8 (otto) giorni dall'ingresso nel Territorio Nazionale presso la Questura competente, e richiedendo - come previsto dall'art. 5 del T.U. 286/1998 - il permesso di soggiorno. Lo straniero che richiede il permesso di soggiorno è sottoposto a rilievi fotodattiloscopici." Domando: perché non si fanno compilare i documenti di sbarco come in tutti i Paesi del mondo? Ho visitato 68 Paesi e non mi è mai stato chiesto di fare un permesso di soggiorno e non mi sono mai dovuto recare ad un posto di polizia.
»

Prima riflessione: come ampiamente previsto da chi analizza le economie e il turismo in Italia, prima che i cinesi vengano da noi a visitare le bellezze del vecchio continente noi siamo andati da loro a portargli un bel po' di soldi. Non si capisce perciò il motivo che ha spinto migliaia di operatori, di località, di destinazioni a pubblicizzarsi massicciamente in Cina. È come vendere un televisore ad un non vedente: sarà interessato solo dal contorno e dal suono. (Clamoroso poi il caso di quella ridente regione che è andata a promuovere e ad esportare il suo formaggio tipico ai cinesi che, notoriamente, sono deficienti di un enzima e il formaggio gli fa lo stesso effetto di un clistere).

Secondo pensiero: il Belpaese non morde più. Il mercato è cambiato, il target si è spostato e piuttosto che venire a vedere il Colosseo l'americano medio sogna la Grande Muraglia. Cosa ci attira tanto della Cina? Passiamo metà del tempo a parlarne male, "manca lo stato di diritto", "ci rubano il lavoro", "andremo tutti in malora a causa di Shangai". Come se non bastasse, i film più cruenti ci ricordano che la loro giustizia e la loro mafia coincidono e quelli più soft parlano di tibetani torturati e sessismo della società. Eppure vogliamo andare a vedere, a curiosare, a mettere il naso. Dovrebbe essere l'esatto contrario, dovrebbero essere loro a venire a mettere il naso nelle nostre aziende per metterci KO in pochi mesi, eppure non succede. Cos'è successo al nostro Paese? Crollo dell'immagine? Levitazione dei prezzi? Se solo qualcuno analizzasse i dati potremmo capirci qualcosa. Intanto, per capodanno tutti a Pechino.

Terza riflessione: Bossi-Fini antituristica? Forse. Ma qui spesso si esagera. Quanti italiani conoscono questa norma? Quanti turisti ne vengono a conoscenza? Quanti venendone a conoscenza la applicano? Resta il fatto che sia una legge inutile derivante da una xenofobia delirante, ma di leggi inutili il nostro Paese è pieno e non creano problemi a nessuno. Quando qualche turista verrà "beccato" senza permesso di soggiorno, la notizia finirà sul giornale. E Calderoli si inalbererà come sempre.

lunedì 26 settembre 2005

La barzelletta del giorno #1

Assolto Berlusconi.
La barzelletta del giorno #2
Il fatto di cui era accusato Berlusconi non costituisce più reato da quando Berlusconi ha cambiato la legge.
La barzelletta del giorno #3
In Italia non c'è conflitto d'interesse

giovedì 22 settembre 2005

Che merda d'uomo

Fino ad oggi avevo per Berlusconi una forma di rispetto. Sparava una marea di puttanate, ma nel mio inconscio era libero di farlo, in sana democrazia. E poi, diciamocelo, qualche cosa intelligente ogni tanto da quel cervello usciva. O, al massimo, ci si poteva fare su due risate.
Da oggi invece lo disprezzerò, dopo che ha rimesso questo qui come ministro. Il passato non conta più?Silvio ha toccato il fondo: veramente una merda umana che non merita nemmeno il minimo rispetto come politico.

mercoledì 21 settembre 2005

Con il bimbo Kinder si allunga la lista dei disoccupati cinquantenni

La notizia è di quelle da far rabbrividire Licia Colò.
No, non è morto nessun panda e nessun procione è stato investito e ricoverato in rianimazione: semplicemente la Ferrero ha deciso di cambiare volto al "bimbo Kinder", quel gentile viso di regazzino che faceva capolino sui prodotti Kinder - più latte e meno cacao.
La Ferrero, dopo attente indagini di mercato, ha capito che forse era meglio svecchiare quello che ormai è un cinquantenne in carriera, che non si trova più nemmeno a "Chi l'ha visto" e che il suo sporco lavoro sorridente lo ha fatto.
Sembra di tornare a qualche anno fa, quando la Findus ha deciso di togliere il nonnetto Capitan Findus per ringiovanirlo a suon di lifting e traslarlo in un mondo avveniristico, fatto di merluzzi combattenti e cattivi nemici. Per poi, pochi mesi fa, tornare ad un vecchio barbuto dopo un drastico crollo delle vendite. Per la Ferrero non succederà così, il nuovo bimbo è sempre un bimbo e non un pargolo ringiovanito a forza. Ma sembrerà, a noi tutti cresciuti a barrette e brufoli da latte (forse un po' più di cacao non avrebbe fatto male), di perdere un pezzo di memoria.
Sarebbe come toglierci "quante cose al mondo vuoi fare, ma trova un minuto per te" di Tassoni, o come togliere il "grande pennello - pennello grande" di Cinghiale. O come levare la pipa a Mister Nostromo...

martedì 20 settembre 2005

Chissà perché! #12

Le parole "bello", "intelligente", "furbo" spesso non sono un complimento e nemmeno un'esagerazione. Sono semplicemente una presa in giro.

sabato 17 settembre 2005

Chissà perché! #11

Perché ad una riunione, ad una conferenza, in chiesa si arriva sempre troppo tardi per trovare posto a sedere ma troppo presto da dover aspettare in piedi?

mercoledì 14 settembre 2005

Turismo in Valle d'Aosta: di quaranta in quaranta

Gericus Bellorto, nel suo blog, segnala questo pezzo tratto dalla valdostana "Gazzetta del Popolo". Io ne approfitto per un collage in un mio precedente post per alcune riflessioni.

Ecco il testo proposto da Gericus:

TURISMO E IMPROVVISAZIONE
Dal dopoguerra ad oggi il turismo valdostano ha fatto passi da gigante ma molti problemi sono rimasti insoluti. I turisti di oggi hanno molte più pretese che non 50 anni fa, vogliono alberghi confortevoli, comodità e svago. E in Valle d'Aosta diciamolo senza incertezze, non si trovano dappertutto questi requisiti. Non si può improvvisare, non possiamo diventare 'industriali del turismo' quando non si posseggono determinati requisiti. Non si può fare turismo decantando solamente le bellezze paesaggistiche di questa o di quella zona, poichè gli ospiti vogliono di più. Attualmente in molti centri di villeggiatura, i turisti sono costretti ad andare a letto alle nove di sera, il che è molto deludente!

(La Gazzetta del Popolo. Marzo 1963)

Ecco invece un estratto del mio precedente intervento "Prima di RaiVdA - Dopo RaiVdA - Qual è la differenza?"

Il turismo che non ne vuole sapere di rilanciarsi
Pila costruisce il più grande scempio paesistico e architettonico della Valle proprio in quegli anni (anni '60, nda). Una stazione integrata, raggiungibile in auto e in ovovia da Aosta in pochi minuti, con negozi, banche, poste, abitazioni, alberghi, ristoranti, piscine, campi da tennis e piste da sci sotto casa. Ma un altro progetto concorrente fa sfumare il tutto, lasciando un'enorme, sottoutilizzata e oscena struttura degna del nome di cattedrale nel deserto. Ancora oggi la Valle tira fuori ogni 2x3 il concetto di stazione integrata, da sviluppare ad ogni costo per fare il decisivo salto di qualità al quale "l'esigente turista attuale" (degli anni '60) non può fare a meno.
(Manomano. Luglio 2005)


Cosa cambia tra i due scritti? Forse il tono, decisamente meno sostenuto e più polemico il mio, decisamente più arcaico e giornalistico il primo.
In quanto a contenuti...
Già nel '63 (dico, 1963! Oltre 40 anni di acqua sotto i ponti...) si diceva che i "turisti di oggi hanno molte più pretese che non 50 anni fa, vogliono alberghi confortevoli, comodità e svago"
Oggi, nel 2005 (dopo oltre 40 anni di assessori al turismo diversi e di guru interpellati) i problemi sono esattamente gli stessi. Quello che fa rabbrividire è che qualcuno, tra albergatori e addetti ai lavori, se ne accorga adesso. E quello che fa ancor di più inquietare è che chi ricopre incarichi istituzionali lo faccia passare per "novità dell'anno" per giustificare il declino stagionale della Valle sul mercato dei villeggianti.
Il boom turistico degli anni '70 è evidentemente causa del denaro. Le idee non c'erano, sopperiva la liretta (o meglio il franco, o meglio ancora il dollaro). Oggi che le idee sono ancora in vacanza e i soldi iniziano a scarseggiare si torna all'esatto punto di partenza di 40 anni fa.
Tutto questo è possibile? È giustificabile? Come può un mercato reagire alle mutazioni della domanda offrendo sempre le stesse cose? Come può dipendere tutto dal portafoglio?
La risposta tra 40 anni. E se sarà di nuovo la stessa, tanti saluti.

martedì 13 settembre 2005

Investimenti igienici

Oggi ho comprato 48 rotoli di carta igienica. A dire il vero erano 36 + 12 in omaggio. Che risparmio!

lunedì 12 settembre 2005

Pila #2: Le foto di Jill Kintner e Paula Lopes

Io ho fotografato loro...
Paula (qui) e Jill:Loro hanno fotografato me (in piccolo vicino alla Jeep)
*** *** ***
Questa foto di Madame Lopes rende bene l'idea del diluvio che scendeva durante la premiazione del four-cross...
*** *** ***
Una nota: come testimonia la foto nel secondo link, martedì stavamo tirando su l'arco dell'arrivo. Jill Kintner era lì, girava indisturbata, ci ha fotografati e nessuno di noi l'ha riconosciuta (seppure fosse una delle poche biker che avevo già visto in foto). È il bello (e il brutto) della mountain bike...
Ah, per le foto complete di Pila della coppia Jill e Paula, andate qui.

domenica 11 settembre 2005

Dopo una settimana di pioggia...

I. Tutti girano con l'ombrello
II. Tutti parlano del tempo
III. Lo humor ha preso il posto delle battutacce da bar
IV. Tutti raccolgono chili di funghi
V. Manca solo la bombetta e saremmo in una piccola Inghilterra

sabato 10 settembre 2005

Avere la decenza

Abbiate la decenza di cambiare titolo alla testata, se volete mettere quelli lì in copertina... Perdincibacco...

venerdì 9 settembre 2005

Una dose al giorno toglie il medico di torno

Sono diventato dipendente da questa sostanza. E da tante, tantissime altre...

Come sempre, per chi capisce questa, c'è un premio...

lunedì 5 settembre 2005

Schegge sparse da Pila - World Cup DH e 4X - 16/21 agosto 2005

Dopo due settimane dalla fantastica settimana di Coppa del Mondo a Pila, e soprattutto dopo aver metabolizzato (un po') il traumatico impatto con un mondo "da sballo" fatto di giovani, belle bici e divertimento, scrivo qualche appunto. Principalmente per me, per non dimenticare mai questi 5 giorni di duro lavoro; per non scordare 5 giorni di grande divertimento; per non dimenticare mai tutte le persone speciali che ho conosciuto e che spero di poter reincontrare presto.
1) Fabien Barel, campione della semplicità
Campione del mondo in carica, parlotta amabilmente in francese con Corrado Hérin a pochi passi da me. Ovviamente non lo riconosco... La Panini non ha mai fatto le figurine dei riders!!
- Fabien Barel -

2) Il salto. Ingannevole
A noialtri semplici "volontari" pareva mastodontico, ma in realtà per gli atleti si è rivelato una cretinata. Alto un metro e mezzo, lungo 3 con un salto di 4 metri oltre a una strada poderale, fa tremare le gambe quando ci sei sopra e guardi giù. In realtà viene fatto dai raiders senza quasi accorgersene, buttandosi dritti verso in traguardo nel tratto più veloce di una pista lenta e tecnica. Dopo aver saltato anche 12-13 metri, alla faccia...
3) Phil Saxena, incredibile persona
Vive e campa costruendo piste di four-cross e bmx. Ha una società di cui è boss, la Full Contact Racing "perché in questi sport il contatto fisico c'è sempre!". Per più di 8 mesi l'anno gira il mondo progettando, realizzando con enormi pale meccaniche e rifinendo con rastrello e picco una pista dietro l'altra, per la gioia degli atleti che in lui ripongono fiducia, e a cui lui chiede consiglio. Gli atleti lo considerano uno di loro.
Io, come interprete, nel mio fluente inglese, mi sobbarco il lavoro duro della rifinitura della pista del 4cross.
4) Corrado Hérin, infaticabile e ragnesco
Si arrampica da un camion ad una conferenza stampa, salta da una posa di un enorme container all'accoglienza degli atleti. Avrà fatto andare più benzina in queste settimane con la sua moto da trial che con il gruppo elettrogeno per l'alimentazione del villaggio dei team. Funambolico come nei tempi migliori.
5) Ettore, Renzo, Roccia, Willy, Enrico, Pelmo, il formidabile Luca, Lucio e tutti i volontari (qualcuno lo dimenticherò sicuramente, me ne dispiaccio)
Sempre pronti a mangiare (tanto) e a bere (bene), ma altrettanto disponibili a "straordinari", a correre avanti e indietro (chi più, chi meno), a risolvere tutte le magagne e le incombenze del pre-gara, a scarrozzare Phil da Caselle a Pila, a tirar su i traguardi, a piazzare il podio, a lavorare di trapano e palanchino per piazzare le reti. Pochi ma buoni, forse un po' disorganizzati. Ma la buona volontà ha fatto la differenza.
Un paragrafo a parte va dedicato a Mauro "Ciuri" Grange, colonna portante della manifestazione e mai ringraziato abbastanza. Nelle squadre c'è sempre chi rimane defilato, e Corrado è certamente un nome più prestigioso per un articolo o un servizio di stampa. Entrambi hanno avuto per 5 giorni il dono dell'ubiquità.
6) La birra (bevuta con Vittorio Brumotti)
Per la cronaca, lui ha bevuto un panaché. Glielo avevano fatto assaggiare il giorno prima e da allora non beveva altro... Credo nemmeno a colazione...
Il vicecampione del mondo di trial, invitato da Claudio Brunier a fare "quattro salti" (giù dal tetto della Brasserie du Grimod) con la sua bici "alla Fantozzi", senza sella. I suoi biglietti da 100 euro che escono dal portafoglio, il suo stile impeccabile, la sua voglia di migliorare nonostante sia tra i migliori del mondo. Un altro personaggio speciale in una settimana speciale.
7) Lo Yeti
Splendido locale in cui si pranza da dio. Con una cameriera "Ma sei bielorussa?", "No bielllo, solo riussa!"
7bis) La Yeti, splendida bicicletta storica e vincente
Con una guidatrice sulla quale ogni commento è superfluo.
8) Jill Kintner e Bryn Atkinson, la coppia più bella del mondo
Lei domina tra le ragazze del four-cross, lui si piazza bene sia tra i gladiatori, sia nel downhill. Disponibilissimi, come tutti gli atleti, danno una mano a Phil e al sottoscritto nel rifinire la pista di four-cross. Facendoci portare, tra bestemmioni e cristate degli uomini Pila, una decina di camion di terra per gli ultimi "ritocchi" (gli ultimi due viaggi la mattina della gara!). Ma per due così, questo e altro.
9) Brian Lopes, altro sommo delle ruote grasse
Anch'egli a zonzo nei giorni precedenti la gara sul tracciato del four-cross. "Sembra uno sfigatello visto fuori dalle gare, ma se si toglie la maglia ha due pettorali da culturista". E infatti dominerà le eliminatorie, sopraffatto solo dal velocissimo Prokop in finale. Fuori dalle gare (se non fosse per gli occhiali da 300 euro) una persona normalissima. Si ferma anche a chiacchierare con Jill, Phil e Joey Gough (e il sottoscritto che però, sintonizzato su patois, francese e inglese maccheronico capisce poco degli accenti americani usati nella conversazione) dopo le prove, nel deserto della folla che è già scemata.
10) Brendan Faiclough, faccia da schiaffi
Giovanotto sconosciuto ai più, allievo di Peaty e campione europeo juniores, Brendan stacca il miglior tempo nelle primissime fasi del downhill e rimane al mio fianco per lunghi momenti (il sottoscritto, abbandonata l'amica pala del four-cross il sabato, era addetto al "trono" e al comfort degli atleti sotto il diluvio). 17 anni e li dimostra tutti, va come una scheggia. Riceve i complimenti del gotha della mtb, per poi cedere il posto prima a Re Minnaar e poi al pazzoide ambulante Sam Hill.
"See you later at Gallagher's!". Non me lo faccio certo ripetere...

- Brendan Faiclough a lungo sul trono -

11) Alan Beggin e la sua borracciona a forma di lattina di RedBull
Schivo all'inverosimile, idolo locale, atleta formidabile per le speranze azzurre. Piazza il tempone, si rilassa rifugiandosi dietro al suo lattinone e sotto il suo casco taurino.
12) Michaela Thaler. L'italianissima
XY: "Ma tu parli tedesco"
MT: "Sì, ma sono italiana!"
XY: "Ma si sente dall'accento che parli tedesco"
MT: "Sono italiana"
XY: "Ma..."
MT: "... sono italiana!!!"
XY: "...."
MT: "SONO ITALIANAAAAAA!"

- Michelina Thaler -

13) Gli atleti al Gallagher's Pub. Dopo le gare, una birra ci vuole
Dopo la cena della domenica alla Brasserie du Grimod, al tavolo "che di solito prende Briatore quando viene a sciare qui", con a pochi passi Beggin e qualche atleta inglese. Poi tutti al Gallagher's. Atleti avvistati: Peat (immancabile, festeggiava già la sera prima della gara), Fairclough, Lopes, Minnaar. Tutti mimetizzati tra gli avventori del pub inglese di Pila. Peccato che non tutti fossero in giro, peccato che gran parte del pubblico se ne fosse andato. Scansare Minnaar o Lopes per andare in bagno è comunque una bella esperienza...
14) La bicicletta della Horakova
L'ex bmx-ara e campionessa del mondo di four-cross mi cede la sua RB per andare in bagno. Azzarola, ho ancora adesso i pantaloni sporchi di fango!
15) Guido Regruto, Massimo, "bestemmiator" Matteo e tutti gli uomini (e le donne) della Pila SpA
Grazie.
16) Greg "Honda-boy" Minnaar
Stupefacente. Avrei voluto vederlo vincere, ma la pioggia ha favorito il saponettaro Sam Hill. La sua bici, che costerebbe su un ipotetico mercato quanto un bilocale arredato a Pila, fa sbavare più di un addetto ai lavori. Anche i motociclisti e le loro tamarrate sulla HRC sono soddisfatti.
17) Fabrizio, Cibì e i Maestri di MTB
Fettucciatori ufficiali di Pila 2005.
18) Gli inni nazionali
Prokop e il rutilante Sam Hill non hanno sorpreso l'organizzazione, che con un pc ha scaricato clandestinamente l'inno ceco e quello australiano, parandosi illegalmente il culo all'ultimo secondo. A parte gli scherzi, è stato interessante non sentire per una volta soltanto l'inno francese o quello americano. Che ovviamente non sono mancati, causa Jill e Anne-Caro.
19) Il meccanico della GT di Lopes
Un personaggio da cartolina, per davvero. Brian e Paula Lopes potrebbero adottarlo.
20) Genepy e grappa. Dominatori
. Phil lo assaggia e se ne innamora. Gliene porto una bottiglia da casa e non la smette più di ringraziarmi. Ad ottobre, se mi fischieranno le orecchie, sarà perché alla festa del suo compleanno brinderà a me con gli amici e il genepy. Sono già preoccupato per loro.
. La grappa al mirtillo fa la sua comparsa alla partenza delle prove del downhill. Un'atleta la beve, reazione schifata, poi grida un "Yummm!! Good!!". E parte verso Pila nella sua discesa sgasando su un immaginario acceleratore della sua mtb.
21) Anne-Caro. Una leggenda
La Chausson vince. Sarà la sua penultima vittoria (se vincerà il mondiale a Livigno, ma ci sono pochi dubbi) in una carriera esaltante, seconda solo a Vouilloz o forse no: Anne-Carò è più polivalente (in bacheca dual e four-cross a catinelle) e decisamente più simpatica.

- Anne-Caroline Chausson dopo l'ennesima DH vincente -

22) Gli speakerss e la DJ
L'aostano molto puntuale e preciso, il tedesco anglofono molto dinamico. Una buona coppia, altro che malelingue che volevano qualcun altro. La dijei si è divertita, nonostante la pioggia, e per un pomeriggio si è sentita un po' di musica anche nella tranquilla conca di Pila.
23) Caschi, dadi e tori
Che belli i caschi degli atleti! Integrali con la pinna, integrali senza pinna, da bmx. Con nomi in grande, sponsor, disegni. Tutti lucidi e splendenti. Ho eletto a mio preferito quello di Fionn Griffiths, pieno di dadi nella parte inferiore (e corredato da tappini per le valvole delle gomme dadosi) e coloratissimo sopra, con una piccola cresta squalesca. Sul podio, a pari merito, i RedBull di Alan Beggin "a mo' di lattina" e di Jill con i due tori rossi.

- Fionn Griffiths e il casco dadoso -

24) Michaela Thaler 2: che tenerezza...
La piccola e giovane italianina è stata rapinata delle bici insieme ai compagni della RSP Arboe. È stata vista in lacrime, non da me. Se l'avessi vista penso che avrei pianto con lei, e per poco non l'ho fatto quando mi hanno raccontato la scena. Così ha fatto una disastrosa gara nel 4cross con una bici di riserva e poco meglio nel downhill, dove è più dotata e dove le personalizzazioni del mezzo sono meno incidenti. Povera...
25) Federico Ravizzini: quattro chiacchiere tra una raidata e l'altra
Federico Ravizzini è un giovane bmx-aro alla prima gara di 4cross. Ovviamente io tutto questo lo ignoro, ma so che è italiano e ci scambio quattro chiacchiere. "Come va?", "È migliorata l'ultima curva dopo le modifiche?", "I whoops finali vanno meglio?". Un po' di simpatia e calore tra noi (pochi) italiani non fa mai male.
26) Uno spagnolo infreddolito
Vicente è spagnolo, fa sia il 4cross, sia il downhill. Super-infreddolito dalla pioggia, si rifugia sotto l'arco della partenza nella pausa tra le prove libere e quelle cronometrate. È caldo per la gara, ma la temperatura autunnale lo respinge. Tra una parola in inglese, una in italiano e una in spagnolo ci si capisce. Poi, ovviamente, nei giorni successivi sono grandi pacche sulle spalle. Non tutti arrivano primi, ma che importa...
27) Simpatico sì, ma spaccamaroni
Un francese di seconda fascia, arrivato all'ultimo secondo perché bloccato di là dal Tunnel del Monte Bianco da una coda, non ha il numero di gara. I giudici non gli vogliono far fare (giustamente) le prove. E lui inizia con un "C'est pas possible" dietro l'altro. Chiamando Corrado (Hérin), il numero di gara si rimedia. E il francese si placa.
Ma non finisce qui, le teste calde, anche se molto simpatiche, ne hanno sempre una. Il giorno successivo, a prove libere chiuse, il francesotto vuole a tutti i costi scendere. "C'est pas possible". Lo hanno fatto risalire in seggiovia per niente. Questa volta fa di testa sua, ma la multa dall'UCI non gliela leva nessuno.
28) Giudici e omini UCI
. Giudice modenese, spelacchiato ma con i capelli lunghi. Parla rigorosamente modenese stretto. Alla partenza del four-cross, quando dobbiamo fare le griglie e chiamare i corridori 4 a 4, grida i numeri in modenese. Ulderico Pulciarelli, altro giudice più serio del precendente, li traduce in italiano. Io in inglese. Pensare che qualche atleta capiva immediatamente il modenese... Sarà simile allo spagnolo?
. I boss dei giudici sono ovviamente transalpini. Il boss dei boss è un omino pacioso, rotondetto, molto poco giudice. Aziona il disco della partenza, che si può sentire sul sito di Prokop (accendete le casse, cliccate qui e poi su Ceski o English).
Arrivederci ai primi due, addio agli altri.
29) Atherton Terza d'Inghilterra. Altro che i Tudor o i Windsor...
La più carina e la più tosta di tutte. Riesce quasi a tenere testa al mostro Anne-Caroline, nonostante la giovanissima età. La mountain bike è di famiglia, futuro radioso in vista. Visti i progressi da Les Gets a qui, sia fisici sia tecnici, ho pochi dubbi.

- Rachel Atherton, fresca campionessa inglese di DH -

30) Il cappellino cimelio
Pronostico azzeccato. Tra gli atleti che bazzicavano tra le piste, nei giorni precedenti la gara mi sono fatto fare 6 autografi: Michal Prokop, Brian Lopes, Cédric Gracia. Jill Kintner, Jana Horakova, Anneke Beerten. I primi tre tamarri e le prime tra ragazze del four-cross della gara del giorno dopo. Avessero pagato le scommesse 1000/1 sarei milionario.
Ho fatto 30, faccio 31
31) Fabien Barel 2
Domenica, dopo il downhill, allo stand Kona, Barel sta smontando bellamente un gazebo.
Moi: "Il faut travailler!".
Le champion du monde: "Les choses se font pas seules!!!"
32) Mega-appartamento Pilesco
Un mega-appartamento a Pila, con 5 stanze e due bagni, oltre 7 posti letto... Con Phil, Andrea e Michel. E chi voleva più tornare a casa!
33) Eva Castro: che nome...
La spagnola, accompagnata dal padre (o da un marito molto vecchio) in sopralluogo sulla pista per un paio d'ore la mattina. Il pomeriggio successivo è la prima a schiantarsi, portata via in barella con un braccio fuori posto. Nessuno sa però cosa si sia fatta. Alla partenza sostengono sia una lussazione della spalla, a metà percorso una frattura del gomito, al traguardo i sanitari confermano i dubbi: "Ah, boh, si teneva il polso... non sappiamo bene cosa avesse, l'abbiamo portata via...". Si saranno presi paura leggendo il nome?
34) Vanessa Quin: la mammina
Vanessa, campionessa del mondo in carica, stacca il miglior tempo e viene a sedersi e a dissetarsi vicino a me al trono. Posa di rito con i suoi bimbi e i fotografi sono contenti. Anche mamma e figli lo sono, ma per motivi meno gossippari...
35) Cédric Gracia. Il tamarro numero 1
Pazzo, stiloso, francese, tamarro, fuori di testa, preciso, vivo, spettacolare, idolo. Infiamma la folla, le sa proprio tutte. In due parole: un grande.
36) Anneke Beerten, Anita Molcik, Steve Peat, Bruno Zanchi, Tracy Moseley e le decine di altri atleti con cui ho avuto a che fare
Sarebbe troppo lungo raccontare tutti i siparietti e tutte le avventure di questa settimana irripetibile. Non escludo up-dates...

venerdì 26 agosto 2005

Chissà perché! #10

Perché il risotto della nonna è sempre più buono di quello della mamma?

martedì 23 agosto 2005

Beccato?

venerdì 12 agosto 2005

Che bidonata - 2 mesi dopo

Due mesi fa, mi occupavo dei nuovi cassonetti della spazzatura. Con tempi biblici da Pubblica Amministrazione, promettevo "a breve" di pubblicare una foto dei cassonetti incriminati. Contavo di farlo quando li avrebbero portati nella mia zona, ma non è ancora successo.
Cittadini di serie B? Il Comune dice di no, siamo cittadini di serie A perché sperimenteremo il "porta a porta" e i cassonetti per strada non li vedrà più nessuno.
Sarà.
Speriamo almeno che i cassonetti che porteranno a noi, da tenere nella proprietà privata e da esporre in strada solo nei giorni di raccolta, siano più facili da chiudere di quelli attualmente sparsi per la città.
Ecco uno dei bidoni incriminati:

Nessuno si è ancora degnato di spiegare agli utenti come fare a chiudere il bidone verde dell'"indifferenziata". Dopo attenti studi, sono giunto alla conclusione che, dopo aver pigiato il pedale per aprirlo, bisogna pigiare contemporaneamente i due pirilli rossi che sbucano dall'anta a scorrimento, per evitare che il meccanismo di chiusura rimanga in posizione "emano-tutti-gli-odori-più-fetidi-del-creato" e che i rifiuti se ne stiano buoni chiusi nel loro contenitore.
Un premio a chi ha creato questo meccanismo perverso, basta avere in mano una borsetta o un sacchetto (da non gettare) e la chiusura dei bidoni diviene impossibile.
Un premio altresì al genio del Comune che non ha controllato che l'azienda dei rifiuti facesse le cose per bene.

giovedì 11 agosto 2005

Stessa diagnosi, prognosi opposta

La stagione turistica estiva non sta andando bene, come ho già potuto scrivere. Stanze vuote in albergo, molti posti liberi in campeggio, l'unica categoria che sembra riscontrare un giusto e sacrosanto "tutto esaurito" sono gli agriturismi.
La risposta delle località e dei vari attori è però molto eterogenea: gli albergatori richiedono alla Regione un piano di sviluppo concertato; Courmayeur punta sulla creazione di un'immagine coerente, quella attuale si rivolge a tutti e a nessuno; Cogne punta sulla differenziazione dell'offerta, con la mania dello sci alpino a tutti i costi nonostante sia ormai un prodotto in declino.

L'Adava, associazione valdostana degli albergatori, ha dibattuto in una riunione la situazione critica del turismo in questa stagione di alti e bassi, proprio alla vigilia dell'altissima stagione di ferragosto. Non era mai successo prima.
Quali risultati ha partorito questa seduta straordinaria? Ciò che si va ripetendo da anni: serve maggiore coordinamento tra i diversi soggetti, pubblici e privati, ed è essenziale una visione a più lungo termine tramite un programma di sviluppo. Ce l'ha l'agricoltura, ce l'ha l'industria (e fanno entrambi piuttosto pena), perché mai non lo deve avere anche il turismo? "Noi albergatori siamo forse più brutti?" La pianificazione come panacea di tutti i mali, in un periodo in cui pianificare quante brioches comprare per la colazione dei clienti il mattino dopo è già un'utopia. Ma se ci mette le mani la Regione, tutto va bene. Vedi casinò, centrale del latte, Tecdis...

Courmayeur si è accorta invece di avere problemi di immagine. Sono finiti i tempi in cui bastava fare uno spot dicendo "Courma" con accento milanese perché tutta la Milano-bene si fiondasse sotto il Bianco. Oggi serve puntare su una clientela in particolare, "cibler la clientèle", come dicono oltralpe. Troppi clienti potenziali significano pochi clienti reali. Diminuendo i clienti potenziali ad alcune categorie precise (Golfisti? Alpinisti? Escursionisti? Filo-musicisti o culturali?) e puntando sull'élite i risultati dovrebbero migliorare. Se Courma diventerà il paradiso del golf, i golfisti ci saranno sempre. Se Courma è il paradiso del ricco decaduto e del giovane rampante, della casalinga mordi-e-fuggi e anche del riccone del Royal, alla fine la casalinga se ne va a Champorcher e il riccone a Sankt-Moritz.

Cogne ha lo stesso problema. Non di immagine questa volta, ma di risultati. Seppure sia riuscita a destagionalizzare il turismo grazie al Parco, grazie a strutture ricettive e di svago di élite e ad una promozione intelligente, sente di non contare niente come stazione invernale senza lo sci alpino. Il trenino per Pila, ventennale promessa della Regione, sembra non dover mai più aprire. O forse sì, ma sono 10 anni che riaprirà la prossima estate. Allora il divino motto di Roullet e soci è diventato "collegare un paese senza piste con delle piste senza paese" tramite una funivia, più rapida e meno costosa. Ultima notizia, si è tentato di ovviare al collegamento con Pila potenziando i miseri impianti sopra Cogne. Scopriremo solo vivendo cosa succederà. A Cogne non manca però certo l'inventiva e l'ostinazione.
Ai piedi del Gran Paradiso, il problema che si presenta è opposto a quello di Courmayeur. Con un'immagine "natura e benessere" che a suon di quattrini i cogneins e le cogneintze si sono creati, è difficile attirare clienti sportivi, soprattutto in uno sport in costante declino come lo sci alpino. Il gioco non vale la candela, differenziare l'offerta puntando su di un settore maturo è piuttosto avventato.

Paradossalmente, Cogne toglierebbe clientela a Courma e gli albergatori di entrambe le località dovrebbero abituarsi a consessi straordinari per tentare di risollevare le proprie sorti.

Fazio non fa i pacchi!!! Fazio non fa i pacchi!!!

Che gioia, che felicità... Adesso manca solo che sparisca anche Bonolis e la tivì inizierà a risorgere...

mercoledì 10 agosto 2005

Chissà perché! #09

... le rotonde si chiamano "alla francese" se sono nate in Inghilterra?

martedì 2 agosto 2005

Dolore

Dai dieci ai venti minuti per metabolizzare la notizia. Dai trenta ai quaranta per riprendersi. Qualche giorno per rendersene effettivamente conto. Ma certe cose non si potranno mai capire.
Prima Gianni, per il quale non ho mai trovato le parole per ricordarlo. Un uomo troppo grande, impresa impossibile.
Poi Fosson, per il quale stavo cercando le parole, quando si diffonde la notizia di Val, Donzel e Miozzi. Quattro neidiplomati, quattro giovani. Quattro vite spezzate dalla strada, dalle vacanze, dalla vita...

«Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo»
Lev Nikolaevič Tolstoj, "Anna Karenina"

Ma...

... tra Antonveneta, intercettazioni, ABN Amro, Senatori, banche, Governatori, cimici, rumors e gossip, qualcuno c'ha capito qualcosa?
E soprattutto, Fazio cosa c'entra?

lunedì 1 agosto 2005

The Fantozzi Celebration: 30 year of Ragioniere

Un italiano più intelligente della media che interpreta un italiano medio (basso), un Homer Simpson 20 anni prima, un'icona per migliaia di dipendenti, un faro per Genova prima del Gabibbo, una serie infinita di momenti memorabili e di scene mitiche (la Coppa Cobram, la Corazzata Potemkin...) e soprattutto un placet per uno dei piaceri dell'uomo: il rutto libero.
Tanti auguri, Pupazzi.
Ehm... Fantocci.

domenica 31 luglio 2005

Chissà perché! #08

Perché i catarifrangenti dei guard rail sono sempre tutti rotti? Esiste una figura professionale di "spacca-rifrangenti"?

Come ti risollevo le vacanze

A volte basta poco per cambiare il giudizio su di una vacanza. Basta una partita a "calcino" con qualche buzzicone valdostano e un gruppo di pistoiesi assonnato dal piattume di un locale di provincia si risveglia e, oltre al fresco e alle montagne, potrà ricordare un soggiorno nella dzenta valaje in modo positivo.
Ennesima dimostrazione che a fare la differenza sono persone ed attività e non milioni e enormi impianti.

venerdì 29 luglio 2005

A forza di "Al lupo! Al lupo!" agli albergatori non crede più nemmeno Cappuccetto Rosso

Quando i bambini sono piccoli, si insegna loro a non lamentarsi per qualsiasi sciocchezza, ma di dare il giusto peso alle proprie manfrine per evitare che, nel momento del vero pericolo, i nostri pargoli non vengano ascoltati. Evidentemente gli albergatori valdostani (e un po' quelli di tutto l'occidente) non sono mai stati bambini. Da anni, estate inverno e primavera, stampa e televisione locali vanno ad interrogare gli esercenti turistici sull'andamento degli affari e sulle presenze. La risposta ormai è standard: va tutto male. Perfino nel 2003 qualcuno faceva il piangina. 2003, anno magico di 40°C per più di 40 giorni nelle grandi città del Nord Italia, durante il quale trovare un posto letto in Valle d'Aosta era peggio che trovare un italiano a Sharm-el-Sheik di questi tempi. Quel 2003 oggi preso come "anno 0", incredibile ed irripetibile pietra miliare del turismo di inizio secolo.

Un punto cardine dell'analisi, in ogni ambito scientifico, è l'osservazione. Guardare, ma soprattutto vedere. Vedere se le persone fanno una determinata cosa, come la fanno, con quale frequenza e con che risultati in termini di soddisfazione. Per questo basta fare un giro a Cervinia, a Courmayeur, a La Thuile, a Gressoney in questi giorni per rendersi conto che il pienone non c'è. Questo che dovrebbe essere un periodo di pienone e di gran folla ai piedi delle nostre montagne è in realtà poco frequentato anche dai clienti abituali. Durante i week end la situazione migliora leggermente, ma è nei giorni feriali che il deserto prende forma.

Farebbero quindi bene gli albergatori a lamentarsi. Lamentarsi di sé stessi e del fatto che lamentarsi è ormai un'abitudine, che rimane inascoltata alle orecchie della comunità locale: "Ma come, quando c'era il pienone, non riuscivamo a trovare un parcheggio o a bere un bicchiere al bar o a mangiare una pizza, voi vi lamentavate? Abbassate la cresta e datevi da fare!". E così, un turismo fortemente in crisi, legato ad un modello di sviluppo di 30 anni fa (o più), con una domanda di prossimità e un'offerta di servizi debole, urla senza che nessuno lo stia ad ascoltare. L'urlo di Munch trasmette più sensazioni di tutto il baccano che dalla Val Ferret alla Valle del Lys, passando per Cogne e Pila, gli operatori fanno ciclicamente ogni estate.

"Il cliente ha la tendenza a prenotare all'ultimo momento". E tante grazie, se per carità divina dovesse mai piovere non saprà cosa fare per quei 2-3 giorni di soggiorno nel paese di "noia-landia". "Il last minute ci rovina". E tante grazie, se invece di restare a guardare riusciste ad organizzare un sistema di prenotazioni unico e rapido sfruttereste il last minute e non ne sareste succebi. "Non sappiamo più come organizzarci, nemmeno con le assunzioni stagionali". Suvvia, le stagioni che tutti vorrebbero allungare di accorciano, ma i picchi in cui serve più personale sono gli stessi da 40 anni...

Insomma, quando si accorgeranno che piangere non serve a niente, sarà ahimé troppo tardi. Ma quando finalmente qualcuno ammetterà che, anche solo per una settimana, le cose sono andate veramente bene, tutti tireremo un sospiro di sollievo. Ma non crederemo più nemmeno a quello.

venerdì 22 luglio 2005

Il turismo nella valle del Gran San Bernardo: la mostra diffusa è molto diffusa

La Valle d'Aosta non è fatta solo di località storiche e chic come Courmayeur e Cervinia, di "cittadine del malaffare" come Saint-Vincent, di stazioni sciistiche rinomate come Pila o La Thuile. La Valle d'Aosta è soprattutto piccole località sparse tra la bassa e la media montagna, con un'economia ancora agro-silvo-pastorale e dimenticate (per fortuna) dalle grandi masse e dallo sviluppo turistico degli anni ruggenti, '60 e '70. Etroubles e Saint-Rhémy-en-Bosses tentano così di fermare per un momento i tanti viaggiatori di passaggio nella valle del Gran San Bernardo per fargli conoscere questa realtà spesso dimenticata, con un pizzico di cultura.

Etroubles propone una "mostra diffusa" in collaborazione con la Fondation Gianadda (da leggersi Janadà, dal nome di un mecenate italiano emigrato in Romandia) di Martigny, che raggruppa opere molto eterogenee sia per tecnica (affreschi, sculture lignee o bronzee o moderne in acciaio, quadri, composizioni in pietra), sia per provenienza (Valle d'Aosta, Svizzera, Francia, resto d'Italia), sia per soggetti raffigurati.

Il percorso, ben segnalato, si snoda per tutto il vecchio borgo, sulla sinistra orografica dell'Artanavaz, tra strette vie e piazzette. È un modo spesso utilizzato altrove per "costringere" il visitatore a soffermarsi, oltre che sulle opere, sul contesto paesaggistico e cittadino, per conoscere angoli suggestivi di solito snobbati dalla velocità di auto e moto. Irrimediabili spuntano le note negative: angoli che non sarebbero proprio da far vedere (ma trovare il borgo ideale è impresa ardua, in Valle d'Aosta almeno) e mancanza di una "mappa" con il percorso completo a disposizione di tutti i visitatori. Le suggestioni sono però molte, le opere e il contesto sono l'ideale per mettere alla prova la curiosità e la creatività di fotografi o semplici villeggianti.
Saint-Rhémy-en-Bosses contrappone alla molteplicità di soggetti e di realizzazioni di Etroubles, la molteplicità di esposizioni inerenti lo stesso soggetto. L'ultimo paese prima della frontiera elvetica è divenuto così "Le pays de la vache", il paese della mucca.

Il borgo di Saint-Rhémy, molto suggestivo, ospita un'esposizione diffusa intitolata ironicamente "La vatze in the world", in un mix tra patois e inglese che rende ottimamente l'idea della commistione tra scene di vita quotidiana e di orgoglio contadino valdostano in contesti stridentemente contrastranti, quali i prati di Central Park a New York City o lo sfondo tipico del cambio della guardia londinese. I fotomontaggi sono sparsi lungo un percorso quasi naturale nelle vie, da poco rimesse a nuovo, del villaggio più caratteristico della vallata.
Un'altra mostra, nello stesso stile, è ospitata dalla via centrale del capoluogo bossolein, Saint-Léonard. Qui il soggetto, sempre la mucca, è visto in ottica moderna in antiche cartoline informatizzate con colori sgargianti. Soggetti meno riusciti in un contesto meno riuscito fanno una mostra meno riuscita delle precedenti, ma con una buona idea alle spalle: il coinvolgimento diretto della popolazione, oltre ad inorgoglire e a rendere partecipi gli abitanti, aiuta nel passaparola e abbatte i possibili costi di allestimento.

Il castello di Bosses ospita invece altre tre mostre: stesso soggetto, che rischia di stancare anche un turista interessato, presentato questa volta in scatti che fotografano la vita in alpeggio, in opere pittoriche di Margueret e in sculture lignee dei migliori artisti valdostani, tra i quali i tatà di Marguerettaz e le creazioni del compianto Patrocle.
Insomma, la Coumba Freida si è lanciata per una volta, compatta, nella cultura. La prima mossa è fatta, vedremo nei prossimi anni quali altri villaggi e paesini della Valle, meno fortunati di altri nel turismo estivo, sapranno cogliere l'occasione di presentarsi al pubblico con un'immagine innovativa, nell'immancabile tradizione.....

martedì 19 luglio 2005

Prima di RaiVdA - Dopo RaiVdA - Qual è la differenza?

Da qualche settimana, in un orario infelice dettato dalle esigenze nazionali di palinsesto, va in onda su Raitre, la domenica mattina attorno alle 10, "Prima di RaiVdA", una serie di documenti e documentari che testimoniano com'era la Valle d'Aosta prima che esistesse la sede regionale della TV di Stato. Interessanti interviste a bacan tutti d'un pezzo, progetti mastodontici di sviluppo turistico ed economico, sindacalisti e politici idolatranti la "dzenta valaje". Cos'è cambiato? Ben poco o forse nulla: le idee stantìe sono sempre le stesse, non hanno dato frutti ma vengono riproposte oggi allo stesso modo. E anzi, a volte vengono fatte passare come novità tecnologiche raffinate.
I. Le industrie della bassa Valle in crisi. In uno stabilimento, alla fine degli anni '60, per ovviare a problemi finanziari dei "padroni", gli operai mettono su una "società comunista" in cui il CdA è formato dagli operai tutti. Poco dissimile dall'attuale situazione di crisi profonda di Tecdis, Olivetti IJet, Feletti, ecc... La soluzione che si trova? Soldi dalla Regione, che è ben contenta di darne per evitare che si perdano posti di lavoro.
II. La montagna spopolata. L'allora direttore di non-so-quale-organismo-quasi-pubblico Ilario Lanivi, futuro presidente della Giunta, è felice di presentare il contributo pubblico, a fondo perso, di 30.000 lire annue per capo bovino. Ho come il sentore che il contributo attualmente non sia più di 30.000 lire. Sta di fatto che a questo si sono aggiunti negli anni i contributi per il verde agricolo, per i tetti in lose, per l'agricoltura di qualità, per i consorzi fondiari, per i consorzi lattiero-caseari e via discorrendo. Insomma, la soluzione sono i soldi dalla Regione. Che però hanno solo protratto nel tempo un problema che, evidentemente, andava risolto in altro modo.
III. Il turismo che non ne vuole sapere di rilanciarsi. Pila costruisce il più grande scempio paesistico e architettonico della Valle proprio in quegli anni. Una stazione integrata, raggiungibile in auto e in ovovia da Aosta in pochi minuti, con negozi, banche, poste, abitazioni, alberghi, ristoranti, piscine, campi da tennis e piste da sci sotto casa. Ma un altro progetto concorrente fa sfumare il tutto, lasciando un'enorme, sottoutilizzata e oscena struttura degna del nome di cattedrale nel deserto. Ancora oggi la Valle tira fuori ogni 2x3 il concetto di stazione integrata, da sviluppare ad ogni costo per fare il decisivo salto di qualità al quale "l'esigente turista attuale" (degli anni '60) non può fare a meno. Il tutto farcito da copiosi contributi dalla Regione.
IV. Il particolarismo minacciato. L'autonomia minacciata e moine simili non nascono certo negli ultimi anni. Nessuno ci ha mai veramente creduto, penso, nemmeno chi ha fatto suo questo motto nella propria politica. Qui però i soldi della Regione non c'entrano. Sono cruciali quelli di Roma...
Insomma, in 40 anni non è cambiato nulla o quasi. O perlomeno non è cambiato il modo di farcelo vedere e sentire dal servizio pubblico. Tutto sta nel determinare quale sia la verità: non è cambiato nulla o qualcuno vuole che non sia cambiato nulla, per pigrizia, per convenienza, per sfizio?

mercoledì 13 luglio 2005

Courchevel - 12/07/2005

Dalla Vallée alla Tarantaise

E anche quest'anno, con decisione maturata già dalle prime avvisaglie di una tappa savoiarda, "vicino" a casa, e poi confermata dalla presentazione della Grande Boucle a novembre, siamo stati sulle strade della corsa francese.
Questa volta, finalmente, per pedalarci, oltre a vedere (per pochi secondi) i mostri del vélo.
Mon ami Matteo prende il largo direttamente da Aosta in sella, di buon mattino.
Io parto in "ammiraglia" qualche ora dopo. Nella Valdigne, dove svetta maestoso il Monte Bianco, i ciclisti sono numerosissimi. Come nel più antico cliché del ciclista, un pedalatore si volta per guardare una pulzella alla fermata dell'autobus e, tagliando la propria corsia, ci manca poco che finisca sotto le mie ruote... A Pré-Saint-Didier la cosa di fa seria.
Vecchietti con "muntan baic" da supermercato affrontano il mitico (e facile) colle, una comitiva di tedeschi che gira l'Europa dei grandi colli non poteva farsi mancare il PSB.
L'ammiraglia fa sosta a La Thuile, per comprare la rosea (mai soldi furono più gettati alle ortiche: l'unica cosa per cui ci serviva, i dorsali dei corridori, non c'erano...) Poi, sorpassando una buona cinquantina di "colleghi" raggiungo anche Matteo, che si intrattiene, in un mix di italiano, tedesco, francese e inglese, con un gigante tedesco che va persino più forte di lui. Il Colle è ormai vicino, e dopo una "sosta tecnica", iniziamo la discesa verso Bourg-Saint-Maurice.
La discesa è una di quelle toste. Bisogna pedalare e rilanciare in continuazione per fare velocità e la regolarità dei tornanti, dopo La Rosière, è impressionante. Mai uno strappetto, mai un restringimento: solo il paesaggio attorno si fa meno eroico e l'alta montagna lascia spazio a boschi, pascoli e finalmente alla cittadina di Bourg. Nella quale il Tour farà uno "sprint bonification" per la maglia verde su un simpatico strappetto che attraversa il centro della città.
Matteo trova il treno giusto e, restando attaccato a fatica in pianura ma staccando i due colossi che lo accompagnano in salita, giunge a Moutiers senza danni apparenti.

L'incontro con Radja

Dovevamo vederci a Moutiers, ci siamo poi visti a Salins-les-Thermes... poco importa. Sta di fatto però che abbiamo vagato come anime in pena perché non sapevamo dove incontrarci... Radja e la sua amica Anna sono [CUT] e [CUT] purtroppo [CUT] mi ha detto [CUT] il numero di cellulare [CUT]*. Mi ha fatto piacere incontrarle.

La salita

Da Moutiers, la strada inizia leggerissimamente a salire. Dopo Salins-les-Thermes, inizia un falsopiano intervallato da due discese, poi la salita si fa più decisa. A La Perrière la salita si fa più decisa, sempre regolare e mai con pendenze degne di nota. Poco dopo, un gendarme a bracia incrociate ferma tutti i ciclisti che tentano di salire. Non ci resta che appiedarci, spingere, e camminando come meglio ci riesce, girare l'angolo e risalire in sella. Ma, dopo 200-250 metri un altro gendarme, e un altro ancora. Così, appena fuori dal paese, ci fermiamo con disappunto (io) e un po' di sollievo (Matteo, 20 chilometri di salita sotto il sole dopo averne già fatti 120 non sarebbero il massimo).
La carovana ci decapita più volte, lanciando oggetti ad altezza uomo.
Rischio di perdere un occhio, Matteo rischia di perdere altre zone del corpo più intime. Alla fine anche questo pericolo è scampato. Un po' di paccottiglia di aziende francesi sconosciute la porteremo a casa anche quest'anno...

I pro'

Auto "la course est à cinq minutes". Auto. Auto. Moto. Moto. Moto. Auto. Gendarmeria. Auto. Auto. Moto. Fotografi. Ammiraglie. Moto. Avanti così per una buona mezz'ora, alla faccia dei cinque minuti. Tutte queste moine della corsa che sta arrivando servono solo per impedire al pubblico di pisciare senza problemi, perché la corsa potrebbe arrivare da un momento all'altro...
Quando si avvicinano gli elicotteri capiamo che forse è davvero la volta buona. Tra una selva di moto e auto al seguito passano Pereiro e Jaschke, che quasi mi travolge. Poi Brochard, staccato e al gancio. Un simpatico elicottero a bassissima quota spazza la strada e tutte le cianfrusaglie della carovana. È un vero pericolo per i corridori... Bah...
Poi passano sgranati altri membri della fuga iniziale, poco dopo a doppia velocità i Discovery che tirano il gruppo.
Poi gli staccati, tra i primi si riconoscono Caucchioli, tra gli ultimi Frigo.
Mauro Facci sale con evidente fatica.

Gli scatto una foto, mi guarda, mi dice: "Ehy, quanto manca?"
Io: "20 chilometri"
Facci: (sonoro) "PORCA TROIA!!"
Poi Dekker, che anticipa di pochi secondi il gruppettò, aperto sulla strada e a cui del distacco non può fregar di meno.

Morale della favola


È andata anche quest'anno. Poteva decisamente andare meglio se fossimo riusciti ad incontrare le ragazze un po' prima e fare la salita finale in tranquillità, senza che nessuno ci fermasse. Dopotutto è stata una bella giornata. È il nostro 4° Tour consecutivo vinto, altro che Lance...

* la ragazza è molto riservata. Parlare di lei in rete è vietatissimo

giovedì 7 luglio 2005

Ho conosciuto...

... il Presidente dell'Associazione Italiana Madonnari. Un'esperienza indescrivibile...

martedì 5 luglio 2005

Non ho che l'imbarazzo della scelta...

Non sapevo bene se scrivere un intervento sugli urletti della Sharapova o sugli urletti di Borghezio. Alla fine Vi lascio carta bianca

domenica 3 luglio 2005

Chissà perché! #07

Chiamare un figlio Aimone.

"Aimone, spegni il pc e la Playstation che andiamo tutti all'happy hour!"

martedì 21 giugno 2005

Deliurium (tremens) - Episodio uno

Umberto Bossi, quando ancora era sano, teorizzava la Padania e la sua scissione dal resto dell'Italia. La fantomatica entità territoriale statale avrebbe adottato una moneta diversa dalla Lira, per poi aderire con la grande e gloriosa europa alla moneta comune. Un ictus può aver causato tutti questi danni? Fonti certe mi dicono di no, perché Bossi già prima dava di matto...

Gli episodi precedenti (o successivi...) qui:
Delirium (tremens)
Delirium (tremens) - bis

Suicida due volte

Una donna palestinese voleva farsi esplodere nella striscia di Gaza dopo essersi imbottita con 10 chili di esplosivo i mutandoni lunghi. Con questo caldo, voleva suicidarsi due volte.

venerdì 17 giugno 2005

Che bidonata

In città sono apparsi i nuovi bidoni della raccolta dei rifiuti. Sono più diffusi sul territorio, belli e colorati. Finalmente portano la differenziata dappertutto, senza più costringere i (pochi) cittadini che separavano i rifiuti in casa a lunghe trasferte puzzolenti per raggiungere le campane per plastica o vetro.
Il problema dei nuovi cassonetti, è che nessuno sa come si chiudono. I bidoni verdi dell'indifferenziata emanano i loro fumenti profumosi per tutte le strade della città perché il meccanismo apri-e-chiudi è cambiato, e crepi se qualcuno lo abbia capito... Stasera uscirò e mi fermerò vicino ad un bidone ad armeggiare, fingendo di gettare un fazzoletto usato. Il fatto è che, come sempre, dalle mie parti non sono ancora arrivati. "Eppure paghiamo le tasse come tutti!"

A breve foto del cassonetto incriminato...
... 12-08-2005: eccola

martedì 14 giugno 2005

Ruini è un idiota, e Rutelli gli sta a ruota


Sarei disposto a finire sulla graticola, sul rogo, scomunicato e denunciato, ma il titolo per Ruini, dopo il famoso referendum, sottolinea come il cardinale ne esca ai miei occhi a pezzi.
Premetto che sono credente, cattolico (un caro amico "pretaccio" - così lo chiamavo - diceva che mi avrebbe costruito una piccola cappella fuori dalla chiesa, tutta per me, per assistere alle funzioni, a causa del mio laicismo scettico convinto), ma laico "alla francese": lo Stato e la Chiesa sono due cose diverse. Ruini, vecchio rimbambito con la parlantina sciolta ma il neurone in pensione a cui i vescovi hanno assegnato la propria guida, è riuscito a dire che l'astensione trionfatrice nei quesiti sulla fecondazione assistita è un segno di maturità del popolo italiano.
Mai fu detta idiozia più grande, la Chiesa si è ulteriormente declassata sostenendo l'insostenibile, dopo aver fatto campagna attiva nelle chiese per far andare al mare anche quei pochi elettori che potevano esprimere un pensiero critico su una legge bacchettona e oscurantista.
Il popolo italiano che ripudia uno strumento democratico per andare al mare, con viaggio pagato dal parroco, sarebbe maturo per cosa? Per fare il concorrente al Grande Fratello o per farsi vessare da un dittatore illuminato alla Fidel?
Così i tanti cari cattolici, buoni e maturi, adesso se ne andranno all'estero a fare la fecondazione assistita e l'Italia rimarrà come sempre indietro. I poveri sardi si terranno la loro talassemia, gli embrioni down dovranno essere impiantati e la madre, se vorrà, abortirà. Gli embrioni avranno diritto di voto e saranno organizzati funerali per tutti gli ovuli fecondati che non verranno accolti dall'utero.
Evviva la Casa "delle Libertà"!
Evviva il popolo maturo!
Evviva Ruini, evviva Ratzinger!
Evviva Rutelli!
Evviva l'Italia, unico Paese occidentale con l'astensionismo attivo (e la doppia negazione affermativa, Gramellini) e il quorum per i referendum abrogativi.
Evviva!

--
Emilio Giannelli è un mito. Ratzinger con vestito corto, ghigno e occhiaie, poi... Darei un anno delle mia vita per avere la sua ironia...

lunedì 13 giugno 2005

Un posto per coraggiosi #2 - Sweet Rock Café, Aosta, Valle d'Aosta, Italia

Giovani disperati, giovani bene, fighetti. Salotto buono della città, vedo gente che non ho mai visto altrove (in una piccola città è un evento). È evidentemente un'oasi. Animali rari, tutti diversi, tutti strani. Tutti infighettiti e alcolmuniti. Tutti orgogliosi di essere tra propri simili, ma puzza-sotto-il-nasuti perché dopo tutto "è l'unica alternativa".
Lo Sweet proprio non fa per me, anche se come idea è eccezionale, in città ma fuori, in un fabbricato splendido e con spazi curatissimi. Solo che di rock non ha nulla. Di sweet nemmeno, e la gente che c'è dentro dà il peggio di sé... Persino i baristi si dimenano tunzettari, creando fastidio, nella solita e banalissima musica latino-americaneggiante.
I coraggiosi sono quelli che non si conformano alla massa. E, storcendo il naso, sgasano verso altre esperienze...

domenica 12 giugno 2005

Un posto per coraggiosi #1 - Le Vieux Quartier, Valgrisenche, Valle d'Aosta, Italia

Dopo 18 tornanti di una stradina completamente fuori dal mondo che porta ad un posto completamente fuori dal mondo giungi in un posto che nel mondo ci vuole stare e sta tentando di ritagliarsi il suo spazio.
Qui, tra i monti più aspri della valle laterale più selvaggia e più bistrattata di tutta la Valle d'Aosta, denari europei e regionali hanno portato a nuova vita un vecchio forte militare, avamposto italiano e sabaudo sulla vicina Tarantaise. Creando una enorme struttura ricettiva, ristorativa e ricreativa, con potenzialità altissime. Ma essere fuori dal mondo, soprattutto cercando di fare turismo, non è mai la cosa preferibile.
Così deve venire qualcuno da fuori, rischiando di tasca e di faccia propria, ad investire e ad investirsi in un progetto che rischia di rimanere una cattedrale nel deserto in paese anziano e in spopolamento.
Si inaugura il tutto, dopo che un fiasco nel primo anno aveva allontanato il gestore pioniere. E i tagli di nastro sono sempre un evento, in una piccola comunità. Il parroco benedice e prega per tutti i presenti e per tutti i futuri ospiti, che si sperano numerosi. Il vicesindaco, salvato da un'unica busta in un'asta altrimenti deserta, è ben felice delle forze fresche scese in campo per Valgrisenche, paese che tenta di crescere piano piano, ma ha bisogno di una scossa per non rimanere legato alle poche tradizioni assodate. I due giovani gestori ringraziano, ma non dimenticano nemmeno per un istante che questo è solo l'inizio, ed è meglio darci dentro piuttosto che star là a parlare.
Solito buffet, soliti brindisi sinceri, soliti accattoni che fanno legittimamente dei salatini la propria cena, annaffiata di birra e vino a braccetto.
Le Vieux Quartier, questo è il nome della caserma-forte a dominare il paese, saprà ospitarvi per un rifocillamento rapido, per giorni di passeggiate, per vedere una mostra in un luogo diverso, per assaporare la tradizione e la gioventù, allo stesso modo.
Paolino e Fabrizio saranno contenti di accogliervi.
I coraggiosi sono i gestori, non gli utenti di questo posto fuori dal mondo...

martedì 7 giugno 2005

Aosta città al collasso

Un amico romano mi dice che non ha mai visto una città così caotica. Io gli credo, vado dicendolo da anni. Aosta è un inferno. Quando poi gli ho riferito che, fino a pochi anni fa, tutto il traffico diretto al Tunnel del Monte Bianco e al Tunnel del Gran San Bernardo passava in piena città, in statale, mi ha quasi riso in faccia.
Quando poi gli ho spiegato che no, non stavo assolutamente scherzando...

Dopo il rogo del Tunnel del Fréjus, il traffico automobilistico e pesante in Valle d'Aosta è quasi raddoppiato. Aggiungiamo che la lunga galleria di collegamento tra la A5 Torino-Aosta e la statale per il Gran San Bernardo è chiusa a senso alternato per lavori, arriviamo alla conclusione che il caos è immane. Ci vogliono quarti d'ora per fare 2 chilometri per attraversare la città. I cantieri, aperti per lunghi mesi su molte strade, stanno lì a migliorare la situazione. Basta chiudere 200 metri di una via e l'incolonnamento è assicurato in tutta la ridente cittadina turistica.
Se aggiungiamo che fino a 5000 TIR al giorno passeranno per la valle per arrivare garruli al Bianco e alla Francia, perché mai un turista con il raziocinio minimo del viaggiatore di montagna dovrebbe scegliere proprio i nostri lidi per i suoi soggiorni? A quando qualcuno che si preoccupi seriamente per la nostra regione, senza fare semplice scaricabarile con i vicini?

lunedì 6 giugno 2005

Chissà perché! #06

La rana pazza in testa alle hot parade...

Visto che sono ambientalista - Colle delle Finestre

2003: Il Colle delle Finestre è un magnifico angolo di mondo, sconosciuto ai più. Vi si giunge lungo una strada militare, snobbata dalle automobili, amata dai biker, indifferente agli escursionisti pedestri. Si presenta circa per metà asfaltata con un bitume che va disfandosi, circa per metà sterrata e fangosa.
2004: Il Colle delle Finestre ospiterà il Giro d'Italia, gli ambientalisti scendono in campo con il coltello tra i denti, ma il manico ce l'hanno in mano i politici, il ""pedalatore"" (doppie virgolette) Ghigo, Presidente della Giunta piemontese, in testa.
2005: Il Colle delle Finestre ospita la penultima tappa di un magnifico Giro d'Italia, riportando agli antichi fasti le strade bianche e l'avventura dello sterrato. Ma è uno sterrato "drogato" e la discesa è stata asflaltata. Alla fine non è contento nessuno, come in tutte le soluzioni all'italiana.
2005: Il Colle delle Finestre diventa meta di pellegrinaggio mistico di ciclisti, meta di "merenderos" in fuga dalla calda Turìn, meta di motociclisti, furgoni, camion. Un delirio in cui a prenderla in quel posto sono sempre i soliti.
L'informazione giunge a valle offuscata dalla retorica dei giornalisti di bassa lega inviati ad impantanarsi nei 48 tornanti del Colle e abbagliata dal sentito dire. Fino al giorno stesso nemmeno l'organizzazione sa nulla dei lavori, che sono in ritardo e saranno conclusi solo a poche ore dall'appuntamento. Gli appassionati, sale del ciclismo, fino all'ultimo sono invitati a non salire al forte delle Finestre, nessuno deve rovinare l'opera megagalattica attuata fino a poco prima da squadre di operai sgobbanti notte e giorno. Ma si è alla farsa, nessuno immagina a ragione una gara senza pubblico...
I lavori sono realmente degni delle migliori cattedrali del deserto nel Sud Italia. Dello sterrato originario non esiste più nulla, sommerso da un telo di tessuto-non-tessuto e da una ventina di centimetri di materiale recuperato in zona. Zona, tra l'altra, Parco naturale Regionale. La discesa dal Colle verso la Val Chisone è completamente asfaltata, ancora alla faccia degli ambientalisti.
La tappa è spettacolare, la salita si fa sentire e mette a rischio la Maglia Rosa di Savoldelli. Di Luca sale come una moto i 18 chilometri del Colle in meno di un'ora. Dopo Simoni, Rujano, tutto il gruppo alla spicciolata, le ammiraglie e le auto al seguito, i soldi spesi per rifare lo sterrato sono volati via. Lo sterrato è già in pessime condizioni, del materiale portato sono rimaste solo le pietre, la polvere è stata mangiata dagli atleti e dal pubblico.
Una settimana dopo resta:
- sterrato impraticabile
- migliaia di ciclisti attirati dai fasti del Giro
- migliaia di automobilisti che non possono salire, ma nessuno dice loro niente
- migliaia di Euro volati via
- biker e ambientalisti delusi per il paradiso perduto
Una sbarra a inizio salita e meno gigantismo nelle opere pre-Giro avrebbero risolto molti problemi. Lo Stelvio, fino all'asfaltatura, era uno sterrato non perfetto ma valido per anni, non per un giorno. Poi l'asfalto se lo è inghiottito. Il Finestre attende il suo destino