venerdì 31 dicembre 2004

La MTB come alternativa turistica in Valle d’Aosta

Per tediarvi ancora un po', il "sottotitolo" di un project work che sto facendo e scrivendo. Inauguro così una nuova categoria, Accademic, in cui illustrerò le scoppiettanti novità dell'Università della Valle d'Aosta e delle sue colleghe in giro per il mondo. Ma ecco il tutto:
«Analizzando l’offerta turistica estiva in Valle d’Aosta, si può notare come negli ultimi anni questa si sia arricchita di nuovi prodotti. Tra di essi, un nuovo modo di concepire la Mountain Bike è arrivato anche nella nostra Regione, in ritardo di molti anni rispetto ad altre località dell’arco alpino.
Lanciarsi da una pista da sci con una bicicletta è ancora visto con cattivo occhio da molti: la sfida è quella della sicurezza, tramite guide esperte che già lavorano con profitto e tramite una regolamentazione (per ora inesistente) più attenta a tutti gli utenti della montagna.
Le località che hanno accettato di rimettersi in gioco sono per ora due, La Thuile e Pila: la MTB classica (il cross country), che pur si pratica in entrambe le località, ha lasciato il passo al freeride e al downhill, per ora limitato a Pila. Cervinia sta a guardare, puntando, come Pila, su alcuni eventi, ma non avendo ancora un’offerta definita.
La promozione e la qualità hanno dato i propri frutti, il prossimo passo è l’integrazione del biker con un sistema di offerta che è in gran parte inadatto e antiquato rispetto alle sue esigenze.»

giovedì 30 dicembre 2004

Letture di fine anno

Mes amis mi hanno regalato per Natale (uno dei pochi regali ricevuti, meglio così) "The Beatles Box", raccolta di quattro biografie dei Beatles di Alan Clayson, una per ognuno. Dopo una prima lettura di quella di John, un primissimo commento, che molti di voi troverete noioso: senza Brian Epstein i fab sarebbero stati molto meglio ma non li avrebbe conosciuti nessuno. A causa di questo manager puntiglioso, i fab hanno esordito senza essere i ribelli che erano in precedenza, con un batterista che successivamente avrebbe fatto notare i propri limiti (o la sua grandezza?), con un look che li ha resi cool e pop.

In precedenza ho finito di leggere le biografie di "Marco Pantani, Un uomo in fuga" della sua (ex) manager Manuela Ronchi e del giornalista Gianfranco Josti, e "Marco Pantani" di Beppe Conti. Il primo, più personale e meno giornalistico, almeno nella seconda parte, svela la verità (o meglio, una delle verità) sugli ultimi anni di vita del Campione, da Campiglio in poi. La carenza descrittiva della prima parte è colmata dalla seconda biografia, maggiormente giornalistica e curata, che però come rovescio della medaglia ha una velata ipocrisia nel racconto dell'ultima parte e non può avere certo la cura del dettaglio della prima.

Infine, ho iniziato la lettura di "Regime" di Marco Travaglio e Peter Gomez. Tutt'altra lettura rispetto agli altri due libri, presenta una concezione che, con il livello dei media di questo periodo, risulta quantomeno strana.
Ah, il regime di cui si parla è quello attuale italiano, causato dalla concentrazione dei 4 poteri in una persona sola, l'Altissimo. E, seppur con una visione che sarebbe stigmatizzata e censurata dal regime se solo non fosse un libro, descrive pennellate di un'agghiacciante realtà dei nostri tempi.

Dopo l'abbandono...

... del blog nell'ultimo periodo, mi salvo in corner con gli auguri natalizi in ritardo e gli auguri per l'anno nuovo in anticipo. (in particolare ai miei pochi lettori abituali... Emmina, Alex... dimenticherò qualcuno o saranno veramente così pochi?)
Stiamo qui a parlare di "scioperi del capodanno" a causa delle tragedie accadute nel mondo negli ultimi tempi. Posso dire di essere un precursore, anche grazie a cause di forza maggiore, del capodanno disertato.
Ci sentiamo nel 2005, a meno di deliri dell'ultim'ora.

mercoledì 10 novembre 2004

Tre Allegri Ragazzi Morti - Ponderano - 30/10/2004

Sono stato sabato scorso, da buon ragazzo morto (come recita da anni ormai il mio avatar su vari forum e qui sul blog) a vedere e sentire i Tre Allegri al Babylonia di Ponderano a Biella (o di Biella a Ponderano). Che dire, ne è valso il viaggio (un'ora e mezza da una landa desolata all'altra) e la spesa. Un buon concerto (Davide ha sbagliato completamente una sola canzone) e Luca il batterista mi ha davvero stupito. Sono contento perché finalmente li ho potuti vedere, dopo che già altre due volte era saltato tutto...
Mi è piaciuto molto anche il gruppo spalla, le "Diva Scarlet" da Bologna. Un rock pulito ma abbastanza "muro del suono".
Ritorno a casa con una sfilza di gadget e il ricordo di un'ora di emozioni (che cos'è sennò un concerto?)

Breve considerazione sul locale: non capisco come un locale come il Babylonia (molto bello, ma abbastanza piccolo e in un posto isolato) abbia un successo simile. Un concerto con nomi di spessore ogni settimana, ha ospitato gruppi come i QOTSA, i Melvins oltre a tutti gli italiani... Dee Dee Ramone... Mah!!

Francesco-C - Aosta - 05/11/2004

Venerdì scorso ho assistito, tra i pochi eletti dell'Old Distillery Pub (banalmente, pub inglese di Aosta), al concerto di Francesco e dei suoi "boys". Rispolverando le vecchie canzoni, con qualche nuova aggiunta, la nuova formazione (un mix tra David Bowie, Guns'n'Roses e Cure - queste classificazioni per similitudine le ho sempre odiate) è veramente azzeccata, combinando capacità tecniche, voglia di fare e casinarità (che ci vuole sempre) nel giusto mix.

Ma immagino che voi lettori non abbiate mai sentito niente di tutto ciò...

giovedì 4 novembre 2004

Il blog è in sciopero

Per due motivi:
1) Mille mila messaggi fagocitati per problemi di Excite
2) Per la rielezione di Bush, della quale sarei praticamente obbligato a parlare, e di cui direi soltanto cose negative su quei geniacci degli yankees...

mercoledì 20 ottobre 2004

La moda delle spalle

Normale mattina simil-invernale della TiVì italiana:
Raiuno - Unomattina-> intervista di spalle a signorina che deve celare la propria identità.
Raitre - Cominciamo bene -> intervista di spalle a signora con parrucca e voce contraffatta che deve celare la propria identità.
Canale5 - Tutte le mattine -> intervista di spalle a signore ingrigito che deve celare la propria identità.

2 Riflessioni:

1) La TiVì ormai è tutta la stessa bella merda

2) Ormai i 5 minuti di celebrità non interessano più a nessuno? Credo proprio di no, purtroppo...

giovedì 16 settembre 2004

Miti moderni - bis

Per riprendere il discorso lasciato a metà nel post precedente, chi meglio di Arthur Fonzarelli potevo scegliere tra i miti di un'epoca (quella sì) irraggiungibile...
Abbordo il tema del mito divenuto tale grazie alla morte. Nessun discorso più squallido è mai stato udito da un essere dotato di un barlume di intelligenza. Kurt da Seattle è morto, è divenuto mito.
Jim da Melbourne e Jimi da Seattle, pure lui (Luciano da Correggio cantava "La forza della banda è nello star lontani / dai posti in cui son stati Brian, Janis, Jim e Jimi" - sto aprendo troppe parentesi) sono morti giovani e sono divenuti miti. Il Pirata Marco è morto giovane, è divenuto mito. Ovviamente si fanno sempre esempi parziali e soltanto a sostegno della propria delirante tesi.
Henry Winkler, il Fonzie di Milwakee, è un mito riconosciuto dell'iconografia anni 60 americana. Eppure è ancora vivo e vegeto. Il successo lo ha lasciato, ha interpretato qualche particina qua e là in film di serie B. È stato produttore esecutivo di Mac Gyver. Scommetto che non lo sapevate...
Eppure il mito c'è, ogni suo passaggio in TiVì riscuote successo e rievoca un'epoca passata. Forse miti di questo tipo non se ne vedranno più. O chissà. Magari i nostri nipoti avranno come mito rappresentativo degli anni 2000 Luke Perry (azz... questo esempio non regge... non lo ricorda già più nessuno adesso...) o lo sconosciuto Costantino (il Taricone post-Taricone... e a proposito, anche il palestrato filo-Dini doveva restare per sempre nell'immaginario collettivo, ma così non è stato).
Un mito nasce e si alimenta in base all'inconscio delle masse. È un fenomeno inspiegabile, o spiegabile solo in parte. È più facile pronosticare che Kerry si prenderà una scoppola da Bush, ovvio segno della malattia della democrazia americana, che prevedere un nuovo mito al posto della Barbie.
Che discorso idiota...

venerdì 10 settembre 2004

Miti moderni

Assisto spesso, come spettatore o come lettore, ad accesi dibattiti sulla "questione mito". Esistono ancora i miti oggi? Ci saranno ancora miti in futuro? Morire giovani serve per aumentare l'aura del mito?
Beh, mi sembrano semplicemente discorsi idioti di una generazione che ormai ha vissuto tutto. O forse no. Non ha vissuto niente: è solo stata sfiorata da un intorno che però non ha lasciato nulla.
Al giorno d'oggi non si provano più sensazioni, non si ha più entusiasmo per nulla. Tutto è a portata di mano, tutto è vicino e facile. Siamo talmente assuefatti da non riuscire a capire nemmeno le minacce che riceviamo dai vari coglionazzi di turno (Bush, Bin Laden, Putin...) talmente viviamo in una realtà ovattata e fuori dal mondo. Fuori da quel mondo che crediamo di dominare.
La musica non sarà mai come una volta, il rock è morto. Lennon, Morrison, Cobain: angeli morti che non avranno eredi, icone immortali ineguagliabili. Che bello sarebbe stato vivere nella Londra mod, nella Seattle del grunge, nella Chicago dei Bulls o nella Woodstock dei fattoni. I Red Hot e gli Oasis non sono più quelli degli esordi. I Simpson non sono più quelli di una volta, CSI e ER andrebbero aboliti perché non sono più originali e si trascinano solo per soldi. Il calcio era meglio quando era senza soldi (e qui ci scordiamo che i soldi mancano adesso, fino a pochi anni fa erano dieci volte tanto...), nessuno ci ridarà le emozioni di Pantani.
Una serie di luoghi comuni terrificanti. La mia opinione è che siamo talmente pieni di stimoli da non saper apprezzare nulla di quello che TiVì, sport, musica e vita ci presentano, appiattendo tutto all'attuale, togliendogli qualsiasi prospettiva con il passato, con il futuro, in un'atmosfera irreale di autodifesa dalle emozioni.
Dovremmo tornare a pensare di più con il cuore. So che mi avrete già preso per romanticone... O forse no, perché siete talmente appiattiti anche voi lettori che non sarete arrivati a leggere fino a questo punto del mio discorso psico-culturale.
Se, invece, avete resistito fino a qui, vi rinvio ad una probabile continuazione di questo discorso nei prossimi giorni. Spero di non aver troppo banalizzato la questione...

martedì 7 settembre 2004

Autunno

Quest'anno il rientro a scuola, grazie alla riforma Moratti, sarà scoglionato.

martedì 24 agosto 2004

Velvet Revolver - Contraband - 2004

Ultimamente compro solo dischi di band che mi fanno schifo. Voi esordirete con un bel eccccchissssenefrega...
In effetti...
Ovviamente fanno ribrezzo alla vista, non all’orecchio: 20 Euro son sempre 20 Euro...
Si è dimostrato così, dopo Jet, Darkness e Strokes, anche per i Velvet Revolver: una band odiosa alla vista, odiosa come carattere, dal parto musicale eterno, dall’attesa spasmodica per la pubblicazione e, tra l’altro, composti per 3/5 da ex-Guns che non ho mai sopportato troppo: tutti gli ingredienti giusti nella dose giusta per non comprare un album.
E invece l’idea serafica che ne davano molte recensioni, di un rock sincero e puro, mi ha convinto nell’insano gesto.
Beh, che dire... Un disco spettacolare, come ne ho sentiti pochi in questi tempi di magra musicale.
Slither, "Scivolone", il primo singolo, che non avevo mai sentito prima, visto che non ascolto mai la radio e EmmTiVì è l’unica rete musicale che potrei vedere (e, evidentemente, me ne astengo), è stranamente alla posizione 11. Ma il mio dito non ha premuto sul tasto Forward, E questo dettaglio indica già la qualità delle canzoni che la precedono.
Le canzoni, mai violente nonostante la foga di questi arzilli vecchietti (se ne leggono davvero di tutti i colori: un Vasco o uno Zucchero può pubblicare la più grande cagata musicale che è una pietra miliare della musica, se invece dei musicisti escono dal seminato per tornare alle origini è perché sono bolliti), sono le classiche chitarra-chitarra-basso-batteria e, nonostante la classicità dell’intero lavoro, non scadono mai nel déjà-vu o nello scontato. Una bella sorpresa.
Da segnalare, oltre al singolo già citato (che, tra l’altro, ha un video rivoltante – sia per la loro presenza, sia per la scontatezza - che ho scaricato da internet dopo l’acquisto), l’ingresso e il proseguimento di Sucker train blues, la voce suadente di Scott Weiland in Do it for the kids, Big machine, l’unica dall’idea di già sentito Illegal i song, Superhuman e le ballatone Fall to pieces e You got no right. Non pensiate che le altre siano riempitivi...

Tracklist:
01. Sucker train blues
02. Do it for the kids
03. Big machine
04. Illegal i song
05. Spectacle
06. Fall to pieces
07. Headspace
08. Superhuman
09. Set me free
10. You got no right
11. Slither
12. Dirty little thing
13. Loving the alien

mercoledì 18 agosto 2004

Pensiero comune

«Se rinasco mosca mi suicido contro una lampada ad incandescenza»
Non devo essere il primo a pensarlo, visti i molteplici corpicini semicarbonizzati che ho trovato sotto la lampada che ho pulito ieri...

domenica 15 agosto 2004

Rassegna capi osceni di Charlas

Carlo, nel suo blog (chiuso da mesi, nda 07-03-2005), ha dedicato parecchio spazio alla "sagra del disgusto" di t-shit (pardon... t-shirt...) con scritte evidenti e provocanti che spesso non possono che definirsi stupide.
Ieri, nel mio lungo restare seduto lungo la via principale di Aosta per la Foire d'été, ne ho viste di tutti i colori. Una in particolare mi ha scioccato (e non era una t-shock su abbondanti balconi...).
Una paio di pantaloni con, sul posteriore di una vecchiaccia, un'abbondante scritta "GET INSIDE".

sabato 7 agosto 2004

Pearl Jam + Stordimento da compleanno

La mia latitanza dal blog termina qui.
Cerco di recensire un album live dei Pearl Jam, ma la prendo larga. Molto molto larga.
Ieri, mio compleanno (piccolo appunto: Supereva mi ha fatto gli auguri, Excite no...), ho ricevuto in dono da una mia amicicia (come direbbe Olmo) una maglietta Levi's con una scritta rossa Levi's davanti. Sta di fatto che, dopo aver tirato tardi per locali, stamattina l'ho provata e mi stava a pré-maman.
Così, questo pomeriggio, dopo una polentina veloce veloce tra amici a pranzo (coi 30° Celsius che c'erano all'ombra era l'ideale), vado da Levi's tra i turisti svizzeri e francesi per cambiare (entro 2 giorni! ma siamo impazziti?) la suddetta maglia - pré-maman.
Mi serve una simpatica commessa caruccia, col tipico accento bolzanino tanto caro al Senatur. Ok, via la maglia Levi's pré-maman con scritta Levi's rossa davanti, ripiego su una maglia molto western con un teschio di toro dalle corna a serpente (che però a casa scoprirò essere surfistica anziché western..... mistero della fede). 8 simpatici Euro di differenza, alla faccia del regalo, ma si sa che io ripiego puntualmente sulle cose più care di tutto il negozio, sarà magnetismo.
Così, non contento dell' "acquisto", proseguo il mio cammino fino al mio negozio di dischi di fiducia in cui compro l'ultimo dei Pearl, un doppio live acustico benefico (di cui non conoscevo il titolo, ma con tutte queste caratteristiche distintive era difficile sbagliare).
Che dire, un piccolo capolavoro. Il piccolo soltanto perché non c'è materiale originale, tranne una cover di I believe in miracles dei Ramones e un altro paio di cover, tra cui una di Cash.
E qui subentra l'effetto polenta e ore piccole: non conoscendo tutti i titoli dei Pearl, mi piazzo con la custodia del disco sotto gli occhi e, magicamente, leggo i titoli del disco che non sto ascoltando. Strano, questa ricordavo si intitolasse "Can't keep" e invece qui è "Thin air"... Ma questa non è "Daughter"?
Digerita la polenta, ho capito tutto.

Tracklist:
CD1 (o 2, non è specificato)
01. Of the girl
02. Low light
03. Thumbing my way
04. Thin air
05. Fatal
06. Nothind as it seems
07. Man of the hour
08. Immortality
09. Off he goes
10. Around the bend
11. I believe in miracles
12. Sleight of hand
13. All or none
14. Lukin

CD2 (o 1, vedi sopra)
01. Parting ways
02. Down
03. Encore break
04. Can't keep
05. Dead man
06. Masters of war
07. Black
08. Crazy Mary
09. 25 minutes to go
10. Daughter
11. Encore break
12. Yellow ledbetter

lunedì 26 luglio 2004

L'Alpe d'Huez - 21/07/2004

Scena 1: Affannosa corsa verso Grenoble
Accumulando ritardi su ritardi, i nostri eroi tentano di giungere in tempo alla mèta. Panini dispersi, Polizia in autostrada a dettare un ritmo degno di un gruppo che non segue quella che diventerà una fuga bidone, automobilisti imbranati e camion che rallentano la corsa fanno accrescere a dismisura l’attesa per il Tour.
Finalmente, dopo il Colle del Piccolo San Bernardo, una “Nationale” francese è decisamente più scorrevole della strada che si inerpica e poi ridiscende dal colle, e la successiva autostrada sarà una gioia per i pochi cavalli addormentati della mia Punto. Dopo una salassata autostradale (7 Euro per una settantina di chilometri, da noi ci lamentiamo di pagare caro quando arriviamo a 2 Euro... Ah, l’Italie!!), finalmente arriviamo nella ridente città dell’Isère.

Scena 2: Incontro con il marziano
Lasciata l’auto, proseguiremo con una navetta. Sempre se la troveremo. Sono le 11:15, l’ultima sarebbe dovuta partire un quarto d’ora prima… Evidentemente non siamo gli unici ritardatari. Fatto il biglietto, conosciuto il cagnone che ci avrebbe allietato il viaggio con il suo simpaticissimo fetore, ecco la seconda lieta sorpresa (dopo la navetta per ritardatari) della giornata: un drappello di ciclisti ci passa accanto, ma non sono comuni pedalatori. Lance Armstrong in persona, con il fido José Azevedo, tira un gruppetto di cicloturisti al gancio, seguito dall’ammiraglia US Postal Service. Azz… Un breve riscaldamento in scioltezza a 50 chilometri dalla partenza: il marziano non lascia proprio nulla al caso.

Scena 3: Le Bourg d’Oisan
L’eterno viaggio in pullman lungo la valle dell’Oisan si trasforma in una trasferta in terra teutonica: tra molti francesi e qualche italiano, a farla da padrone sono quattro tedeschi, che tengono banco in un florilegio di decibel non smettendo per un secondo di parlare… E Duff riesce quasi ad addormentarsi: stupefacente.
Arriviamo a Le Bourg d’Oisan dopo un’eternità, così ci perdiamo la strepitosa carovana pubblicitaria; poco male, considerando che la nostra è una sfida a rincorrere. Subito un’ammiraglia T-Mobile tenta di tirarci sotto per portare Santiago “Botolino” Botero e Rolf Aldag in zona rulli. Poco più lontano, danno le ultime pedalate e perdono le ultime gocce di sudore Danilo Hondo e Uwe Peschel. Non immaginiamo cosa sia in casa RAGT Sémences, una specie di cronometro a squadre sui rulli: la squadra francese, cenerentola del gruppo, occupa gli ultimi posti in classifica e il riscaldamento intorno al loro pullman deve essere frenetico. Anche in zona Saeco e in zona FDJeux.com sono parecchi a frullare. Jajà si aggira nella zona della partenza, a fare da padrone di casa.

Scena 4: La montée de l’Alpe
Il primo tratto, pianeggiante, esce da Bourg d’Oisan e addirittura scende, dopo un ponte. Michele Scarponi si ferma per una foto con due giovani fans francesi. Pozzato, Flecha e Tosatto provano le prime rampe della cronometro. La folla è abbondante, ma non compatta e impenetrabile come avrei immaginato. C’è un posto anche per noi ritardatari. Così, dopo aver lasciato anche noi un po’ di sudore sulla strada, decidiamo di fermarci poco prima del primo tornante, dove la strada spiana dopo il tratto più duro. Siamo appena in tempo.

Scena 5: La gara
Nelle nostre due esperienze precedenti tra il pubblico della Grande Boucle, aveva sempre vinto il corridore che per primo ci era passato davanti. Nel 2002 Boogerd a La Plagne, lo scorso anno Virenque sul Col de la Ramaz per arrivare in giallo a Morzine. Ma questa volta, la sorte non sarà la stessa per il povero Sébastein Joly. Sarà invece l’ultimo partito a vincere. Lo si poteva capire solo vedendolo.
I francesi fanno un tifo sfegatato per gli atleti di casa, spingendoli letteralmente con un “Op-op-op” costante dalla partenza all’arrivo. Per gli altri, sono solo applausi. Alcuni ciclisti, oggi senza casco per la gara completamente in salita, hanno evidentemente passato più tempo davanti allo specchio che sui rulli per scaldarsi: sfoggiano pettinature degne di rock star impomatate (o, come dirà Duff, degne del cantante degli Ark). Perlomeno sono facilmente riconoscibili.
Per il pubblico la cronoscalata è l’ideale: si sa chi arriva, si sa come tifarlo, si può stimare il ritmo che ognuno tiene. Il mito tra questo pubblico è un anzianotto, completamente vestito US Postal e con bici Trek, che conosce ogni singolo ciclista, cita i vari successi. E i vicini ne sono entusiasti. La tristezza sale, ripensando a chi in Italia si sta mandando in pappa il cervello con il Bulba...
Un boato accompagna Moncoutié, che farà una grande prestazione. Virenque, idolo dei transalpini, è pimpante sui pedali, ma è il suo normale atteggiamento per affrontare la salita, non farà granché. Simoni non va. Non ci capacitiamo di come possa dire di non sentire la corsa.
Caucchioli è una specie di dannazione per il pubblico francese: diventa “Chiocchiolì”, “Causciolì”, “Sciosciolì”, e chi più ne ha più ne metta.

Scena 6: I mostri
Ecco Voeckler, campione francese e maglia gialla per 10 giorni. La sua maglia bianca di miglior giovane evidenzia un po’ di pancetta (una rarità tra questi 157 atleti tirati a lucido e quasi impressionati), e infatti la sua cronoscalata sarà tutto tranne un successo. Il vecchio Totschnig è sempre efficace, Azevedo è una sorpresa.
Ullrich è impressionante: sempre con le mani sulle prolunghe, sinora l’unico ad averle montate. Esce dal tratto più duro della salita in posizione, esprimendo una potenza fuori dal comune. Mancebo è in evidente calo, sale con la testa storta.
Basso è partito decisamente forte, ma le prolunghe sulla sua bici paiono fuori luogo: Ullrich in confronto sembrava un carro armato, e per il breve tratto pianeggiante possono essere servite a poco. Ma il vecchino francese dice, cronometro alla mano, che l’italiano ha lo stesso tempo di Ullrich.
È Armstrong il vero spettacolo: sempre agile, l’espressione distesa: certo non quella di uno che ha subito minacce, come poi Leblanc dirà. Dopo la gara si lamenterà anche di qualche persona nel pubblico che aveva bevuto troppo. Per una volta non abbiamo colpe…

Scena 7: Il fiume di folla
Sarà che il padrone se ne è lamentato, ma personalmente la gran folla dell’Alpe è parsa persino ben educata, nonostante la scarsità – rispetto ad altre salite – di Gendarmi. Pochi che correvano accanto ai corridori. La correttezza di chi conosce il ciclismo e i suoi luoghi mitici. Forse la gente si stringeva un po’ al passaggio dei corridori, ma contribuiva di certo ad aumentare lo spettacolo.
Poi, quando tutto è finito, con il texano che, passando, dava il via libera a migliaia di persone, un fiume di gente si è rigettato verso Le Bourg d’Oisan. Impressionante. Sulle rampe più dure pareva la piena dovesse rompere gli argini. I coraggiosi che avevano affrontato la temibile salita in sella erano molti: sarà per la prossima volta, quando forse avremo meno fretta.
L’appuntamento è, sin d’ora, a Courchevel nel 2005…

PS: Per la cronaca, abbiamo fatto ritorno in Valle alle 23:30, facendo il Piccolo San Bernardo completamente di notte: 15 auto, 2 lepri e 2 rane sull’intero percorso. Neanche un ciclista, strano…

giovedì 8 luglio 2004

Esami di Scienza delle Finanze

Ieri: Giulio Andreotti, ad un noiosissimo galà su RAIUNO, in una delle sue raffiche di battute ironiche e autoironiche, dice che ad un esame di Scienza delle Finanze aveva studiato poco e aveva trovato sui propri passi un assistente puntiglioso. Ne era uscito un misero 18.
Dopo pochi anni Andreotti è diventato Ministro delle Finanze.
Oggi: Ho preso un misero 19 in Scienza delle Finanze. E non ho fatto niente di particolare per farlo (che significa che avrei gradito di più...).
La poltrona a Bruxelles è vicina....................

giovedì 1 luglio 2004

Domanda nel traffico

Ma se con la patente si perdono i punti... Col patentino per i motorini (che nessuno ha)... Si perdono i puntini...?...?

martedì 29 giugno 2004

Pièce teatlale minimalista

Intelno, buio

Gelald, pel gli amici Fitz, si muove pelipateticamente in una stanza tastando con veemenza le paleti e celcando di evitale gli oggetti intolno a sé che non può vedele.
Nonostante le ploplie cule, Gelald non può evitale di travolgele un tavolinetto.

Lumoli di clistalli lotti.

Gelald: Melda!!

Finalmente il plode giunge nei plessi dell'almadio dove conserva le candele pel le emelgenze.

Gelald riplende il suo peliglioso pelegrinale nella stanza scula, tlavolgendo una pila di libli incautamente lasciata sul pavimento ligneo dell'appaltamento bolghese.

Gelald: Melda, melda!!

A Gelald appale ola la sagoma di una porta, lievemente adomblata dalla luna splendente all'estelno dell'abitazione natìa.

Gelald la attlaversa e indi si tlova in un altlo locale. Questa volta, accoltamente plocede ad andatula più lenta, disegnando nella ploplia mente l'ambiente cilcostante.

Gelald alliva al cassetto, dove celca i celini pel accendele la candela che già legge in mano.

Gelald: Melda, melda, melda!!

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Molale cinese: i fiammifeli finiscono semple il giolno del black-out

sabato 26 giugno 2004

Ecco il nuovo CT. È ufficiale!!

Lippi nuovo CT della Nazionale. Come possono dire che abbia esperienza?

giovedì 24 giugno 2004

Questo è calcio

Non le pappemolli italiane... Finora Inghilterra, Portogallo e Repubblica Ceca hanno dimostrato cuore e gambe. L'Italia, come la Spagna, ha solo saputo banfare.

mercoledì 23 giugno 2004

Simmetria sghemba

Il Centrosinistra litiga. Ed è disunito.
Il Centrodestra litiga. Ed è forte, c’è unità.
C'è L’Unità.

Segni della società che cambia #01

Ecco il nuovo sex symbol: Moby (non Prince, come la nave Moby Prince, ma Melville, come lo scrittore della balena bianca).

martedì 22 giugno 2004

Abbiamo fatto la solita figura di merda

L'Italia è andata all'Europeo. Ne è uscita subito. Nel frattempo ha fatto solo danni. Se prima eravamo pizza-mandolino, adesso siamo sputo-babbuino... Abbiamo perso credibilità in ogni senso, sleali (sul campo - Totti sputatore - Materazzi placcatore ignoto), scarsi (su tre partite non 30 minuti da salvare), malfidenti (urliamo al complotto, veniamo sbeffeggiati, riusciamo a uscire in ogni caso con le nostre mani).
I miei complimenti. Dopo il premier barzellettiere, 23 barzellettieri in Portogallo. "La sai l'ultima?" ha ormai rotto i maroni.

lunedì 21 giugno 2004

La palletta infernale di Italia '90

Oggetto: Palla con meccanismo sonoro digitale con tastini incorporati per l'ascolto degli Inni Nazionali delle squadre partecipanti ai Mondiali di calcio in Italia + base plastica cilindrico-conoidale-smussata.
Commento: Mitica la palletta... Un oggetto geniale... Tutta la fantasia italiana in un oggettino per bambini e collezionisti... L'ho consumata a forza di sentire gli inni di Italia '90 (quello del Camerun era un must visto l'exploit degli africani). Quando ha smesso di funzionare credo di averle dato un estremo saluto tipo criceto nel cesso nei film americani... Un pezzo della mia vita si è auto-pensionato dopo una vita durata 2 anni di lavoro intenso e costante...
Insieme ai pupazzetti dei calciatori con il testone enorme regalati (se ricordo bene) dai benzinai hanno segnato quei mondiali... Altro che Schillaci e compagnia...

giovedì 17 giugno 2004

È tornato Paolini!!!

Il trasformista nemico di Fede e Frajese è tornato! L'unico in grado di mettere in imbarazzo giornalisti e inviati solo con la propria presenza...

mercoledì 16 giugno 2004

Cercasi disperatamente blogger di destra...

Dopo aver (quasi a malincuore) constatato la sinistrorietà di quasi la totalità del popolo internet o forse solo la conigliaggine del popolo finiano e berlusconiano che non ammette il proprio schieramento, cerco collega per divertenti discussioni e risse virtuali, per mettere fine a questa melensa critica antigovernativa senza replica e animare la dura e piatta vita dei bloggers.
Berlusconiani fatevi sotto...

Ricetta medica

Pasticcio di mais con pesce veloce del Baltico.
Un modo molto chic per dire Polenta e baccalà. E pare che ci sia anche qualche ristoratore simpaticone che lo usi sui suoi menù.....

martedì 15 giugno 2004

Ho bisogno di un finanziatore

Al fine di verificare se la genetica ha fatto cilecca in questo senso con la mia famiglia, in grado di spalmare alla perfezione marmellate e confetture, fatte in casa e non, Nutella e creme varie, tonni e salmoni spappolati, sino allo spalmabile più strano e remoto sulla terra, intendo fare causa alla Kraaft Foods Italia per pubblicità ingannevole.
Kaori, amichette dall'occhio più o meno orientale e nonni vari vanno in giro per i palinsesti TV raccontando che il loro Philadelphia sia un formaggio spalmabile al contrario dei concorrenti, mentre nessuno nella mia famiglia è in grado di farlo realmente.
Cerco quindi uomini o donne facoltosi che mi appoggino in questo progetto di ricerca sul genoma umano e sulle ingannevolezze del marketing contemporaneo.

lunedì 14 giugno 2004

Che (Guevara) tristezza...

tristezza ON - smemoratezza ON
Parlo solo di cose serissime... Che (Guevara) tristezza...
Argomenti pallosissimi... O al limite interessanti, se si vuole essere pignoli.
Potrei esserne fiero, invece tutti ridono di ciò che (Guevara) scrivo. Che (Guevara) tristezza. Scrivo di politica e i (tristemente rari) commenti dicono che ho fatto ridere. Parlo di telegiornali strappalacrime e tutti si sollazzano leggendo.
tristezza OFF - autoreferenzialità ON
Beh, per un blog che (Guevara) vuole essere surreale partendo dal sottotitolo per arrivare al più piccolo link può essere un successo. Anzi, lo posso considerare un successone.
smemoratezza OFF - visionarietà ON
Ah, tutti quei (Guevara) servono a commemorare a modo mio un assassino sudamericano rivoluzionario di cui sarebbe il compleanno oggi.
Fidel avrà un infarto glicemico tra poche ore quando si abbufferà di pasticcini per commemorare il compagnone scomparso. Se ci becco con le previsioni (cosa meno improbabile di quanto si immagini visti i trascorsi ospedalieri di Castro e del suo amigo Maradona), pasticcini per tutti.

Maltesi di A.N.

Scorrazzando folkloristicamente per il sito del Ministero dell'Interno ho scoperto verità sconcertanti, tipicamente italiane:
- A Malta il primo partito è AN
- La Lega Nord ha 40.000 elettori circa a Sud (sconcertante...)
- In Estonia, F.I. vs. Ulivo 8-8
- In Svezia e Finlandia l'Ulivo sfiora il 50%
- L'Union Valdotaine (partito autonomista di governo regionale qui da noi) ha dei sostenitori persino in Gran Bretagna e in Grecia
Ora resta da capire con che principio gli italiani residenti all'estero votino in Italia e non dove risiedono, ma questo è un problema secondario. L'importante è il folklore.

venerdì 11 giugno 2004

Sorprese sgradite...

Puff pant... che salita... puff pant... miraggi di fontane e di girandole rinfrescanti... puff pant... dai che ci sono quasi... puff pant... no, non ne posso più... puff pant... al prossimo paesello mi fermo e mendico un po' d'acqua... puff pant... un falco gira in tondo sopra di me... puff pant... sono messo così male? puff pant... "toh guarda, una chiesetta... ci sarà abbinata una fontana..." puff pant... no, niente... manco a pagarla oro... puff pant... DRIN DRIN.... toh, un SMS... puff pant... una buona scusa per fermarsi... puff p...

"Da: PresdelCons
Elezioni 2004. Si vota sabato 12 dalle 15 alle 22 e domenica 13 dalle 7 alle 22. Necessari documento e tessera elettorale. Presidenza del Consiglio dei Ministri"

MA VAFF.................

mercoledì 9 giugno 2004

TG inguardabili...

Con questa mia intendo dichiarare che rimpiango ufficialmente il silenzio stampa (non rispettato) sugli ostaggi. TG pieni di contenuti idioti ("come sta il vostro parente?" - "beh, è dimagrito"... Cucuzza gli fa un baffo...) e eterni (più lunghi dell'ultima Striscia la notizia!!).
E come se non bastasse, dopo le interviste strappalacrime, ecco i commenti dei politici (perché li si intervista anche su queste cose... e poi non si vuole che facciano campagna elettorale sfruttando la vicenda?). Il Governo promette a trentadue denti che non sfrutterà la vicenda in campagna elettorale, critica l'opposizione perché l'opposizione critica il Governo e critica i pacifisti perché la diplomazia ha fallito (quest'ultimo punto è realmente idiota, perché in un Paese normale sarebbe un segno di debolezza, non un motivo di vanto). L'opposizione che salta sul carretto del Governo e che non sa come difendersi da quella che è divenuta per il Premier la migliore mossa di una campagna elettorale all'insegna dell'idiozia.
Basta, non ne posso talmente più che non parlerò più di questa odiosa vicenda.

PS: dei rapitori nessuno sa niente. I veri colpevoli sono i pacifisti, evidentemente...

martedì 8 giugno 2004

Sono anti-italiano?

Dopo la liberazione degli ostaggi italiani (è terminato così anche il tanto criticato silenzio stampa) mi sono accorto di non esserne così esaltato.
Sarà che oggi ho letto che nemmeno la CIA e l'Esercito USA sanno quanti sono i caduti civili in questa guerra? Sarà che non si dà il minimo perso a tutte le morti di religiosi nel mondo che lavorano nelle missioni per aiutare chi ne ha veramente bisogno? Sarà che non si dà peso a tutte le persone che muoiono ogni giorno accanto a noi, a volte compiendo atti ben più coraggiosi di chi è andato per lavoro in Iraq sapendo di tutti i rischi che correva? Sarà che non riesco a classificare nella mia testa morti o ostaggi di serie A e morti o ostaggi di serie B?
Comunque onore alla famiglie, che hanno superato indenni questo momento di follia.
Ma ricordiamo che qui parliamo di migliaia di morti, e non del dilemma impossibile da risolvere "ONU o non ONU"....

E la chiamano estate...

Continuano a chiamarla pausa estiva... Pausa da che cosa? Già in inverno il nulla domina i palinsesti della tivù italiana, arriva l'estate e cosa succede? Chiude tutto.
Se ne va il nulla. Per arrivare la replica del nulla.

Poi è una mia personale impressione o quest'anno, avendo così poco da dire già durante la normale programmazione, hanno deciso tutti di chiudere prima?
Persino Costanzo se ne sta lì, triste triste, da solo tutte le mattine contro la settimiladuecentosettantunesima replica di Baywatch e Uno Mattina Estate che fa del gossip il suo cavallo di battaglia.
Il preserale è scomparso, lasciando addirittura posto a Papi!! Ma dove sono i direttori di rete? Il rincoglionimento che loro stessi hanno propinato agli italiani gli si è ritorto contro?
Il post-TG è passato dalla tragedia dei pacchi alla tragedia della replica dei pacchi.
In prima serata: ciclo horror, ciclo amore, ciclo calcio, ciclo fiction orrende.
In seconda serata: ciclo horror 2003, ciclo amore 2003, ciclo calcio.
In terza serata: ciclo horror 2002, ciclo amore 2002.
E riusciamo pure a domandarci da dove nasce la perdita di valori che sta colpendo il nostro Paese!
Preso dalla noia, dalla rabbia, da non so quale altra emozione negativa fosse presente in me, ho cambiato canale. E ancora. E ancora. E ancora. Arrivato su France 2 (eh sì, noi valdostani siamo privilegiati...) ci si accorge che oltralpe la musica è diversa.
Dopo la programmazione invernale, già ottima di suo, in estate parte una serie di programmi minori ma intelligenti, che potrebbero venire sfruttati alla morte durante tutto l'anno, e che servono per far scoprire nuovi format e nuovi volti (non come da noi, dove ci pensano Veline e GF) originali, giovani e spigliati da far poi esplodere durante l'inverno.
Sarà una naturale abbondanza di cervelli francese (ne dubito fortemente). Sarà che di là la gente ha il coraggio di cambiare canale o di spegnere la TV (con la puzza sotto il naso di tutti i francesi non ne dubito). L'unica spiegazione è una lotta intelligente ad accaparrarsi il potenziale telespettatore, che evidentemente non ha ancora il cervello in pappa come da noi e sa scegliere e discriminare tra un quiz sulle parole e un quiz sui pacchi, tra un reality show e un film.

lunedì 31 maggio 2004

Right in Sight - Aosta - 29/05/2004

La serata inizia male: età media inferiore ai 12 anni. E considerando che siamo almeno in 10 ultraventeni la cosa è tragica.
Come tutte le cose iniziate male poi, per fortuna, finiscono bene.
O forse non tutte.
Insomma, a me in questo periodo succede così: le cose iniziano malissimo e finiscono bene.
Il classico lieto fine.
Anche in un concerto metal

Iniziano i Re di Maggio, band valdostana di rock sincero, forse un po' troppo. Sta di fatto che, come al solito, il pubblico non si accende. E anzi, se ne va.
Resta solo lo zoccolo duro: i fan più accaniti e i suonatori.

Sulla sala cala il buio. Buio dentro, buio fuori. Cupi anche i vestiti indossati dal gruppo clou della serata.
Urla di donna. Sicuramente un effetto, perché il piattume tra il pubblico serpeggia. Urla, urla e ancora urla: si comincia così.
Batteria, basso, chitarra, voce nell'ordine entrano in scena.
Solo dopo si vedono i volti di chi sta dietro agli strumenti. Il metal richiede scenografia, e il nero è il colore che meglio si adatta a questa musica cupa e a questa voce graffiante. Maschere nere volano via, cappucci neri scendono dalla testa senza più fare mostra di sé.
C'è vita, c'è partecipazione del pubblico. Applausi. Il cantante invita il pubblico (che è tornato numeroso dopo la pausa) ad avvicinarsi. "Non vi mangio" anche se dai ruggiti che "canta" parrebbe di sì. Il pubblico si fida: ed è una cosa mai vista all'Anita.
Come un calvo con la frangetta. Non si era mai visto.
E così, in questa atmosfera irreale e in questa musica rigata, la serata se ne va in un batter d'occhio. Volano, come erano volate le maschere, la bacchette del batterista. Scappano il chitarrista e il bassista. Resta soltanto, solo al centro del palco, di spalle appallottolato davanti alla gran cassa un omino che urla sui rumori distorti delle corde ancora calde. Poi anche lui se ne va.

E lo spettacolo è finito.

martedì 25 maggio 2004

Sciopero dei Magistrati

Una considerazione alla Silvio:
L'86% dei Magistrati italiani è comunista

lunedì 24 maggio 2004

Studio Aperto

Chiamarlo telegiornale è un insulto... Per gli altri telegiornali, ovviamente.
Notizie di oggi:
- diete fai da te
- le veline alle prese con la prova costume
- Leon Cino (!?) vincitore di Amici di Filippo De Maria, "la conduttrice più 'omo che ce sia" (come direbbe Martufello)
- Serena (GF4) ad Amici
- Floriana (GF3) alla Fattoria
- Meteo
Non ci resta che urlare Italia 1!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! uscendo gocciolanti di guano da un letamaio gustandoci un gelato all'ananas a testa in giù...

Il Prof., la salita, il tavolo in rovere

Aosta, domenica 23 maggio 2004.
Ore 8:00 Sveglia. Dopo le tribune elettorali su MTV, la giornata non può che migliorare. Abbondante colazione e via in sella... Magari... Avessi le gambe sarebbe l'ideale... Invece mi accontento di un primo tratto di salita in macchina per alleggerire la fatica... e magari svegliarmi un po'...
Ore 9:05 Primo incontro. "Mannaggia la miseria, sei solo qui!" Va bene che vai al doppio di me, ma io sono in macchina... Eh eh...
Incontro Duff ad inizio salita, proprio poco oltre Aosta, che soffre, al contrario di me e della mia auto, la salita. "OK, vi raggiungo su..."
Ore 9:15 Secondo incontro?? Sì, in effetti quel ciclista appoggiato ad un paracarro ad Etroubles era proprio lui... Il mitico Prof. Sergio Servadio da Pisa... E la sua macchina targata Firenze (e l'odio secolare? Un vero pisano avrebbe verniciato la targa trasformando la F in P...) con il telaio in frassino sul tetto... Vabbè, aspettiamo per essere sicuro che sia proprio lui... Mentre vago per le montagne valdostane mi accorgo che fuori dal tepore dell'abitacolo ci sono solo 5°... Ecco perché la chiamano Coumba Freida... In compenso il cielo è perfetto, non una nuvola a cercarla con pazienza...
Ore 9:30 Secondo incontro. Sotto Saint-Rhemy, il ciclista vecchio stampo Sergio e il ciclista senza stampo, il sottoscritto, finalmente vengono a contatto. Lasciata l'odiata (in genere) ma amata (stamattina, con questo freschetto e questa salita evitata...) quattroruote inforco finalmente la bici. Quattro chiacchiere col Prof. su questioni universitarie varie e decidiamo di portarci avanti. Duff tanto ci ribecca...
Ore 9:45 Duff ci ribecca. Sulla strada del Colle, che ufficialmente è ancora chiusa ma già relativamente trafficata, automobilisti e motociclisti la fanno da padroni, come numero. Skirollisti e ciclisti fanno da contorno. Di buon passo, il clima cambia, e anche il paesaggio si fa più caratteristico. La sbarra sancisce la definitiva liberazione dal mondo motorizzato. "Ecco perché Simoni ha una bici da 6 chili e 800 grammi... Per scavalcare senza problemi sbarre come questa". Se ho ancora fiato per dire cretinate simili, qualcosa che non va ci deve pur essere...
Ore 11:15 Su su e su ancora, la neve aumenta e i compagni di viaggio diminuiscono. Qualche pedone che fotografa i due caratteristici muri di neve che persistono in alcuni tratti, una marmotta che attraversa la strada (porterà sfortuna??) e si infila in un tubo per nascondersi alla nostra vista. Il tempo è volato e siamo già in discesa, bloccati nell'ascesa dal vento fortissimo e freddo più che dalla neve, che nulla ha potuto contro il caldo dei giorni passati. La discesa scorre via veloce, talmente bene che dimentichiamo quasi la sbarra! Il Prof. è lesto ad inchiodare e ad evitare l'impatto con un nugolo di persone (motociclisti appiedati, famiglie con bambini, amanti della montagna scarsi camminatori) delusi dalla chiusura della strada. Chiedono informazioni, come se potessero far passare di là motori e motorini con un solo gesto, come noi.
Ore 11:30 Saint-Rhemy è minimamente popolato. Le campane suonano a festa. Una fontana ci ristora, poi torniamo rapidamente a valle tra il caos del traffico domenicale verso la Svizzera.
Ore 11:45 A Etroubles, trovato chiuso per ferie il locale "di fiducia" del Prof., ci infiliamo alla ricerca di qualcosa di caldo in un bar, caratteristico ma atipico anche per noi valdotain... Il Prof. ci si trova benissimo e si innamora di un tavolo in rovere di cui chiede informazioni. Passa agli occhi della proprietaria del baretto per un artigiano locale, che è ben felice di accontentare le sue richieste in materia di legname e venature.
Insomma, anche questo è ciclismo. O no?

mercoledì 19 maggio 2004

12 anni...

sabato 8 maggio 2004

Montagna elettorale

Un giro per la città, a causa di un funerale, in luoghi che di solito non frequento è riuscito a suscitare in me grasse risate...
"Per un'Italia in Europa e nel mondo,
vota Forza Italia,
scrivi BUFFONE!!"

Silenzio stampa sul silenzio stampa

Il motivo di un silenzio stampa può essere validissimo, soprattutto se pensiamo che le voci prevalenti erano quelle dei team Cucuzza o Parodi.
Ma perché spendere titoloni, inchiostro, minuti di telegiornali parlando del nulla, e cioè del silenzio stampa? E perché poi aprire dibattiti ad hoc sullo stesso non-argomento?

giovedì 29 aprile 2004

La dura vita del moderatore...

Moderare è un'arte. Già moderarsi è difficile, quando si tratta di moderare altri e conciliare interessi inconciliabili l'impresa diventa ardua.
Soprattutto dopo essersene andati e poi (in successione) essere stati cacciati da un sito (comicissimo, al limite del ridicolo) per le proprie idee, il dubbio di non fare il "lavoro" giusto sorge spesso.
Storcere il naso sul lavoro degli altri è facile. Doverlo fare sul proprio è triste...
E' una situazione personale stranissima e indescrivibile: ho appena deciso di abbandonare per dissidi interni con i moderatori un forum e nel giro di una settimana mi ritrovo moderatore a mia volta...
Esagerazione: è come essere stato incarcerato per aver truccato un bilancio e poi dover stilare il bilancio del carcere...
Commento più realistico: evidentemente mi presento senza volerlo in modo diverso in due situazioni diverse. O forse non vengo capito per le intenzioni che ho realmente.
Lo scopriremo solo vivendo...

lunedì 26 aprile 2004

Neffa - Tavagnasco - 23/04/2004

Campagna del Canavese, Piemonte. Una serata primaverile come altre. Il cielo minaccia e ogni tanto si sfoga con qualche sputazzo di pioggia. L'auto corre veloce tra i campi... pure troppo, non conoscendo la strada. I prati verdi e gli alberi in fiore accompagnano il cammino vano del mezzo su strade sbagliate. Poi, qualcuno, se ne accorge. Dietrofront, omini vestiti da zucca fluorescente, chiesa del Paese, squadretta locale che si allena sotto la pioviggine. E un parcheggio semivuoto. Il cantante Giovanni ha mal di gola. L'organizzazione, che il mazzo se lo è fatto lo stesso, vorrebbe cinque bigliettoni per un concerti di due band sconosciute. La tristezza è tanta, come l'amarezza. L'autostrada verso casa attende, come sempre.
Almeno la pizza mangiata a cena era buona...

lunedì 19 aprile 2004

Chi sarà il mandante di tutte le cazzate che faccio?

I Simpson - Il palinsesto italiano

I Simpson, come sosteneva anche Aldo Grasso in uno dei suoi pochi interventi che personalmente condivido, sono un programma per adulti cammuffato in Italia da programma per bambini.
Li guardano ufficialmente solo i "grandi" o i ragazzi già più cresciutelli, anche se frotte di bambini, che non possono capire i veri significati di questo laboratorio al contrario dell'americanità vanno in giro ruttando e grattandosi le chiappe per imitare Homer Jay, dimostrano che la pratica è diversa dalla teoria.
E l'ipocrisia va oltre. I programmisti, oltre a sapere che il loro programma è visto anche dai più piccoli, tentano di pararsi il culo cambiando il palinsesto nei periodo vacanzieri...
Così, oltre al danno, la beffa: non si ha la programmazione intelligente come in America (anche se USA e intelligenza in questo periodo fanno a pugni...) e non si ha il coraggio di propinare a tutti lo stesso prodotto nelle stesse condizioni.
Scusate se vi ho annoiato...

The Who - The Rock'n'Roll

Gli Who purtroppo sono, tra i grandissimi gruppi del magico periodo dei '60, i meno idolatrati.
Per Beatles e Stones si sono spese (forse a ragione) tonnellate di inchiostro, i Doors sono idolatrati almeno nella persona del leader Jim Morrison, i Pink Floyd sono inneggiati da migliaia di giovani ancora oggi come stra-mega-innovativi e padri del rock più colto, i Velvet Underground vengono riscoperti sempre da più persone come la prima generazione di un rock più deciso; ma per gli Who, che io reputo i migliori sia tecnicamente sia come repertorio e originalità, almeno in Italia (in UK la cosa è parzialmente diversa) non si ha un riscontro nell'attuale generazione, se non tra gli ascoltatori più attenti e tra i migliori conoscitori della musica di qualità...
"I hope I die before get old" era il messaggio lanciato da Pete Townshend negli anni dello splendore, quando gli Who apparivano sui palchi di mezzo mondo con un nuovo metodo di presentarsi e di suonare. Gli Who sono stati i primi Mod. Anche nella musica, l'abito ha cominciato a non far il monaco.
Musicalmente hanno fatti passi da gigante pur non staccandosi come altri gruppi dalla tradizione. La batteria abbandona la parte ritmica per cederla alla chitarra e passare all'improvvisazione e alla parte "melodica". Keith Moon, universalmente riconosciuto come il migliore (o almeno tra i migliori) batteristi di tutti i tempi rivoluziona questo strumento, prima suonato delicatamente da "snob" alla Ringo Starr.
Pete alla chitarra è un portento. Suona roteando il braccio sulle sei corde creando un marchio di fabbrica dibattuto tra le folle dell'epoca.
Roger Daltrey, alla voce, sempre fuori dalle righe, aggredisce la folla con una voce calda, vibrante e sempre in primo piano.
John Entwistle al basso non poteva che stare a guardare.
Won't get fooled again mette i brividi a chiunque abbia vissuto quegli anni, ancora oggi come allora. The seeker è uno dei migliori brani rock'n'roll in assoluto.
My generation è un inno più che generazionale, perché è valido per qualsiasi generazione. Con soli tre brani il gruppo entrerebbe di diritto tra i migliori di tutti i tempi.
Basta aggiungere l'invenzione della rock-opera con Tommy, il capolavoro del periodo post-Mod insieme a Who's next, l'album più maturo per consacrare (non lo faccio certo io, cerco soltanto di ricordarlo a chi se ne fosse dimenticato) la band tra le stelle più brillanti del cielo musicale.

venerdì 16 aprile 2004

Il piccolo principe

Non ho mai capito perché uno dei primi libri che si fanno leggere a mamme e piccini è questo capolavoro di psicologia e filosofia di cui un bambino non può capire niente e una mamma media nemmeno. O al limite può diventare irrimediabilmente apprensiva.
Forse perché è un libro a disegni. Forse perché un qualunque bambino ricorderà a vita che un cappello in realtà potrebbe essere un serpente con un elefante dentro. Forse perché la volpe che vuole essere addomesticata è un buon motivo per inculcare la superiorità dell'uomo sugli animali. Forse perché il Piccolo Principe viene dallo spazio.
O forse, ancora meglio, è il libro ideale per essere soggetto del tipico tema di italiano: "Un libro che hai letto in passato e che hai riletto recentemente: quali differenti sensazioni ha provocato in te" e cose simili.
Sta di fatto che io l'ho riletto veramente più e più volte, addirittura in patois (il dialetto valdostano) ed ogni volta conserva, come un buon disco, lo stesso fascino immutato.

martedì 13 aprile 2004

La sfiga di Savoldelli

Da quando Savoldelli è passato, sulle orme di molti predecessori italiani, al Team Deutch Telekom ora T-Mobile la sfortuna si è accanita contro di lui, non permettendogli di disputare una stagione ai livelli ai quali ci aveva abituato.
Premetto che sono personalmente contrario alla "svendita" (non si tratta di svendita perché vengono pagati fior di milioni) dei nostri campioni all'estero perché si riducono da campioni, anche se magari non completi, a gregari fin troppo di lusso e che non vi è correlazione tra i vari infortuni e la squadra di appartenenza.
Ma non riesco a non chiedermi se forse non sarebbe meglio un ritorno "a casa", per tornare alla tranquillità e all'umiltà e poter puntare nuovamente in prima persona a dei traguardi che non siano soltanto finanziari.

giovedì 8 aprile 2004

America - Enrico Ruggeri Fu Decibel

Parlando di Lou Reed, il grande Enrico Ruggeri ha detto: "A me l'America non piace, ma mi piace chi ne ha colto le incongruenze, da Altman a Bukowski, da Kerouac a Woody Allen a Tom Waits".
Io ci aggiungo pure Moby e qualcun altro e faccio mia questa frase.

mercoledì 7 aprile 2004

Evoluzioni e nostalgia

10 anni (e qualche giorno) fa moriva Cobain.
10 anni fa scrivevamo sul famoso "quaderno di corrispondenza". O, meglio, lo facevano le ragazze della nostra età.
10 anni fa un cellulare non esisteva o se esisteva era costosissimo e enorme.

>> <<

Oggi non ci sarebbe nemmeno un Kurt da vedere morire.
Oggi impazziamo dietro a rapidissime e-mail.
Oggi impazziamo dietro a rapidissimi e futilissimi SMS.

Era: Enel e caldo

Mitico!!
Vagando qui e là, ho scoperto una chicca.
Questo omino prevedeva il black out ben due mesi prima che sia poi effettivamente accaduto.
Porterà grossa sfiga? Avrà tagliato lui l'abero svizzero imputato di tutto?
Paura, eh!!

lunedì 5 aprile 2004

Sanremo e Fiandre 2004

Gare spettacolari, gare difficili, gare piatte da morire.
Lo spettacolo è assicurato comunque dal paesaggio e dalla tradizione, anche se a correrle fossero dei cicciottoni in mutande e canottiera su dei tricicli. La difficoltà è data dalle incognite, soprattutto nel primo caso, piuttosto che dal percorso. Il piattume è invece dato dalla forza e dal controllo reciproco dei grandi corridori, i soli che emozionano il pubblico grazie ad azioni decise e spettacolari, ma che si annullano a vicenda.
Della Milano-Sanremo si è disquisito fino alla nausea. I puristi sostengono che cambiare il percorso sarebbe un'eresia, che si toglierebbe il fascino misterioso di non sapere chi vince fino a 10 centimetri dall'arrivo. Altri, assonnati ormai da anni di arrivi soporiferi fino all'accensione della miccia negli ultimissimi metri, si lamentano per la noia mortale di quella che era fino a poco tempo fa la gara in linea regina del calendario.
Il Fiandre invece è tradizionalmente corsa ostica... ma non ha rispettato le attese quest'anno. Così da dare vita ad un'accoppiata micidiale con la precedente gara di Coppa del Mondo. Fino al Muro di Grammont era in preventivo la solita scampagnata del gruppo all'inseguimento di qualche fuggitivo con poche speranze. E dopo il Muur la gara era già decisa, senza che si capisse bene cosa fosse successo, tantè che il forte tedesco Wesemann si è trovato davanti con qualche secondo di vantaggio, incrementato in discesa grazie all'apporto di due belgi: uno, reduce della fuga, con ben poche energie, Hoste e l'altro, unico in tutta la giornata ad aver proposto un'azione degna di questo nome, Bruylandts.
Sta di fatto che lo spettacolo degli anni passati ce lo siamo sognati. Speriamo nel pavé di Roubaix.

venerdì 2 aprile 2004

MTV - Total Request Live

Trovo TRL un programma interessantissimo.
Insegna a giovani conduttori a barcamenarsi in un'ora di trasmissione senza contenuti, senza nulla da dire e senza sapere nemmeno la metà di quello che viene fatto loro dire. Una specie di "prova settimanale del Grande Fratello" quotidiana, fatta da gente pagata ancora di più degli altri 14 pirla e che dovrebbe avere passione per ciò che fa.
Considerando inoltre che il nulla dei conduttori è colmato dal nulla musicale dei video votati, il prodotto che ne esce è perfetto per tonnellate di teenager del giorno d'oggi.

Categoria #5: lo zimbello

Lo zimbello, a detta di molti, è colui che zimbella.
O forse no.
Sta di fatto che lo zimbello è soggetto a prese in giro senza soluzione di continuità e, quando il 2 aprile si presenta con ancora attaccato il pesce d'aprile sulla schiena, è arrivato il momento di catalogarlo e cominciarne un attento e approfondito studio.
Provare gusto nello sfottere una persona è da malati. Ma non nel caso dello zimbello. In questo particolare caso, sembra talmente naturale adeguarsi alla massa che si arriva a ribaltare la sentenza di psicopatologia.
Il gusto della presa per i fondelli in alcuni casi rasenta l'idiozia, e in casi estremi si ritorce contro chi prende in giro. Casi estremi ma non rari. Sempre nel caso infame del primo aprile, lo sfottente crea solo danni a sé stesso sollazzandosi con un sano scherzo allo zimbello che, pervaso da un'idiozia fulminante, riesce a ritorcere contro allo sfottente l'effetto ultimo del tranello.
Il divertimenti per colui che occupa una parte esterna ai due è assicurato. Volendo arrivare ad una quantificazione, lo zimbello esercita una sorta di effetto moltiplicatore sulle risa del terzo sottraendo involontariamente divertimento allo sfottente iniziale ma aumentando di molto il risultato totale finale.
Come si diventa zimbello è un mistero. Anche peché uno zimbello è inconsapevole di esserlo, e quindi non è possibile analizzarlo che dall'esterno, senza coinvolgerlo. Le origini della zimbellaggine pertanto rimangono velate nel mistero in gran parte dei casi, o sono talmente ovvie a naturali da non apparire evidenti.
Così come è vago l'inizio della zimbellaggine, così la fine è spesso dubbia. Rivalutarsi agli occhi di tutti i propri interlocutori può essere al limite dell'impossibile. E quindi la condanna ad essere zimbello a vita è quasi pendente sulla testa del pirlot di turno.
Pace all'anima sua.

lunedì 29 marzo 2004

111 - I chili di Tiziano Ferro

Dubbio esistenziale:
Sono l'unico ad aver pensato che Tiziano Ferro avrebbe potuto vincere ad occhi chiusi Sanremo con uno qualsiasi dei suoi singoli dall'ultimo album che radio e tivì ci hanno propinato certo più di Masini o Linda?
Evidentemente al dimagrito in questione di un premio pesante come il leone sanremese non può fregare di meno, come dicono gli inglesi.
Bah!

Chichimeca - Aosta - 27/03/2004

Sabato sera, come ogni sabato sera, ho sentito il solito concerto del solito Centro Anita di Aosta, come al solito insieme ad un molto ristretto gruppo di "eletti" (che alla fine sono sempre i soliti, per giunta).
Suonavano i Chichimeca, che ho appreso poi essere sardi (potevano benissimo essere di Saint-Christophe, poi hanno cantato in catalano come ad Alghero, o almeno così ci hanno fatto credere).
Inizio Recensione Bignami
Un rock (se si può definire tale) ricercato, una fisarmonica che stonava un po' nel contesto chitarresco, degli ottimi testi a tratti banali (un banale da patatine e vino, non da sole-amore, quindi ci potevano anche stare).
I cinque erano ben assortiti, con una voce femminile fuori dai canoni e molto "vascheggiante" nella presenza scenica che rendeva al meglio sui brani autoprodotti, un ottimo chitarrista, un buon bassista, un polistrumentista che si alternava tra chitarra classica e la già criticata fisarmonica e un batterista a tratti bonghista.
Alternando testi italiani molto curati e testi spagnoli rivoluzionari (potrei dire di più conoscendo lo spagnolo) e il già citato testo catalano, hanno presentato il loro lavoro Barbari (Chichimeca significa barbari in non so più quale lingua sudamericana) che merita veramente di essere ascoltato.
Fine Recensione Bignami
Inoltre hanno contribuito ancor più ad infittire il mio rapporto misterioso con la Sardegna e il suo mix di culture, lingue e tradizioni. Vivrò bene lo stesso, comunque.

venerdì 19 marzo 2004

Categoria #4: il VIP

Quiz
Domanda:
Di quale di questi reality show saresti il protagonista ideale?
A) Grande Fratello
B) Bisturi
C) La talpa
Risposta:
Nessuno dei tre... A) Non sono scemo, B) Non sono scemo, C) Non sono famoso
Riflessione:
Scemo e famoso saranno sinonimi?

venerdì 12 marzo 2004

Categoria #3: il critico

Come disse il mio amico Edgar Allan Poe, "la maggioranza giudica profondo solo colui che propone tesi in stridente contraddizione con le opinioni comuni". E per contraddistinguere il lavoro di un critico musicale non c'è modo migliore. Staccarsi dalla massa anche a costo di perdere il senno e anche a costo di non condividere ciò che si va dicendo. Per lasciare stupefatto, imbambolato e basito ogni lettore.
Il nome e la fama del critico gli danno la possibilità di stridere con l'opinione comune e non essere sbeffeggiato per le panzane sfornate. E anzi, ottenere consenso incredibilmente e senza una valida spiegazione logica.
Credo che Poe ne sapesse ben più di me, e ha sintetizzato meravigliosamente un concetto per il quale potrei star qui a scrivere per ore. Come dice Enzo Biagi, "spesso in una battuta c'è la sintesi di una situazione o di un carattere; e si può passare alla storia anche con una sola parola, o con una frase felice".

domenica 7 marzo 2004

Mi sapete spiegare...

... cos'hanno innovato quest'anno a Sanremo?

sabato 6 marzo 2004

Categoria #2: il fan

Quella del fan è una delle mie grandi incognite. Il fan, consciamente o inconsciamente, sospende il proprio giudizio per sottomettersi a quello di qualcun altro. Definizione che, nella teoria dell'Organizzazione Aziendale corrisponde a quella di autorità. Il fan si sottomette quindi ad un io più forte del suo, sentendosi sicuro e in un qualche modo protetto.
Così come un fumatore testardo non ammetterà mai la propria "dipendenza" dalla sigaretta, il fan non ammette di pendere dalle labbra del suo idolo.
Idiozia mescolata a incoerenza, mancanza di spirito critico frullata con una buona dose di pensieri superficiali rende il fan una delle categorie sociali tra le più spregevoli. Il fan inconscio è quello più patetico tra tutti. Segue il diktat del proprio idolo senza saperne il motivo, spinto da una forza nascosta sulle orme dell'eroe di turno. Si inchina pateticamente ad ogni opinione dell'ideale ispiratore, ogni parola pronunciata e ogni gesto attuato è manna per la fame di popolarità inversa che il sostenitore cova in silenzio.
(continua?)

giovedì 4 marzo 2004

Afterhours - Hai paura del buio? - 1997

«Chi parla male della musica italiana è ignorante».
In una sola frase si esprime bene un concetto che richiederebbe pagine e pagine di spiegazione. No, non mi dilungherò. Semplicemente è la verità, perché chi giudica la musica italiana guarda al Festival di Sanremo o alle hit dance di Dj osceni. Insomma, solo la scorza di un movimento vivo ma poco conosciuto.
Gli Afterhours, gruppo alternativo (che brutta parola, e cosa sarebbe non alternativo? tutto è alternativo a qualcos'altro... bah!) capeggiati da un genio che qualcuno ha voluto far nascere in Italia e non in paradisi musicali ben più sopravvalutati.
Forse gli Afterhours sono davvero alternativi, anche se non si sa bene a cosa. O perlomeno capeggiano, con la figura ormai mistica di Manuel Agnelli, un ambiente musicale di nicchia per le masse come il Tora Tora e "annessa" casa discografica Mescal di Nizza Monferrato (in realtà è il contrario, ma nella nostra narrazione cambia poco).
Il disco è allo stesso tempo semplice e complesso, velenoso e aulico. È realmente alternativo anche al suo interno, con sbalzi da brani tirati a canzoni calderone contenenti dialoghi e rumori.
C'è molto Dio, in questo disco, con i vari nomi con cui è conosciuto e con cui spesso scandisce i discorsi di chi con Dio ha uno strano rapporto.
A parte ciò, l'album è un susseguirsi di emozioni, come detto diversissime.
Hai paura del buio? è un'intro elettronicheggiante che introduce alla successiva 1.9.9.6. in cui Dio fa la propria apparizione per la prima volta cantato dalla voce graffiante e provocatrice di Agnelli. Dopo l'anno bisestile, un altro rocckettino dal testo tagliente in cui questa volta fa capolino l'antagonista di Dio: Male di miele ha, come nelle intenzioni, uno strano sapore all'ascolto. Rapace parte lenta e poi si getta a capofitto in un ritornello dal cantato trascinato molto Litfiba (degli anni d'oro, s'intende). La successiva Elymania, sincopata ma schitarrante, è una delle chicche del disco.
Pelle e Dea (ancora Dio, per la cronaca...) sono le perle del disco, mentre Senza finestra è molto sperimentale e "sembra quando ero bambino" entra in testa e non abbandona più l'ascoltatore in un crescendo di distorsioni.
Simbiosi è un medley di suadente voce e dialoghi psico-campionati.
Voglio una pelle splendida è spettacolare, ancora Dio è in "bacia il colpevole se dice la verità" e in altri versi del testo ermeticamente dissacrante.
Terrorswing è uno strumentale urlato.
Lasciami leccare l'adrenalina è in parte adrenalina pura e in parte terrore da "mannaggia-mi-si-è-rotto-lo-stereo!!"
Per arrivare a 19 brani, tutti penseranno a qualche riempitivo. E in effetti, tra qualche pezzo riuscito meno degli altri, risalta Sui giovani d'oggi ci scatarro su, nel pieno spirito dell'album.

Tracklist:
01. Hai paura del buio?
02. 1.9.9.6.
03. Male di miele
04. Rapace
05. Elymania
06. Pelle
07. Dea
08. Senza finestra
09. Simbiosi
10. Voglio una pelle splendida
11. Terrorswing
12. Lasciami leccare l'adrenalina
13. Punto G
14. Veleno
15. Coem vorrei
16. Questo pazzo mondo di tasse
17. Musicista contabile
18. Sui giovani d'oggi ci scatarro su
19. Mi trovo nuovo

Visto che tutti parlano male di Sanremo... 2

... io vado controcorrente e ne parlo.

Simona Ventura: meno impostata di ieri, ma ancora lungi da poter essere chiamata conduttrice
Gene Gnocchi: in serata no, insofferente, vaga per palco e sala stampa e spaccherebbe tutto...
Paola Cortellesi: grandiosa
Maurizio Crozza: chi l'ha visto???
André: insignificante
Adriano Pappalardo: ah ah ah... non ho mai riso tanto...
Mario Rosini: inclassificabile
Massimo Modugno: classica canzone festivaliera
Omar Pedrini: anche se lontanissimo dai tempi Timoria, bel brano
Daniele Groff: ottimo brano, almeno si sente buona musica
Linda: Gran voce, testo banale
Piotta: gran testo, un po' troppo Eminem
Bungaro: bel brano ma noisissimo... Un Dalla-Concato

Renis e soci hanno puntato sulle canzoni scegliendo brani penosi, se ne salvano 4-5 che verranno dimenticati però in fretta. Aggiungo che Del Noce e Vespa erano soddisfatti per gli ascolti, anche se negli ultimi anni soltano Baudo l'anno scorso ha fatto peggio... Viva l'ottimismo.

mercoledì 3 marzo 2004

Visto che tutti parlano male di Sanremo...

... io vado controcorrente e ne parlo bene se non benissimo.

Simona Ventura: tra urletti e ascellate, un abito di paillettes da 125.000 € che la rendeva "modello tubo di fogna", dà ritmo alla serata più che ad una festa di paese ma meno di Pippo Franco al Bagaglino.
Gene Gnocchi: Strappa sorrisi pur non rendendosi conto che il pubblico di Sanremo non è quello della domenica pomeriggio
Paola Cortellesi: Grandiosa, la migliore cantante del Festival insieme con Elton John, riesce soprattutto a far ridere di gusto soprattutto nel collegamento dalla "giuria popolare" anche se il ritmo blando dettato da Simona e dal pubblico dormiente permette di capire prima e rovinare ogni battuta.
Maurizio Crozza: Grande, e soprattutto grosso. Ha poco spazio però. Che contraddizione.
DJ Francesco: Ucciderò le ragazzine che canteranno la sua ignobile canzone.
Veruska: speriamo nella seconda donna per sentire una voce degna di un'ugola femminile...
Andrea Mingardi: originale l'idea, un po' meno la musica
Mario Venuti: me lo sono perso, ma credo si sarebbe salvato
Neffa: uno swing lento, classe e persino intonazione, alla faccia del fratello puntiglioso
Paolo Meneguzzi: Si autoplagia con una canzone dal testo banalissimo e dal ritmo dell'orrenda Vero-falso
DB Boulevard: Argh! Una statuina con loro al basso che costa alla RAI metà budget del Festival serviva proprio?
Stefano Picchi: forse si salva il testo, anche se affronta un buon argomento scadendo troppo spesso nel banale
Danny Losito: così come Wyman, le Las Ketchup che ci stanno a fare?
Marco Masini: un plagio all'ultimo Williams, Striscia si scatenerà
Morris Albert: Mietta fa qualcosa di buono, ma la canzone è la classica retrò stile Sanremo.

In conclusione, penso che negli ultimi anni abbia fatto peggio solo la Carrà. Rimpiangere Baudo è strano, ma è vero...

lunedì 1 marzo 2004

Categoria #1: il Professore di Diritto

Un Professore di Diritto lo si riconosce lontano un miglio. Non ha quel fascino che mischia snobismo e stile manageriale dell'insegnante di materie aziendali, non possiede quella capacità di essere sempre volutamente sconquassato del professore di materie economiche, e non ha nemmeno quella serietà pomposa del docente di materie matematiche.
Nella mia (triste a dirsi) quasi decennale esperienza scolastica con il Diritto in tutte le sue forme, ho spesso trovato sulla mia strada personaggi pelomeno caratteristici (per non dire di peggio, loro sanno bene come fare querela...).
I docenti di diritto mantengono un atteggiamento serio in ogni situazione. È terribile vederli scompisciarsi ridendo, lo fanno comunque con serietà finendo per rendersi ridicoli e buffi. Anche nel modo di vestire lo stereotipo viene rispettato: ostile ad ogni moda (fattore positivo) ma ostile allo stesso tempo ad ogni stile. Abbina con nonchalance occhiali anni 60, dolcevita e giacca militareggiante. Si combina in maniera che nemmeno il peggior stilista saprebbe fare di meglio. Colori che non fanno a pugni, si accoltellano addirittura tra loro. E i capelli, il più delle volte non sono da meno.
Lo stile della lezione è, non esiste termine più appropriato, palloso. Mentre un economista divaga molto distraendo ciclicamente l'aula e un matematico fa battute insulse sulla propria materia per renderla dolce anche a chi la odia, il giurista non ha il minimo pudore di ammettere che la propria materia, in quanto puramente nozionistica, non è sostenibile per ore e ore senza pause e certamente non diventa interessante per tutti. L'amore per il proprio insegnamento li porta a credere tutti esperti di dottrina e legislatori nati, credendo sadicamente che ognuno ami alla follia la loro materia e la affronti addirittura con il sorriso sulle labbra. Ovvio.

domenica 29 febbraio 2004

29 febbraio

Un intervento fatto oggi varrà per i prossimi 3 anni. Quindi scriverò senza dire assolutamente niente come fanno i grandi editorialisti, ma occuperò questo spazio per non sprecarlo e soprattutto per non cederlo ad altri (anche se qui non dovrei cederlo a nessuno).
Quindi millanterò le mie conoscenze sulle arcane tradizioni esorcizzando demoni con formule magiche studiate per l'occasione di questo misterioso giorno nato dagli errori di un calendario che si credeva perfetto e battezzato da Dio.
Inoltre sottolineerò i fatti perlomeno sconvolgenti accaduti in questa data malefica e compatirò velatamente questi poveri imbecilli nati in un giorno maledetto dagli dei.
Poi proseguirò con una carrellata di fattacci scabrosi e con le maldicenze popolari più nazionalpopolari e leggendarie di questo mancato inizio marzolino.

Ma non lo farò per un minimo di decenza.

sabato 28 febbraio 2004

Simbologia

- Senza parole -

Dobbiamo per forza impazzire anche noi?

Programma per la giornata: degustazione di prodotti ittici della costa adriatica e gara di velocità su rottame.
Sulle piste da sci valdostane non sanno più che cosa inventarsi per attirare turisti, e ricorrono agli espedienti più "alternativi".
Pazzesco.
Pare logico chidersi se il turista viene in questa bella valle per vedere le tradizioni locali e gustare i prodotti della terra e della montagna o per assaggiare il pesce di Rimini? E inoltre ancora è normale domandarsi che attrattività può avere una gara su pista da sci per rottami? Evidentemente dopo lunghi calcoli e congetture si è arrivati alla conclusione che nella diversificazione dell'offerta turistica serve anche questo.
Per altri, quelli forse che fanno meno congetture e puntano di più alla pratica, invece, servirebbero palazzetti dello sport, piscine, discoteche e strutture per i giovani, clientela che è subito stanca di un ingrediente e tende a cambiare in fretta, senza remore psicologiche. E certamente nei prossimi anni, se non ha trovato un'accoglienza su misura, sceglierà la concorrenza di stazioni sciistiche più moderne o cambierà addirittura settore per puntare su una vacanza marina anche in inverno.
La clientela tradizionale ama le peculiarità del territorio, della gastonomia, del folklore. Ma sinceramente del pesce e dei rottami non gliene può fregare di meno. La clientela nuova (spesso giovane) ama le stesse cose degli abitués, ma non vuole rinunciare agli svaghi e al divertimento di tutti i giorni.
Diamoglielo, caspita... Non pare una cosa impossibile o fuori dal mondo...

Povero Silvio

Povero Silvio!!! Anche lui soffre, non è capito dagli italiani. È sceso in campo e noi ingrati non riusciamo a capirlo. Lui è un uomo buono. Così Antonio Cornacchione scrive un libro per farlo entrare in testa anche a noi comuni mortali che ci ostiniamo a sostenere il contrario. Silvio fa le corna ai suoi amici Premier, ma perché è un burlone. Silvio si fa il lifting, ma perché è proprio come noi.
Dopo l'esperienza a Zelig e una collaborazione con Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Cornacchione è approdato come "amico di Silvio" quest'anno alla nuova trasmissione su "tempo e tempi" di Fabio Fazio Che tempo che fa.
Nato come contraltare a quel comunista d'un Fazio, il personaggio si è via via affermato come spalla di Silvio e amico/nemico di Bondi, il portavoce di Forza Italia, ripercorrendo settimanalmente le gesta del Presidente in convention, cene di partito, lettere agli italiani, impegni istituzionali e vita privata.
Ora tutto il materiale scritto con gli autori del programma (in particolare Marco Posani) è raccolto in un libro, che viene riassunto ottimamente già dal titolo. «Povero Silvio».

Poveri noi...

venerdì 27 febbraio 2004

Quando il cantante Giovanni vincerà a Sanremo

«Al festival di Sanremo avrà il primato della brevità, con un pezzo swing di appena due minuti, Bignami d'una indubbia padronanza musicale.»
E Neffa ribadisce. «Vado lì a comunicare che la mia musica è divertente, ma è anche un'arte: troppo spesso la vedo trattata come un gadget per le patatine».
Passato dalla batteria al rap allo swing, senza mai dimenticare le sue vere origini e quindi arrivando ad una musica che è la somma, se non il prodotto, di tutto questo, Neffa è stato scelto per il Festival decadente della canzone italiana. Fin qui tutto bene.
«Una dedizione alla musica totale che si è concretizzata nella hit "La mia signorina
Che crudeltà, che tristezza, che ingiustizia essere etichettato per sempre come quello "della signorina".
Uno dei misteri dello scio-bisnes: la carriera di un cantante deve essere sminuita e l'artista ricordato per una sola canzone. Diciamo pure, iperbolicamente, che un artista si rovina con le proprie stesse mani quando lancia una canzone che diventa un tormentone. Per sua sventura ha scritto una hit che lo ha lanciato al grande pubblico e non è tutto: lo ha reso possibile perla in una rassegna canora di semisconosciuti o quasi. Un salvagente per un festival nato male checché ne dica l'organizzazione. E per questo gli è stato affidato il non facile compito di cantare, nel galà prefestivaliero, Nel blu dipinto di blu. Una di quei compiti che, se non sono un Artista con la A maiuscola preferisco sbolognare ad altri.
In bocca al lupo Giovanni. Un nuovo successo renderebbe giustizia ad un lungo percorso musicale, banalmente ricordato soltanto per un'estate magica.

giovedì 26 febbraio 2004

Ormai se non hai un blog, non sei nessuno

Quindi, andando controcorrente, chiudiamo il blog.
Anzi no...
Adesso è di moda chiudere un blog. Se non chiudi un blog non sei nessuno.
Quindi andiamo controcorrente, teniamo aperto il blog.
Anche perché abbiamo aperto l'altro ieri...
Plurale majestatis, di voi altri me ne frego.

Retorica e scontatezza

Porcaccia la miseria che tristezza che mette leggere gli altrui blog... Ho fatto un salto, e a posteriori me ne sono pentito, in alcuni altri "diari" online. Beh, è un florilegio di banalità condito di paroloni inglesi che fanno da contorno insipido.
Il segno nella rete. Prova Prova Prova. Posso sfogarmi perché ne ho bisogno e non so come farlo in altro modo. Ci sono anch'io. Non ho tempo da perdere per starci dietro (ma se pensi che sia tempo perso, cosa lo apri a fare, miseriaccia??)
E le poesie. E le foto. E il 4 novembre 2002 dico "finalmente ho un blog", ma finora non ci ho mai scritto e quel finalmente perde significato. E l'emozione del primo blog. E non ci sarà nessun filo logico, lo dico subito. E vi spiego i motivi per cui scrivo: bene, interessante, bravo, ma poi non hai mai scritto nulla. E com'è bello sapere che in tanti in questo momento mi stanno leggendo...
Insomma, ne esce un quadro perlomeno sconcertante di incostanza, incoerenza e manifesta deficienza degli utenti del net. Ed è anche la prova stupefacente di come il web sia preso sottogamba e molte delle sue risorse buttate nel cesso, con tanto di sciacquone scrosciante.
Spero vivamente di essere stato sfortunatissimo, spero esistano blog molto attivi di cervelli fiorenti con idee interessanti e più voglia di fare. Demose da fà, l'ha detto anche una persona importante che tanti disprezzano...

«Non lo faccio nemmeno se lo dice il Papa Carol»

Un Papa lavoratore.
Forse non lo sento distaccato come molti vecchi pretacci che storcono il naso ad ogni novità. Sta di fatto che provo ammirazione per un uomo semplice che ricopre un incarico più grande di lui.
Questo intervento nasce dal fatto che il Papa, in udienza, ha parlato burlescamente in romanesco, lasciando di stucco cardinali saccenti e romani sfottenti...
Il titolo è una frase che dice sempre scherzosamente un mio amicone...
«Demose da fà», «Volemose bene». Due frasi semplici, ma che pronunciati da un polacco più-che-poliglotta hanno suscitato l'ilarità generale di un'austera aula vaticana piena per l'udienza dei parroci romani.

mercoledì 25 febbraio 2004

Una bandana, un gesto

Stile e classe non sono doti di tutti...
In questi giorni di lutto nel ciclismo per la scomparsa prematura del grande campione le reazioni si sono susseguite incalzanti e sono state tutte differenti. Una in particolare ha colpito tutti: la bandana di Bartoli. Un piccolo ma concreto gesto per manifestare agli altri un sentimento di vuoto interiore, sincero.
«Viareggio. Nel gruppo che parte per la prima tappa del Giro della Provincia di Lucca non c'è la voglia di scherzare dei giorni migliori.» Come ormai da molti giorni, dopo la scomparsa di Pantani, le parole si sprecano a tonnellate. La notizia ha sicuramente scioccato tutti, ma l'atteggiamento non sembra cambiato di molto: smaltita la sentita e iniziale tristezza, bisogna cercare di tornare alla normalità.
Ma questa mattina, in gruppo, Michele Bartoli evidentemente non la pensa così. Indossa una bandana gialla, il simbolo del campione di Cesenatico, e attira le attenzioni dei media su di sè. Certamente l'intento del pisano non era questo. Michele, come la maggioranza del gruppo, amava il Pirata e lo difendeva, e le sue dichiarazioni dopo la scomparsa di Marco erano state tra le più toccanti.
Un semplice gesto: indossare la bandana ha dimostrato una volta di più la classe di alcuni e la mancanza di tatto di altri (tra cui la stampa)...

martedì 24 febbraio 2004

Il muro di John Lennon

Come un muro possa essere affascinante è alquanto inspiegabile. Uno squallido muro, come tanti, che i giovani praghesi hanno trasformato in un tempio dell'occidentalità all'aria aperta. Può essere definito a ragione il più famoso murales del mondo, anche se nella realtà non esiste.
Infatti la sua fama lo porta ad una sorta di autodistruzione. Rovinato e firmato a più mani, deve essere ciclicamente ridisegnato, e ogni volta gli "artisti" di strada lo fanno in modo differente.
Situato a Malá Strana (Quartiere Piccolo) di fronte all'ambasciata francese e a due passi dalla Moldava, è apparso in una notte del 1980 dopo l'assassinio di Lennon a New York City.
La scritta che appariva originariamente sotto il faccione di John ("Voi avete Lenin,lasciateci il nostro Lennon") ha alimentato la leggenda metropolitana secondo cui il dipinto fosse opera dei giovani hippies, guardati con sospetto dalla polizia socialista.
In realtà l'opera dovrebe essere di un giovane messicano, ma il mistero che accompagna queste opere clandestine è sempre fitto e intrigante.
Purtroppo il muro, per la sua "sacralità", è divenuto il banco di prova per giovani writers provenienti da tutto il mondo e attratti dal fascino di questo angolo, di una città già molto affascinante senza la necessità di nuove attrattive moderne. Ne esce un delirio di scritte e graffiti che rovinano l'originale, ma che fanno sì che l'opera sia in continua evoluzione, grazie all'apporto ogni volta di persone diverse, provenienti da chissà quale angolo del pianeta.
Ogni anno, l'8 dicembre, nell'anniversario della morte dell'ex Beatles, fans di ogni età e di ogni provenienza si ritrovano davanti a questo "santuario" per commemorare il loro idolo a lume di innumerevoli candeline.

La mia città

La mia piccola e vecchia città...
Piccola città eterna, direbbe il vecchio Luciano da Correggio.
Piccola città di merda invece è quello che si sente dire da stuoli di ragazzini spocchiosi che il sabato sera escono di casa credendosi padroni del mondo ma padroni, per citare ancora Ligabue, di un posto che tanto di giorno non c'è.
Forse ho già superato l'età in cui ci si lamenta di tutto credendo più verde l'erba del vicino, o forse mi sono sempre saputo accontentare al meglio di ciò che mi propinava la Vallée. Sta di fatto che non mi sarei schiodato da qui nemmeno a cannonate, e sentire certi commenti mi ha sempre lasciato perplesso.
Certo, una cittadina come Aosta, con 30.000 abitanti 30.000, non fornisce le alternative di svago che offrono città più grandi e meno provinciali (soprattutto come mentalità), ma è da veri idioti lamentarsi invece di godersi quel poco che c'è.
Le alternative sono poche: pochi locali, pochi luoghi di ritrovo per giovani, e dopo un po' la stessa minestra stanca. Ma anche se venisse proposta la più grande iniziativa del mondo, la riposta sarebbe piatta o quasi nulla, data l'abitudine ad accantonare tutto perché è il solito brodo riscaldato.
Sabato sera, ho assisitito al Centro Anita, con i miei fidi amici che apprezzano il rock, ad un concerto dei milanesi Strivol, giovane band ska (che non è assolutamente il mio genere e che anzi poco tollero): il pubblico era formato da pochi elementi (si contavano 50 persone, forse vedendoci doppio...), pochi si muovevano seguendo i suoni che i 6 o 7 elementi diffondevano. La neve, caduta abbondante in pomeriggio, e soprattutto la routine (all'Anita c'erano state le selezioni regionali per Arezzo Wave con 4 sabati di pienone) avevano tenuto tutti lontani dal concerto se non addirittura a casa.
Quindi si penserebbe subito ad un fiasco: invece no. La band, che interagiva molto con il pubblico (e con un elemento fra tutti, una persona "particolare" e quasi folkloristica) si è divertita a suonare per un pubblico vivo e che reagiva ai loro stimoli.
Si sono stupiti di questo fatto, che dicono peculiare delle piccole città («a Milano non avrebbe ballato né tantomeno applaudito nessuno»).
Possibile? Passare più tempo a lamentarsi ed ad invidiare le altre realtà piuttosto che costruire effettivamente qualcosa? Era sufficiente la presenza. Ma da queste parti si è già talmente prevenuti per l'insuccesso di una serata che non ci si sforza nemmeno di uscire di casa.
Questa è la mia città. Scusate se la amo, scusate se spesso non capisco chi la abita.

Perché?

Perché ci sono cascato anche io se nemmeno so cos'è un blog??? Il fascino misterioso del web...
«Chi disprezza compra», dicono molti.
«Per fortuna non ho sborsato manco un centesimo», dico io.
Bah, che dire oltre alle solite banalità... Potrei dire che sono interessato a capire il linguaggio HTML e questo può essere un buon banco di prova. Posso dire che mi piace scrivere e raccontare, ma non so a chi farlo e quindi mi illudo che qualcuno possa leggermi. Posso dire che ho tempo da perdere, ma non è vero perché riesco sempre a malapena ad arrivare al termine della giornata finendo ciò che mi tocca.
Vedrò se sarà un'esperienza importante per me e la potrò condividere con qualcun altro su questo pianeta che si è bevuto il cervello...Saluti cretini!!