mercoledì 23 febbraio 2005

Chat ufficiale valdostana

Ho l'onore di annunciarvi che, dopo essermi fatto registrare, sono l'operatore della chat ufficiale sulla Valle d'Aosta di Azzurra.org, #valdaosta.it. Per venire a trovarmi, cliccate qui
Speriamo duri...

martedì 22 febbraio 2005

Delirio inglese

Il terzo figlio di Beckham si chiama Cruz, ed è nato da poco. Sembra che la cosa faccia scompisciare gli inglesi. Burloni.
David ha dichiarato: «Cruz ha il naso e la bocca di mamma Victoria». Sarà già rifatto appena nato?

lunedì 21 febbraio 2005

Avvenimento reale

Telefonata-sondaggio di una società di sondaggi per il presidente-sondaggista Silvio "Pool" Berlusconi accaduta realmente
Serie di domande, poi...
Domanda: Come giudica, con un voto da 1 a 10, l'operato del Governo Berlusconi?
Risposta: 0
Replica imbarazzata: Ma come, 0 non è previsto!!
Contro-replica: Ma 1 non lo merita...

sabato 19 febbraio 2005

3 notizie da nuovo anno

Immancabilmente, nell'inizio di ogni nuovo anno, giornali, Cucuzzi, rotocalchi e Parodi ci tormentano con 3 finte notizie-luogo comune:
1. Sarà l'anno più caldo del secolo
2. Sarà l'anno dei matrimoni vips più lussuosi
3. Finalmente quest'anno daranno il Nobel a Bono Vox

martedì 15 febbraio 2005

Parallelismi

Berlusca says: "L'85% della stampa italiana è di sinistra!"
Io dico: "Il 100% della stampa valdostana è unionista"
Chi offre di più?

lunedì 14 febbraio 2005

Un anno senza Pantani

E se a Madonna di Campiglio tutto fosse filato liscio?
E se la stampa non lo avesse massacrato per tutta l’estate del ‘99?
E se i suoi “veri” amici gli fossero stati vicini sin dalle prime difficoltà?
E se i manager e la squadra avesse parlato subito della sua tossicodipendenza?
E se Don Gelmini fosse riuscito a portarlo con sé in Bolivia, lontano dai riflettori, dagli scandali e dalla solitudine interiore?
E se i giocatori di basket del Rimini si fossero accorti di qualcosa passando davanti alla sua camera in cui si era rinchiuso negli ultimi giorni?
E se…
Marco Pantani ci ha lasciati un anno fa. Per gli sportivi e soprattutto per i tifosi il giorno di San Valentino non sarà più lo stesso. La festa degli innamorati sarà il ricordo di un giorno triste e freddo in cui se ne è andata una persona che ci aveva fatto penare per le sue sofferenze, sorridere per la sua simpatia contagiosa, emozionare per le sue imprese, saltare sulla sedia mentre lui saltava gli avversati come birilli. Marco Pantani ci ha fatto piangere per una fine che in pochi si aspettavano e che nessuno pensava così solitaria e squallida.
Il campione è ancora nei cuori della gente. Il ciclismo si sta lentamente risollevando dopo anni bui di doping e sospetti. In un anno sono cambiate molte cose: nuove leve delle due ruote hanno entusiasmato le folle, riportando le menti scosse agli splendori alpini del Pirata. Anche dall’alto delle dirigenze ci si è accorti che qualcosa non andava. E allora via immediatamente con il Pro Tour, tutto cambia. Per evitare che il doping e i media fagocitino qualche altro campione è stata richiesta alle squadre maggiore serietà in tutti i campi, dalla finanza alle sponsorizzazioni, dallo sport alla salute, per tutelare maggiormente il vero anello debole della catena: i corridori. Una certezza delle pene, un’equità nel trattamento sono i punti fermi delle nuove regole in materia di giustizia sportiva e controlli antidoping. Per evitare, per quanto possibile, la persecuzione degli uni e l’assoluzione completa degli altri.
Ma, anche con questi grossi cambiamenti, tanto generazionali da lasciare spiazzati anche gli addetti ai lavori, il ciclismo tra la gente è ancora sinonimo di Pantani. Quel Marco che si alza sui pedali, getta via il cappellino e scatta in faccia a tutto e a tutti. Quel Pirata sfortunato, simbolo suo malgrado della possibilità di rialzarsi dopo le cadute e dopo tanta sfortuna. Quel Pantani di tante sfide, soprattutto contro sé stesso, senza pace sino a dieci metri dopo il traguardo.
Quel Pantani che si sentiva un perseguitato. Quella sua mentalità da campione non gli aveva mai permesso di capire com’era possibile passare da idolo di tutti a feccia della società nell’arco di un solo giorno. Tutti d’improvviso gli hanno voltato le spalle, chi lo acclamava gli si è scagliato contro con una foga doppia rispetto a prima. E gli amici, quelli divenuti tali grazie più al denaro che all’affetto, lo hanno trascinato nel baratro della droga fino a quando, solo e stanco, non ne sarebbe più uscito. Hanno messo il dito nella piaga anche le famose sette procure. Guariniello ha iniziato tutto, per poi accorgersi che l’imputato Pantani Marco era accusato di un reato non perseguibile. Successivamente, per protagonismo più o meno esasperato, altri sei procuratori si sono interessati della vita sportiva dell’imputato Pantani.
Cos’aveva Pantani di peggio rispetto ad un altro collega trovato con ematocrito fuori norma lo dovrebbero spiegare i media. È stato detto e scritto innumerevoli volte che Marco è morto a Madonna di Campiglio: divenuta nei mesi successivi a quel 14 febbraio uno dei cavalli di battaglia di giornali e tv, ha perso però ogni significato. Si può perlomeno dubitare di questa frase inflazionata: basti pensare che ogni volta che Pantani tentava di rialzarsi, una nuova tegola si abbatteva sulla sua mente fragile. Prima i giornalisti, che facevano buon viso davanti a lui, ma lo tradivano puntualmente nei loro pezzi. Poi le procure e i rispettivi mandati di comparizione. Poi i colleghi che, nel pieno spirito agonistico, non potevano rendersi conto della fragilità emotiva in cui era caduto il Pirata, trascinato dalle sostanze. E così Armstrong lo aveva attaccato senza pietà dopo la vittoria del Mont Ventoux e Simoni lo aveva rincorso, con Frigo (che sta ancora pagando pegno con un rimorso che va oltre le vere colpe), alla cascata del Toce, tarpandogli le ali negli unici momenti in cui si era sentito nuovamente un corridore a tutti gli effetti.
Così, in un pellegrinaggio continuo lungo lo stivale per ricrearsi un’autostima che tutti, all’improvviso, sembravano volergli distruggere, l’imputato Pantani è riuscito a perdere anche le uniche certezze che gli erano rimaste: la fiducia della fidanzata Christina e la comprensione totale e incondizionata della famiglia che, accumulata la tensione di mesi di angoscia, si è defilata. Perdere quelli che per lui erano sempre stato i due capisaldi nella propria esistenza è forse stata l’ultima mazzata.
E così ci ha lasciati, solo in un albergo. La morte di un trentaquattrenne è un avvenimento di per sé triste, ma lo è stato ancora di più per come è avvenuto. La solitudine, rimarcata da giornalisti e giornalai, non è stato l’unico elemento che ha connotato di malinconia questa tragica fine. Il vero elemento tragico è stata la sordità del malato (perché di questo si trattava) agli aiuti esterni. Molte mani amiche gli erano vicine, tese verso di lui per aiutarlo. Ma lui, una ad una, le ha rifiutate tutte.
Ciao Marco.
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Pubblicato anche su ciclonews.com

mercoledì 9 febbraio 2005

Riduciamo l'educazione fisica

La notizia:
«Educazione fisica nelle scuole, addio.
Nel deserto del disinteresse generale e nella scarsissima attenzione dei media è passato il provvedimento del ministro Moratti con cui si riducono le ore di educazione fisica nella scuola.
Un indirizzo che la dice lunga su quale valore attribuisca questo governo allo sport come elemento di formazione fisica e psicologica per i giovani. La critica più accesa viene dai Verdi che attaccano la riduzione delle ore di educazione fisica prevista dalla riforma nel secondo ciclo di istruzione. "E' chiaro che il ministro Moratti - afferma il senatore Fiorello Cortiana, membro della commissione Cultura, istruzione e sport di palazzo Madama - considera l'educazione fisica cosa di poco conto, così anziché preoccuparsi di promuovere nella scuola i valori etici dello sport ne riduce le ore. Un contrasto evidente rispetto agli altri paesi europei, che invece promuovono l'attività motoria dalla scuola materna all' università ". Inutile aggiungere che, secondo studi recenti, le malattie da ipocinesi (mancanza o insufficiente attività fisica) stanno drammaticamente aumentando fra i giovani, una tendenza confermata - statistiche alla mano - dal corrispondente aumento dell’obesità nei bambini e nei giovani. Con ovvi e pesanti costi per la sanità pubblica. Secondo Cortiana, con questa riforma delle scuole superiori (che riduce le ore di educazione fisica per gli alunni tra i 14 e i 19 anni da due ore a una) "la signora Moratti non promuove l' educazione corpo-mente, ma consegna i giovani a un mondo sportivo fatto solo di 'prestazione', cioè un mondo fatto di doping, scorrettezze e ingiustizie". "L'antisportività, intesa come tutti gli elementi degenerativi dello sport professionistico e dilettantistico - spiega l'esponente del Verdi - è un pericolo che, purtroppo, si trova dietro l'angolo. Infatti, per molti giovani Pantani diventa l'eroe, in realtà è un 'tragico eroe'. Lo sport - conclude Cortiana - è l'attività umana e sociale che più di tutte merita correttezza onestà e giustizia e la scuola dovrebbe esserne la prima promotrice".»
Il commento:
Personalmente l'educazione fisica a scuola non è mai piaciuta. Quando non si facevano attività idiote, si giocava a calcio. E considerando che il calcio era il meno peggio è tutto detto.
Oltre all'inutilità di alcune attività, anche quando venivano svolte pratiche interessanti le due ore canoniche di educazione fisica erano insufficienti, impossibile vedere dei risultati a lungo termine se non in attività praticate anche in orario extra-scolastico.
Sta di fatto che ho visto, dopo il liceo o le superiori che dir si voglia, la ciccia strabordare tutta d'un colpo perché veniva sottratta all'organismo anche l'unica dose settimanale di attività sportiva.
Insomma, secondo me il problema era l'insufficienza del tempo e spesso l'incompetenza e l'incapacità di trasmettere il messaggio "salutista" (Sirchia docet) dell'attività fisica da parte di professoroni e insegnanti.
Quindi chi, per pigrizia, mancanza di tradizione familiare o mancanza di cultura sportiva, non svolgeva attività fisica al di fuori dell'ambiente scolastico è rimasto molto spesso schifato da un mondo sportivo distorto che l'educazione fisica faceva entrare nel suo mondo, e sicuramente non si sogna di iniziare, dopo la fine degli studi, la pratica di un'attività fisica.
Ma da qui a ridurre l'educazione fisica ce ne passa.....

lunedì 7 febbraio 2005

Storia di una formica

Visto che non sono capace di scrivere storielle con una morale morale (ma soltanto con una morale amorale), ecco che ne riporto una che mi è piaciuta molto:

Tutti i giorni, molto presto, arrivava in ufficio la Formica produttiva e felice. Là trascorreva i suoi giorni, lavorando e canticchiando una vecchia canzone d'amore. Era produttiva e felice ma, ahimè, non era supervisionata. Il Calabrone, gestore generale, considerò la cosa impossibile e creò il posto di supervisore, per il quale assunsero uno scarafaggio con molta esperienza. La prima preoccupazione dello Scarafaggio fu standardizzare l'ora di entrata e di uscita e preparò pure dei bellissimi report. Ben presto fu necessaria una segretaria per aiutare a preparare i report, e quindi assunsero una Ragnetta, che organizzò gli archivi e si occupò del telefono. E intanto la formica produttiva e felice lavorava e lavorava. Il Calabrone, gestore generale, era incantato dai report dello Scarafaggio supervisore, e così finì col chiedere anche quadri comparativi e grafici, indicatori di gestione ed analisi delle tendenze. Fu quindi necessario assumere una Mosca aiutante del supervisore e fu necessario un nuovo computer con stampante a colori. Ben presto la Formica produttiva e felice smise di canticchiare le sue melodie e cominciò a lamentarsi di tutto il movimento di carte che c'era da fare. Il Calabrone, gestore generale, pertanto, concluse che era il momento di adottare delle misure: crearono la posizione di gestore dell'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. L'incarico fu dato ad una Cicala, che mise la moquette nel suo ufficio e fece comprare una poltrona speciale. Il nuovo gestore di area - chiaro ebbe bisogno di un nuovo computer e quando si ha più di un computer è necessaria una Intranet. Il nuovo gestore ben presto ebbe bisogno di un assistente (Remora, già suo aiutante nell'impresa precedente), che l'aiutasse a preparare il piano strategico e il budget per l'area dove lavorava la Formica produttiva e felice. La Formica non canticchiava più ed ogni giorno si faceva più irascibile. "Dovremo commissionare uno studio sull'ambiente lavorativo, un giorno di questi", disse la Cicala. Ma un giorno il gestore generale, al rivedere le cifre, si rese conto che l'unità, nella quale lavorava la Formica produttiva e felice, non rendeva più tanto. E così contattò il Gufo, prestigioso consulente, perché facesse una diagnosi della situazione. Il Gufo rimase tre mesi negli uffici ed emise un cervellotico report di vari volumi e di vari milioni di euro, che concludeva: "C'è troppa gente in questo ufficio." E così il gestore generale seguì il consiglio del consulente e licenziò la Formica incazzata, che prima era produttiva e felice.

Morale:

Non ti venga mai in mente di essere una Formica produttiva e felice. È preferibile essere inutile e incompetente. Gli incompetenti non hanno bisogno di supervisori, tutti lo sanno. Se, nonostante tutto, sei produttivo, non dimostrare mai che sei felice. Non te lo perdoneranno. Inventati ogni tanto qualche disgrazia, cosa che genera compassione. Pero', se nonostante tutto, ti impegni ad essere una Formica produttiva e felice, mettiti in proprio, almeno non vivranno sulle tue spalle calabroni, scarafaggi, ragnetti, mosche, cicale, remore e gufi.

domenica 6 febbraio 2005

La nuova moda

In questo periodo di stallo nella politica valdostana (ma prima era tanto diverso?), sono state due le iniziative di rilievo che hanno evidenziato questo immobilismo.
Il primo è "Aosta viva" di Roberto Louvin che, ricevendo il "niet" da Comité Federal dell'Union Valdôtaine per la propria candidatura a Sindaco di Aosta senza un reale dibattito interno al movimento, ha deciso di correre da solo, pur rimanendo fedele al partito.
Il secondo è "18 mai", data della morte di Emilio Chanoux, associazione che si prefigge l'obiettivo dell'approvazione del nuovo Statuto Regionale.
Entrambe le iniziative si pongono al di fuori dell'Union, ma non osano criticare la superpotenza rossonera. Louvin resta nel partito, non si capisce perché e soprattutto non si capisce per quale motivo non abbia forzato la discussione all'interno del movimento, se ne rimane poi all'interno. "18 mai" si pone in contrasto con tutte quelle forze politiche che non fanno nulla per il bene della regione e fa notare che molte Regioni a Statuto ordinario hanno già provveduto all'approvazione di un nuovo
Statuto. La nostra Regione, pur retta da un partito con maggioranza assoluta, nicchia. Ma ovviamente l'Union non la si vuole criticare. Si vogliono criticare i partiti che non fanno nulla. Forse ce l'hanno con la Casa delle Libertà o con l'Arcobaleno (n.d.a. per non-valdostani: forza di minoranza in Consiglio Regionale)...
Quindi la domanda sorge spontanea: questo è solo il primo passo per farsi coraggio e criticare pubblicamente il malgoverno regionale dell'UV oppure è l'ulteriore dimostrazione che l'UV è intoccabile perché i benefici economici che i suoi intrallazzi portano nel breve periodo sono da considerare di più di uno sviluppo concreto e da iniziative lungimiranti?