lunedì 5 giugno 2006
La tristezza del "figlio di ..."
Un "violento" botta e risposta sulle colonne della "Stampa" sezione valdostana tra un giornalista RAI autore di un saggio sul federalismo in Valle d'Aosta e un esponente di un partito di estrema destra assurge agli onori della cronaca su 12vda. Non entrando nel merito della vicenda per correttezza (non avrebbe nemmeno dovuto farlo Borluzzi, l'esponente del partito di destra succitato), perché non sono a conoscenza del libro , né nel suo complesso, né nei temi generali trattati. L'unica riflessione che mi viene alla mente, è l'estrema tristezza del solito discorso "tal dei tali è figlio del boss" (del partito, in questo caso) e "non sono pensieri suoi, ma diktat dall'alto".
Fosse anche vero (e nella fattispecie, potrebbe esserlo), a che pro sottolinearlo nella discussione? I "figli di..." sono o non sono essere senzienti? Se esprimono un parere, ne sono responsabili, non ne è responsabile il padre famoso o la madre starlette.
Sarebbe come dare la colpa ad Alain Ellkan delle vaccate fatte da Lapo.
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