giovedì 16 settembre 2004

Miti moderni - bis

Per riprendere il discorso lasciato a metà nel post precedente, chi meglio di Arthur Fonzarelli potevo scegliere tra i miti di un'epoca (quella sì) irraggiungibile...
Abbordo il tema del mito divenuto tale grazie alla morte. Nessun discorso più squallido è mai stato udito da un essere dotato di un barlume di intelligenza. Kurt da Seattle è morto, è divenuto mito.
Jim da Melbourne e Jimi da Seattle, pure lui (Luciano da Correggio cantava "La forza della banda è nello star lontani / dai posti in cui son stati Brian, Janis, Jim e Jimi" - sto aprendo troppe parentesi) sono morti giovani e sono divenuti miti. Il Pirata Marco è morto giovane, è divenuto mito. Ovviamente si fanno sempre esempi parziali e soltanto a sostegno della propria delirante tesi.
Henry Winkler, il Fonzie di Milwakee, è un mito riconosciuto dell'iconografia anni 60 americana. Eppure è ancora vivo e vegeto. Il successo lo ha lasciato, ha interpretato qualche particina qua e là in film di serie B. È stato produttore esecutivo di Mac Gyver. Scommetto che non lo sapevate...
Eppure il mito c'è, ogni suo passaggio in TiVì riscuote successo e rievoca un'epoca passata. Forse miti di questo tipo non se ne vedranno più. O chissà. Magari i nostri nipoti avranno come mito rappresentativo degli anni 2000 Luke Perry (azz... questo esempio non regge... non lo ricorda già più nessuno adesso...) o lo sconosciuto Costantino (il Taricone post-Taricone... e a proposito, anche il palestrato filo-Dini doveva restare per sempre nell'immaginario collettivo, ma così non è stato).
Un mito nasce e si alimenta in base all'inconscio delle masse. È un fenomeno inspiegabile, o spiegabile solo in parte. È più facile pronosticare che Kerry si prenderà una scoppola da Bush, ovvio segno della malattia della democrazia americana, che prevedere un nuovo mito al posto della Barbie.
Che discorso idiota...

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