giovedì 29 aprile 2004

La dura vita del moderatore...

Moderare è un'arte. Già moderarsi è difficile, quando si tratta di moderare altri e conciliare interessi inconciliabili l'impresa diventa ardua.
Soprattutto dopo essersene andati e poi (in successione) essere stati cacciati da un sito (comicissimo, al limite del ridicolo) per le proprie idee, il dubbio di non fare il "lavoro" giusto sorge spesso.
Storcere il naso sul lavoro degli altri è facile. Doverlo fare sul proprio è triste...
E' una situazione personale stranissima e indescrivibile: ho appena deciso di abbandonare per dissidi interni con i moderatori un forum e nel giro di una settimana mi ritrovo moderatore a mia volta...
Esagerazione: è come essere stato incarcerato per aver truccato un bilancio e poi dover stilare il bilancio del carcere...
Commento più realistico: evidentemente mi presento senza volerlo in modo diverso in due situazioni diverse. O forse non vengo capito per le intenzioni che ho realmente.
Lo scopriremo solo vivendo...

lunedì 26 aprile 2004

Neffa - Tavagnasco - 23/04/2004

Campagna del Canavese, Piemonte. Una serata primaverile come altre. Il cielo minaccia e ogni tanto si sfoga con qualche sputazzo di pioggia. L'auto corre veloce tra i campi... pure troppo, non conoscendo la strada. I prati verdi e gli alberi in fiore accompagnano il cammino vano del mezzo su strade sbagliate. Poi, qualcuno, se ne accorge. Dietrofront, omini vestiti da zucca fluorescente, chiesa del Paese, squadretta locale che si allena sotto la pioviggine. E un parcheggio semivuoto. Il cantante Giovanni ha mal di gola. L'organizzazione, che il mazzo se lo è fatto lo stesso, vorrebbe cinque bigliettoni per un concerti di due band sconosciute. La tristezza è tanta, come l'amarezza. L'autostrada verso casa attende, come sempre.
Almeno la pizza mangiata a cena era buona...

lunedì 19 aprile 2004

Chi sarà il mandante di tutte le cazzate che faccio?

I Simpson - Il palinsesto italiano

I Simpson, come sosteneva anche Aldo Grasso in uno dei suoi pochi interventi che personalmente condivido, sono un programma per adulti cammuffato in Italia da programma per bambini.
Li guardano ufficialmente solo i "grandi" o i ragazzi già più cresciutelli, anche se frotte di bambini, che non possono capire i veri significati di questo laboratorio al contrario dell'americanità vanno in giro ruttando e grattandosi le chiappe per imitare Homer Jay, dimostrano che la pratica è diversa dalla teoria.
E l'ipocrisia va oltre. I programmisti, oltre a sapere che il loro programma è visto anche dai più piccoli, tentano di pararsi il culo cambiando il palinsesto nei periodo vacanzieri...
Così, oltre al danno, la beffa: non si ha la programmazione intelligente come in America (anche se USA e intelligenza in questo periodo fanno a pugni...) e non si ha il coraggio di propinare a tutti lo stesso prodotto nelle stesse condizioni.
Scusate se vi ho annoiato...

The Who - The Rock'n'Roll

Gli Who purtroppo sono, tra i grandissimi gruppi del magico periodo dei '60, i meno idolatrati.
Per Beatles e Stones si sono spese (forse a ragione) tonnellate di inchiostro, i Doors sono idolatrati almeno nella persona del leader Jim Morrison, i Pink Floyd sono inneggiati da migliaia di giovani ancora oggi come stra-mega-innovativi e padri del rock più colto, i Velvet Underground vengono riscoperti sempre da più persone come la prima generazione di un rock più deciso; ma per gli Who, che io reputo i migliori sia tecnicamente sia come repertorio e originalità, almeno in Italia (in UK la cosa è parzialmente diversa) non si ha un riscontro nell'attuale generazione, se non tra gli ascoltatori più attenti e tra i migliori conoscitori della musica di qualità...
"I hope I die before get old" era il messaggio lanciato da Pete Townshend negli anni dello splendore, quando gli Who apparivano sui palchi di mezzo mondo con un nuovo metodo di presentarsi e di suonare. Gli Who sono stati i primi Mod. Anche nella musica, l'abito ha cominciato a non far il monaco.
Musicalmente hanno fatti passi da gigante pur non staccandosi come altri gruppi dalla tradizione. La batteria abbandona la parte ritmica per cederla alla chitarra e passare all'improvvisazione e alla parte "melodica". Keith Moon, universalmente riconosciuto come il migliore (o almeno tra i migliori) batteristi di tutti i tempi rivoluziona questo strumento, prima suonato delicatamente da "snob" alla Ringo Starr.
Pete alla chitarra è un portento. Suona roteando il braccio sulle sei corde creando un marchio di fabbrica dibattuto tra le folle dell'epoca.
Roger Daltrey, alla voce, sempre fuori dalle righe, aggredisce la folla con una voce calda, vibrante e sempre in primo piano.
John Entwistle al basso non poteva che stare a guardare.
Won't get fooled again mette i brividi a chiunque abbia vissuto quegli anni, ancora oggi come allora. The seeker è uno dei migliori brani rock'n'roll in assoluto.
My generation è un inno più che generazionale, perché è valido per qualsiasi generazione. Con soli tre brani il gruppo entrerebbe di diritto tra i migliori di tutti i tempi.
Basta aggiungere l'invenzione della rock-opera con Tommy, il capolavoro del periodo post-Mod insieme a Who's next, l'album più maturo per consacrare (non lo faccio certo io, cerco soltanto di ricordarlo a chi se ne fosse dimenticato) la band tra le stelle più brillanti del cielo musicale.

venerdì 16 aprile 2004

Il piccolo principe

Non ho mai capito perché uno dei primi libri che si fanno leggere a mamme e piccini è questo capolavoro di psicologia e filosofia di cui un bambino non può capire niente e una mamma media nemmeno. O al limite può diventare irrimediabilmente apprensiva.
Forse perché è un libro a disegni. Forse perché un qualunque bambino ricorderà a vita che un cappello in realtà potrebbe essere un serpente con un elefante dentro. Forse perché la volpe che vuole essere addomesticata è un buon motivo per inculcare la superiorità dell'uomo sugli animali. Forse perché il Piccolo Principe viene dallo spazio.
O forse, ancora meglio, è il libro ideale per essere soggetto del tipico tema di italiano: "Un libro che hai letto in passato e che hai riletto recentemente: quali differenti sensazioni ha provocato in te" e cose simili.
Sta di fatto che io l'ho riletto veramente più e più volte, addirittura in patois (il dialetto valdostano) ed ogni volta conserva, come un buon disco, lo stesso fascino immutato.

martedì 13 aprile 2004

La sfiga di Savoldelli

Da quando Savoldelli è passato, sulle orme di molti predecessori italiani, al Team Deutch Telekom ora T-Mobile la sfortuna si è accanita contro di lui, non permettendogli di disputare una stagione ai livelli ai quali ci aveva abituato.
Premetto che sono personalmente contrario alla "svendita" (non si tratta di svendita perché vengono pagati fior di milioni) dei nostri campioni all'estero perché si riducono da campioni, anche se magari non completi, a gregari fin troppo di lusso e che non vi è correlazione tra i vari infortuni e la squadra di appartenenza.
Ma non riesco a non chiedermi se forse non sarebbe meglio un ritorno "a casa", per tornare alla tranquillità e all'umiltà e poter puntare nuovamente in prima persona a dei traguardi che non siano soltanto finanziari.

giovedì 8 aprile 2004

America - Enrico Ruggeri Fu Decibel

Parlando di Lou Reed, il grande Enrico Ruggeri ha detto: "A me l'America non piace, ma mi piace chi ne ha colto le incongruenze, da Altman a Bukowski, da Kerouac a Woody Allen a Tom Waits".
Io ci aggiungo pure Moby e qualcun altro e faccio mia questa frase.

mercoledì 7 aprile 2004

Evoluzioni e nostalgia

10 anni (e qualche giorno) fa moriva Cobain.
10 anni fa scrivevamo sul famoso "quaderno di corrispondenza". O, meglio, lo facevano le ragazze della nostra età.
10 anni fa un cellulare non esisteva o se esisteva era costosissimo e enorme.

>> <<

Oggi non ci sarebbe nemmeno un Kurt da vedere morire.
Oggi impazziamo dietro a rapidissime e-mail.
Oggi impazziamo dietro a rapidissimi e futilissimi SMS.

Era: Enel e caldo

Mitico!!
Vagando qui e là, ho scoperto una chicca.
Questo omino prevedeva il black out ben due mesi prima che sia poi effettivamente accaduto.
Porterà grossa sfiga? Avrà tagliato lui l'abero svizzero imputato di tutto?
Paura, eh!!

lunedì 5 aprile 2004

Sanremo e Fiandre 2004

Gare spettacolari, gare difficili, gare piatte da morire.
Lo spettacolo è assicurato comunque dal paesaggio e dalla tradizione, anche se a correrle fossero dei cicciottoni in mutande e canottiera su dei tricicli. La difficoltà è data dalle incognite, soprattutto nel primo caso, piuttosto che dal percorso. Il piattume è invece dato dalla forza e dal controllo reciproco dei grandi corridori, i soli che emozionano il pubblico grazie ad azioni decise e spettacolari, ma che si annullano a vicenda.
Della Milano-Sanremo si è disquisito fino alla nausea. I puristi sostengono che cambiare il percorso sarebbe un'eresia, che si toglierebbe il fascino misterioso di non sapere chi vince fino a 10 centimetri dall'arrivo. Altri, assonnati ormai da anni di arrivi soporiferi fino all'accensione della miccia negli ultimissimi metri, si lamentano per la noia mortale di quella che era fino a poco tempo fa la gara in linea regina del calendario.
Il Fiandre invece è tradizionalmente corsa ostica... ma non ha rispettato le attese quest'anno. Così da dare vita ad un'accoppiata micidiale con la precedente gara di Coppa del Mondo. Fino al Muro di Grammont era in preventivo la solita scampagnata del gruppo all'inseguimento di qualche fuggitivo con poche speranze. E dopo il Muur la gara era già decisa, senza che si capisse bene cosa fosse successo, tantè che il forte tedesco Wesemann si è trovato davanti con qualche secondo di vantaggio, incrementato in discesa grazie all'apporto di due belgi: uno, reduce della fuga, con ben poche energie, Hoste e l'altro, unico in tutta la giornata ad aver proposto un'azione degna di questo nome, Bruylandts.
Sta di fatto che lo spettacolo degli anni passati ce lo siamo sognati. Speriamo nel pavé di Roubaix.

venerdì 2 aprile 2004

MTV - Total Request Live

Trovo TRL un programma interessantissimo.
Insegna a giovani conduttori a barcamenarsi in un'ora di trasmissione senza contenuti, senza nulla da dire e senza sapere nemmeno la metà di quello che viene fatto loro dire. Una specie di "prova settimanale del Grande Fratello" quotidiana, fatta da gente pagata ancora di più degli altri 14 pirla e che dovrebbe avere passione per ciò che fa.
Considerando inoltre che il nulla dei conduttori è colmato dal nulla musicale dei video votati, il prodotto che ne esce è perfetto per tonnellate di teenager del giorno d'oggi.

Categoria #5: lo zimbello

Lo zimbello, a detta di molti, è colui che zimbella.
O forse no.
Sta di fatto che lo zimbello è soggetto a prese in giro senza soluzione di continuità e, quando il 2 aprile si presenta con ancora attaccato il pesce d'aprile sulla schiena, è arrivato il momento di catalogarlo e cominciarne un attento e approfondito studio.
Provare gusto nello sfottere una persona è da malati. Ma non nel caso dello zimbello. In questo particolare caso, sembra talmente naturale adeguarsi alla massa che si arriva a ribaltare la sentenza di psicopatologia.
Il gusto della presa per i fondelli in alcuni casi rasenta l'idiozia, e in casi estremi si ritorce contro chi prende in giro. Casi estremi ma non rari. Sempre nel caso infame del primo aprile, lo sfottente crea solo danni a sé stesso sollazzandosi con un sano scherzo allo zimbello che, pervaso da un'idiozia fulminante, riesce a ritorcere contro allo sfottente l'effetto ultimo del tranello.
Il divertimenti per colui che occupa una parte esterna ai due è assicurato. Volendo arrivare ad una quantificazione, lo zimbello esercita una sorta di effetto moltiplicatore sulle risa del terzo sottraendo involontariamente divertimento allo sfottente iniziale ma aumentando di molto il risultato totale finale.
Come si diventa zimbello è un mistero. Anche peché uno zimbello è inconsapevole di esserlo, e quindi non è possibile analizzarlo che dall'esterno, senza coinvolgerlo. Le origini della zimbellaggine pertanto rimangono velate nel mistero in gran parte dei casi, o sono talmente ovvie a naturali da non apparire evidenti.
Così come è vago l'inizio della zimbellaggine, così la fine è spesso dubbia. Rivalutarsi agli occhi di tutti i propri interlocutori può essere al limite dell'impossibile. E quindi la condanna ad essere zimbello a vita è quasi pendente sulla testa del pirlot di turno.
Pace all'anima sua.