martedì 26 settembre 2006

Non era il "figlio di Abele"

Era Luca, era la sua ossessione da vivo, lo sta diventando anche da morto...
Un pensiero

martedì 19 settembre 2006

I Media - Che sta succedendo?

. Thailandia. Colpo di Stato: nessuno spiega chi abbia attaccato chi, si parla solo di carri armati e di "fedeltà alla famiglia reale". E intanto un'altra certezza si sfalda.
. Libano. I nostri militari sono là, ma cosa stanno facendo? Battaglia navale?
. Telecom. Tronchetti e Rossi annaspano nella merda, nessuno ci spiega e ci informa. Rula e Boeri e C., tra gli altri, ci avevano avvertito...
. Iran. Ahmadinejad ogni giorno ne tira fuori una. Chi sa realmente chi sia? Da dove viene? Perché si comporta così?
. Ungheria. Budapest è in fiamme, il premier ha mentito. Ma de che? Ma 'ndo? Quanno? Aho!!
. Papa. I giornali titolano ciò che non ha detto. I giornali arabi riprendono le agenzie occidentali. E il patatrac è fatto. Di colpo per la stampa tutti gli arabi sono fondamentalisti.

Possibile che non esista nessuno che sappia fare informazione nel duemmmila???

lunedì 18 settembre 2006

Miscellanea musicale

Era un po' di tempo che non ascoltavo Musica. Nel senso che l'ho sempre "sentita", ogni giorno da mattina a sera. Ma ultimamente troppe cose da fare mi avevano allontanato dall'"ascolto" puro e semplice di un album, in santa pace e senza pensieri per la testa. Non avrei avuto il tempo nemmeno oggi, preso come sono in questo periodo, ma l'ho fatto. Chissenefrega se il mio lavoro arriverà con un po' di ritardo e la soddisfazione dei miei "stakeholders" sarà minore, perlomeno ho passato un paio di orette in tranquillità, in poltrona.
Ho ripreso in mano una sfilza di quelli che considero i miei dischi preferiti. Non c'è mp3 che tenga, i CD e le loro copertine e il loro libretto e lo stereo e le cuffie nere enormi sono gesti di ascolto che il digitale non fornisce. E non deve fornire.

Di questi tempi, come gusti sono molto inglese e molto tradizionale.
Anni '60, Beatles, Abbey Road.
Anni '70, Jam, All mod cons.
Anni '80, Stone Roses, Stone Roses.
Anni '90, Oasis, (What's the story) Morning glory.
Anni '00, Libertines, Up the brackets.
Album molto diversi, con un filo conduttore comune inevitabile. Tutti freschi allo stesso modo, a testimoniare la grandezza dei dischi più vecchi della lista, che resistono alla grande alle novità di 40 anni di musica pop-rock.

Mi sono rilassato, mi sono entusiasmato. Potere della musica, mi sento rigenerato. Prima affrontavo spaesato la pagina bianca dell'articolo che devo scrivere. Ora mi sembra una bazzeccola.

Sono di buon umore...

venerdì 15 settembre 2006

Morta Oriana Fallaci

Almeno la smetterà di dire sciocchezze...

giovedì 14 settembre 2006

Il ritorno di Santoro - Anno Zero

Santoro è tornato in tv. Notizia da prima pagina per alcuni quotidiani. Dopo il primo stacco pubblicitario, il mio pensiero è che Santoro si è "Pieroangelizzato". Un filmato di animali in apertura, con i rondisti di Rogoredo, l'opinione di uno zoologo, l'angolo della sociologia con Marco Travaglio. Manca solo "Scienza in cucina" e la rubrica sulla sessualità, e poi "Anno zero" diviene un clone di "SuperQuark".

lunedì 11 settembre 2006

Turismo - Il flop della Festa della Valle d'Aosta

Per le Istituzioni, una soddisfazione. E hanno ben donde di pensarlo, se istituire una festa "istituzionale" e al tempo stesso populista era il loro obiettivo.
Per i media locali, un successo. Ma loro non fanno testo, da anni devono dire ciò che le Istituzioni vogliono. Non possono dire che metà platea era vuota e buona parte della popolazione non sapeva nemmeno che la festa esistesse...
La gente, appunto: il popolo, la Nazione valdostana, tanto invocata dal Presidente Caveri, non ha sentito la festa. Certo si potrà sostenere che un'iniziativa alla prima edizione patisce sempre problemi di carburazione. Purtroppo però il problema di fondo è un altro. Una festa è per definizione un giorno diverso, un giorno speciale. E dopo un'estate di bagordi, sagre culinarie e feste di paese sparse su tutto il territorio e con un copione sempre uguale, nessuno ha avuto voglia di andare a vedere per l'ennesima volta il gruppo folkloristico locale, non ha sentito la necessità di mangiare e bere le specialità locali, non ha voluto festeggiare una volta ancora, perdipiù qualcosa che non sente proprio.
Se la festa era necessaria (e qui avrei serissimi dubbi...), la si poteva e la si doveva pensare in modo diverso. È inutile riempirsi la bocca con la parola "turismo" se poi ai turisti, che nessuno ha visto, si offrono sempre le medesime attrattive. È deleterio pensare che i valdostani vogliano sempre "riempirsi il muso" e che un ennesimo "palchetto" con annesso raduno di coscritti sia un'attrattiva di cui andare fieri. È ipocrita lamentarsi un giorno della mancanza di fondi e poi sperperarli in iniziative anacronistiche.

Sembrerò intransigente, vecchio e pure un po' democristiano. Ma in questi casi un po' di sobrietà in più non guasterebbe.

Sembrerò un ottuso oppositore, ripetendo ciò che i politici ostili a Caveri sostengono da tempo: smettiamo di festeggiare e diamoci da fare. Les valdôtains sont là!

giovedì 7 settembre 2006

Turismo - L'oste fa i conti senza i clienti...

Il proverbio parla di "fare i conti" e dell'"oste". Nel caso in questione, sarebbe meglio ribaltarlo. L'oste fa i conti senza i clienti. Crede che il "cliente" sia un'entità astratta e non determinabile. Crede che la "risorsa cliente" sia fungibile e indeterminabile a priori.
Niente di più sbagliato. La clientela moderna è, più o meno facilmente, catalogabile, sondabile, rilevabile, conoscibile. Il punto è che nessuna delle piccole o medie imprese lo sa fare o lo fa. Tanto meno in campo turistico.
Propongo ai miei rari lettori una serie di sconsoltanti esempi estivi. Si riferiscono tutti a casi valdostani, non tanto perché il problema sia solo locale, quanto perché le mie conoscenze più profonde non si spingono altrove. Potrei parlare di iniziative riuscite o malriuscite delle Alpi lombarde o delle Dolomiti, o dei successi o dei flop del Jura o dell'Alta Savoia. Ma non ho dati alla mano e conoscenze dirette, quindi avrebbe poco senso farlo. Credo invece, in modo magari presuntuoso, di conoscere la Valle d'Aosta in molti dei suoi aspetti più caratteristici e in gran parte delle sue storture, tipiche soltanto di questa "regione alpina unica al centro delle Alpi". Inizio l'analisi con casi a me vicini, lavorando poi per induzione.

1. Ad Aosta gli integerrimi vigili della Polizia Locale, hanno avuto la brillantissima idea di eseguire un blitz (notturno) nei locali (notturni) della cittadina (rari e piuttosto in crisi già senza "aiuti" e "intrattenimenti" esterni). Normale amministrazione, non fosse per il periodo: pieno agosto.
A scatenare le loro ire, il semplice "vociare" dei clienti e non particolari comportamenti scorretti o schiamazzi dei giovani avventori. Un sommesso chiacchierare che nessuna autorità pubblica perseguirebbe. Non sforando i limiti di decibel di legge, non si capisce dove sia il problema. E invece le multe sono arrivate lo stesso.
Paradossalmente, la "mazzata pe il turismo" invocata nei giorni successivi dagli organi di informazione è tanto impalpabile quanto la motivazione delle multe. Chi ha mai visto un turista in un locale di Aosta? I locali più carini sono frequentati in larga parte da valdostani. I bar del centro chiudono molto presto la sera. Turisti? Magari! Aosta è così poco attrattiva per una clientela giovane, a causa anche di questi interventi delle autorità estremamente inopportuni, che farebbe persino piacere se qualche turista fosse scappato dalla città perché disturbato da vigili poco furbi. In questo caso il target c'è, ma l'opinione pubblica e gli amministratori locali non lo conoscono.

2. In tutta la Valle d'Aosta, le fiere dell'artigianato imperversano. Nati sulla scia del successo della Fiera di Sant'Orso invernale, vittima negli ultimi anni del suo stesso gigantismo, una marea di appuntamenti sparsi a macchia di leopardo su tutto il territorio della Vallée tenta di diffondere la conoscenza dell'artigianato tra i visitatori della nostra Regione. Tenta di mantenere vive le tradizioni (che tradizioni non sono...). Tenta di portare benefici del turismo anche alle fasce sociali che ne sarebbero soltanto danneggiate: gli agricoltori e gli artigiani locali. Turisti? Chi li ha visti? In gran parte delle fiere locali, una maggioranza schiacciante dei visitatori è locale, non è turista. Chi acquista, è valdostano. Chi partecipa alle libagioni luculliane connesse alla fiera, è valdostano o visitatore non occasionale. Il turista o il viaggiatore di passaggio, non conoscono queste iniziative perché la loro comunicazione è nulla. Anche in questo caso, il target della clientela non corrisponde alla clientela effettiva, e gli effetti benefici sull'economia locale sono marginali. Il target c'è, ma non è conosciuto, è poco redditizio e soprattutto non è quello a cui gli organizzatori vorrebbero rivolgersi.

3. Sulla stessa lunghezza d'onda, forse persino con una fenomeno ancora più marcato, sono le sagre locali. Non tutte, per carità: un buon numero di queste ha ormai una eco tale da attirare visitatori da fuori Valle. Ma sono una piccola parte del tutto. Le altre, quelle di minori dimensioni, si rivolgono ad un pubblico esclusivamente locale e i turisti rappresentano una minima parte delle presenze totali. In questo senso, la recente "Festa della Valle d'Aosta", istituita quest'anno per volontà del presidente-protagonista Caveri, è un'eccezione: rivolgendosi infatti quasi esclusivamente al pubblico valdostano, come grande sagra di paese cammuffata da appuntamento istituzionale, è riuscita a fissare un target e a rivolgersi in modo azzeccato ad esso. Nessuno ne sentiva la necessità, ma perlomeno la "Fête" non ha la presunzione di soddisfare le esigenze dei turisti o addirittura di motivarne il soggiorno...

4. Il Giro della Valle d'Aosta si è concluso nei giorni scorsi. Il suo impatto a livello nazionale e internazionale è stato estremamente basso, ma le sue quattro righe quotidiane sulla "Gazzetta dello Sport" le ha ottenute. I valdostani sulle strade non se lo sono quasi filato. Tantomento gli svizzeri e i francesi, sulle cui strade si svolgevano ben 4 delle 6 tappe.
Il suo costo organizzativo si aggira sui 250.000 euro, finanziati da enti pubblici e daprivati valdostani, che evidentemente hanno fatto esclusivamente un calcolo di convenienza "politica" e non "economica" delle ricadute della loro sponsorizzazione. Perché economicamente il loro esborso non avrebbe senso: a chi si rivolgerebbe la Fontina sponsorizzante la maglia gialla? Ai valdostani? Sarebbe come darsi la zappa sui piedi. Anche in questo caso manca la targettizzazione, ma la sua è un'"assenza giustificata", da ragioni politiche nemmeno troppo latenti.

Quest'ultimo esempio forse è la chiave di volta di tutta questa assenza di pianificazione. Segmentare la propria clientela è fondamentale ed è fattibile in qualunque caso: attraverso costosi studi di marketing, o banalmente tramite l'"osservazione". Se però manca la volontà di farlo, perché un sistema economico e politico distorto giustifica spese non sensate e mancati guadagni a triplo zero, ecco che un malcostume del passato, da estirpare grazie a conoscenze nuove, diviene "normale". Se il sistema abitua a sperperare e a mancare di attenzione al dettaglio, ecco che tutto esce dai normali schemi ed equilibri.

mercoledì 6 settembre 2006

Burqa incompatibile

Masotti al TG2 ci informa che in Inghilterra è stato inventato un burqa chirurgico per le malate musulmane ricoverate presso strutture britanniche. Gli inconvenienti saranno enormi. Respiratori? Intubazioni? Sondini naso-gastrici?
Lasceremo morire queste povere donne a causa dell'integralismo religioso dei loro avi?

lunedì 4 settembre 2006

Il mostro è tornato - Maxiavalanche Breuil Cervinia - 03/09/2006

Un anno fa vinceva l'ultimo titolo di Campionessa del Mondo a Livigno. Si è ritirata dalle gare, ma non si è certamente messa a far la maglia o a godersi i pur tanti soldini raccimolati in una carriera strepitosa. Il suo carattere non glielo permetterebbe, troppo umile e timida per fare la bella vita. E così ieri, quasi passeggiando, ha vinto la tappa italiana dell'Avalanche Cup, e altrettanto facilmente ha dominato la classifica finale di Coppa Europa. Con i suoi tempi, sarebbe arrivata attorno al ventesimo posto tra gli uomini: quando uno nasce mostro e si allena per diventarlo ogni giorno, finisce che i suoi risultati passino per scontati.

Nell'immagine ©manomano, Anne-Caroline Chausson, ambasciatrice del freeride nel mondo