martedì 21 giugno 2005

Deliurium (tremens) - Episodio uno

Umberto Bossi, quando ancora era sano, teorizzava la Padania e la sua scissione dal resto dell'Italia. La fantomatica entità territoriale statale avrebbe adottato una moneta diversa dalla Lira, per poi aderire con la grande e gloriosa europa alla moneta comune. Un ictus può aver causato tutti questi danni? Fonti certe mi dicono di no, perché Bossi già prima dava di matto...

Gli episodi precedenti (o successivi...) qui:
Delirium (tremens)
Delirium (tremens) - bis

Suicida due volte

Una donna palestinese voleva farsi esplodere nella striscia di Gaza dopo essersi imbottita con 10 chili di esplosivo i mutandoni lunghi. Con questo caldo, voleva suicidarsi due volte.

venerdì 17 giugno 2005

Che bidonata

In città sono apparsi i nuovi bidoni della raccolta dei rifiuti. Sono più diffusi sul territorio, belli e colorati. Finalmente portano la differenziata dappertutto, senza più costringere i (pochi) cittadini che separavano i rifiuti in casa a lunghe trasferte puzzolenti per raggiungere le campane per plastica o vetro.
Il problema dei nuovi cassonetti, è che nessuno sa come si chiudono. I bidoni verdi dell'indifferenziata emanano i loro fumenti profumosi per tutte le strade della città perché il meccanismo apri-e-chiudi è cambiato, e crepi se qualcuno lo abbia capito... Stasera uscirò e mi fermerò vicino ad un bidone ad armeggiare, fingendo di gettare un fazzoletto usato. Il fatto è che, come sempre, dalle mie parti non sono ancora arrivati. "Eppure paghiamo le tasse come tutti!"

A breve foto del cassonetto incriminato...
... 12-08-2005: eccola

martedì 14 giugno 2005

Ruini è un idiota, e Rutelli gli sta a ruota


Sarei disposto a finire sulla graticola, sul rogo, scomunicato e denunciato, ma il titolo per Ruini, dopo il famoso referendum, sottolinea come il cardinale ne esca ai miei occhi a pezzi.
Premetto che sono credente, cattolico (un caro amico "pretaccio" - così lo chiamavo - diceva che mi avrebbe costruito una piccola cappella fuori dalla chiesa, tutta per me, per assistere alle funzioni, a causa del mio laicismo scettico convinto), ma laico "alla francese": lo Stato e la Chiesa sono due cose diverse. Ruini, vecchio rimbambito con la parlantina sciolta ma il neurone in pensione a cui i vescovi hanno assegnato la propria guida, è riuscito a dire che l'astensione trionfatrice nei quesiti sulla fecondazione assistita è un segno di maturità del popolo italiano.
Mai fu detta idiozia più grande, la Chiesa si è ulteriormente declassata sostenendo l'insostenibile, dopo aver fatto campagna attiva nelle chiese per far andare al mare anche quei pochi elettori che potevano esprimere un pensiero critico su una legge bacchettona e oscurantista.
Il popolo italiano che ripudia uno strumento democratico per andare al mare, con viaggio pagato dal parroco, sarebbe maturo per cosa? Per fare il concorrente al Grande Fratello o per farsi vessare da un dittatore illuminato alla Fidel?
Così i tanti cari cattolici, buoni e maturi, adesso se ne andranno all'estero a fare la fecondazione assistita e l'Italia rimarrà come sempre indietro. I poveri sardi si terranno la loro talassemia, gli embrioni down dovranno essere impiantati e la madre, se vorrà, abortirà. Gli embrioni avranno diritto di voto e saranno organizzati funerali per tutti gli ovuli fecondati che non verranno accolti dall'utero.
Evviva la Casa "delle Libertà"!
Evviva il popolo maturo!
Evviva Ruini, evviva Ratzinger!
Evviva Rutelli!
Evviva l'Italia, unico Paese occidentale con l'astensionismo attivo (e la doppia negazione affermativa, Gramellini) e il quorum per i referendum abrogativi.
Evviva!

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Emilio Giannelli è un mito. Ratzinger con vestito corto, ghigno e occhiaie, poi... Darei un anno delle mia vita per avere la sua ironia...

lunedì 13 giugno 2005

Un posto per coraggiosi #2 - Sweet Rock Café, Aosta, Valle d'Aosta, Italia

Giovani disperati, giovani bene, fighetti. Salotto buono della città, vedo gente che non ho mai visto altrove (in una piccola città è un evento). È evidentemente un'oasi. Animali rari, tutti diversi, tutti strani. Tutti infighettiti e alcolmuniti. Tutti orgogliosi di essere tra propri simili, ma puzza-sotto-il-nasuti perché dopo tutto "è l'unica alternativa".
Lo Sweet proprio non fa per me, anche se come idea è eccezionale, in città ma fuori, in un fabbricato splendido e con spazi curatissimi. Solo che di rock non ha nulla. Di sweet nemmeno, e la gente che c'è dentro dà il peggio di sé... Persino i baristi si dimenano tunzettari, creando fastidio, nella solita e banalissima musica latino-americaneggiante.
I coraggiosi sono quelli che non si conformano alla massa. E, storcendo il naso, sgasano verso altre esperienze...

domenica 12 giugno 2005

Un posto per coraggiosi #1 - Le Vieux Quartier, Valgrisenche, Valle d'Aosta, Italia

Dopo 18 tornanti di una stradina completamente fuori dal mondo che porta ad un posto completamente fuori dal mondo giungi in un posto che nel mondo ci vuole stare e sta tentando di ritagliarsi il suo spazio.
Qui, tra i monti più aspri della valle laterale più selvaggia e più bistrattata di tutta la Valle d'Aosta, denari europei e regionali hanno portato a nuova vita un vecchio forte militare, avamposto italiano e sabaudo sulla vicina Tarantaise. Creando una enorme struttura ricettiva, ristorativa e ricreativa, con potenzialità altissime. Ma essere fuori dal mondo, soprattutto cercando di fare turismo, non è mai la cosa preferibile.
Così deve venire qualcuno da fuori, rischiando di tasca e di faccia propria, ad investire e ad investirsi in un progetto che rischia di rimanere una cattedrale nel deserto in paese anziano e in spopolamento.
Si inaugura il tutto, dopo che un fiasco nel primo anno aveva allontanato il gestore pioniere. E i tagli di nastro sono sempre un evento, in una piccola comunità. Il parroco benedice e prega per tutti i presenti e per tutti i futuri ospiti, che si sperano numerosi. Il vicesindaco, salvato da un'unica busta in un'asta altrimenti deserta, è ben felice delle forze fresche scese in campo per Valgrisenche, paese che tenta di crescere piano piano, ma ha bisogno di una scossa per non rimanere legato alle poche tradizioni assodate. I due giovani gestori ringraziano, ma non dimenticano nemmeno per un istante che questo è solo l'inizio, ed è meglio darci dentro piuttosto che star là a parlare.
Solito buffet, soliti brindisi sinceri, soliti accattoni che fanno legittimamente dei salatini la propria cena, annaffiata di birra e vino a braccetto.
Le Vieux Quartier, questo è il nome della caserma-forte a dominare il paese, saprà ospitarvi per un rifocillamento rapido, per giorni di passeggiate, per vedere una mostra in un luogo diverso, per assaporare la tradizione e la gioventù, allo stesso modo.
Paolino e Fabrizio saranno contenti di accogliervi.
I coraggiosi sono i gestori, non gli utenti di questo posto fuori dal mondo...

martedì 7 giugno 2005

Aosta città al collasso

Un amico romano mi dice che non ha mai visto una città così caotica. Io gli credo, vado dicendolo da anni. Aosta è un inferno. Quando poi gli ho riferito che, fino a pochi anni fa, tutto il traffico diretto al Tunnel del Monte Bianco e al Tunnel del Gran San Bernardo passava in piena città, in statale, mi ha quasi riso in faccia.
Quando poi gli ho spiegato che no, non stavo assolutamente scherzando...

Dopo il rogo del Tunnel del Fréjus, il traffico automobilistico e pesante in Valle d'Aosta è quasi raddoppiato. Aggiungiamo che la lunga galleria di collegamento tra la A5 Torino-Aosta e la statale per il Gran San Bernardo è chiusa a senso alternato per lavori, arriviamo alla conclusione che il caos è immane. Ci vogliono quarti d'ora per fare 2 chilometri per attraversare la città. I cantieri, aperti per lunghi mesi su molte strade, stanno lì a migliorare la situazione. Basta chiudere 200 metri di una via e l'incolonnamento è assicurato in tutta la ridente cittadina turistica.
Se aggiungiamo che fino a 5000 TIR al giorno passeranno per la valle per arrivare garruli al Bianco e alla Francia, perché mai un turista con il raziocinio minimo del viaggiatore di montagna dovrebbe scegliere proprio i nostri lidi per i suoi soggiorni? A quando qualcuno che si preoccupi seriamente per la nostra regione, senza fare semplice scaricabarile con i vicini?

lunedì 6 giugno 2005

Chissà perché! #06

La rana pazza in testa alle hot parade...

Visto che sono ambientalista - Colle delle Finestre

2003: Il Colle delle Finestre è un magnifico angolo di mondo, sconosciuto ai più. Vi si giunge lungo una strada militare, snobbata dalle automobili, amata dai biker, indifferente agli escursionisti pedestri. Si presenta circa per metà asfaltata con un bitume che va disfandosi, circa per metà sterrata e fangosa.
2004: Il Colle delle Finestre ospiterà il Giro d'Italia, gli ambientalisti scendono in campo con il coltello tra i denti, ma il manico ce l'hanno in mano i politici, il ""pedalatore"" (doppie virgolette) Ghigo, Presidente della Giunta piemontese, in testa.
2005: Il Colle delle Finestre ospita la penultima tappa di un magnifico Giro d'Italia, riportando agli antichi fasti le strade bianche e l'avventura dello sterrato. Ma è uno sterrato "drogato" e la discesa è stata asflaltata. Alla fine non è contento nessuno, come in tutte le soluzioni all'italiana.
2005: Il Colle delle Finestre diventa meta di pellegrinaggio mistico di ciclisti, meta di "merenderos" in fuga dalla calda Turìn, meta di motociclisti, furgoni, camion. Un delirio in cui a prenderla in quel posto sono sempre i soliti.
L'informazione giunge a valle offuscata dalla retorica dei giornalisti di bassa lega inviati ad impantanarsi nei 48 tornanti del Colle e abbagliata dal sentito dire. Fino al giorno stesso nemmeno l'organizzazione sa nulla dei lavori, che sono in ritardo e saranno conclusi solo a poche ore dall'appuntamento. Gli appassionati, sale del ciclismo, fino all'ultimo sono invitati a non salire al forte delle Finestre, nessuno deve rovinare l'opera megagalattica attuata fino a poco prima da squadre di operai sgobbanti notte e giorno. Ma si è alla farsa, nessuno immagina a ragione una gara senza pubblico...
I lavori sono realmente degni delle migliori cattedrali del deserto nel Sud Italia. Dello sterrato originario non esiste più nulla, sommerso da un telo di tessuto-non-tessuto e da una ventina di centimetri di materiale recuperato in zona. Zona, tra l'altra, Parco naturale Regionale. La discesa dal Colle verso la Val Chisone è completamente asfaltata, ancora alla faccia degli ambientalisti.
La tappa è spettacolare, la salita si fa sentire e mette a rischio la Maglia Rosa di Savoldelli. Di Luca sale come una moto i 18 chilometri del Colle in meno di un'ora. Dopo Simoni, Rujano, tutto il gruppo alla spicciolata, le ammiraglie e le auto al seguito, i soldi spesi per rifare lo sterrato sono volati via. Lo sterrato è già in pessime condizioni, del materiale portato sono rimaste solo le pietre, la polvere è stata mangiata dagli atleti e dal pubblico.
Una settimana dopo resta:
- sterrato impraticabile
- migliaia di ciclisti attirati dai fasti del Giro
- migliaia di automobilisti che non possono salire, ma nessuno dice loro niente
- migliaia di Euro volati via
- biker e ambientalisti delusi per il paradiso perduto
Una sbarra a inizio salita e meno gigantismo nelle opere pre-Giro avrebbero risolto molti problemi. Lo Stelvio, fino all'asfaltatura, era uno sterrato non perfetto ma valido per anni, non per un giorno. Poi l'asfalto se lo è inghiottito. Il Finestre attende il suo destino

Delirium (tremens) - bis

Maroni rilancia: "Via l'Euro, facciamo una nuova Lira e ancoriamola al valore del Dollaro". Evidentemente il Ministro non ha mai sentito parlare né di economia, né di Argentina. Con il debito pubblico alle stelle (Maroni dice "ereditato dai Presidenti del Consiglio e dai Ministri dell'economia precedenti a noi, e ancor di più da chi ha fatto sia il Ministro, sia il Presidente" - in pratica la colpa è di Ciampi, Maroni ha solo dimenticato che è anche stato Presidente di Banca d'Italia...) e l'economia in recessione, un ancoraggio di una valuta modesta come quella di un Paese modesto come l'Italia ad una moneta forte come il Dollaro sarebbe il modo migliore per giungere alla bancarotta in pochi mesi. Maroni ne capisce talmente poco che continua ad aprire bocca per giustificarsi, e peggiora ancor più la situazione, già tragica. La prossima sparata, visto che l'Oriente è di moda, sarà l'ancoraggio allo Yuan cinese e al Dong vietnamita.

venerdì 3 giugno 2005

Delirium (tremens)

Una mela al giorno toglie il medico di torno.
Una cagata al giorno fa di chiunque un leghista.
L'ultima proposta dei celoduristi è il ritorno alla Lira. Fino a ieri chiamata liretta, mezzo di Roma ladrona per i suoi sporchi affari, oggi salvataggio da Bruxelles ladrona, nuovo nemico padano. Ebbene con Bossi KO, Castelli defilato, Borghezio a spalare letame in Val Camonica, rimane Maroni a tenere alta la demenza nordista: "Togliamo l'euro, torniamo alla cara lira e tutto si risolve. Sti maledetti francesi non avevano mica tutti i torti!".
Una proposta talmente delirante da non meritare spazio in TG e giornali che, invece, l'hanno accolta a braccia aperte.