Penultima moda del giornalismo italiano è sparare su Benigni. Film senza mordente, risate strappate a forza, emozioni rinsecchite, euro al botteghino buttati.
Ultima moda è invece quella di sostenere che a Benigni non si spara abbastanza: nazionalpopolare, nessuno oserebbe dire che "La tigre e la neve" è una boiata pazzesca. Perché distinguersi a tutti i costi dalla massa sostenendo tesi che non si condivide nemmeno tra i due neuroni del proprio martoriato cervello?
A me il filmsss è piaciuto. Ad una prima occhiata, anche di più di La vita è bella. Poesia dappertutto, emozioni e non risa a tutti i costi, sbadataggine italica a manetta, scene divertenti e scene strappalacrime, ma senza mai esagerazioni.
Forse i giornalisti cercano le emozioni forti a tutti i costi? Un Benigni che salta di qua e di là a fare il cretino? O meglio ancora che si fa uccidere così da dimostrare che, alla fine, non conta niente?
Rimpiango persino i tempi in cui il calcio era sport nazionale.
Forse però è un problema tipico dei giornalisti: con il calcio in crisi, pagine e pagine sul pallone, più di prima. Con Benigni pacato e intelligente, a dargli sotto a tutti i costi... Per vendere e per non omologarsi.
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