mercoledì 27 febbraio 2008

Italia di merda

Pippobbaudo ha appena detto che il festival di Sanremo ha fatto flop perché «è il conflitto fra la tv di qualità e l’Italia di merda». Dunque, io che non ho guardato il festivalone, faccio parte dell'Italia di merda, assieme a tanti di voi, la maggioranza.
Pippobbaudo, Pippobbaudo... forse sei un visionario che riesce a giudicare la compattezza e la qualità di un Paese in base all'indice di ascolto di un carrozzone per vecchi bavosi come Sanremo, e noi, poverelli, non cogliamo questo tuo dono di natura, dando maggior peso, a torto, a sociologi e psicologi catodici qualunque (Crepet, mica bau bau micio micio). Insomma è colpa nostra, che preferiamo spegnere la televisione piuttosto che vedere una Guaccero (a prescindere) o un Chiambretti (ingabbiato in una prima serata istituzionale Rai). Forse siamo noi, poverelli, che non capiamo che la musica la dobbiamo sentire in tv, fatta con un'orchestra vera e tante paillette, e mica ascoltarcela quando ci pare nei nostri squallidi mp3, dove i fiati sibilano e i timpani (che su Toto Cutugno, ci vogliono sempre) rimbombano.
Pippobbaudo, in tv, a noi poverelli, ci eri rimasto solo tu!! Nazionalpopolare, riformista-conservatore, comunistdemocristiano, facevi andare d'accordo tutti, da sua maestà Del Noce alla casalinga di Voghera. Adesso, di soppiatto, vorresti che noi poverelli capissimo che Sanremo è tv di qualità? Non puoi chiederci così tanto, è oltre le nostra facoltà intellettive.
Cosa ti ha portato a questa richiesta così sciagurata? Cos'è accaduto, confessalo: forse la Guaccero è entrata di soppiatto in camera tua, stanotte, tentando di recitare qualcosa di Albertazzi? Sarebbe un trauma più che sufficiente per mandar fuori di testa un Pippobbaudo qualunque.
Apriti a noi, e ti saranno perdonate tutte le colpe

Finalmente l'ha capito...

«Cari amici [amici?, nda], la scarsa disponibilità, registrata da parte dei destinatari delle mie "lettere", a discutere nel merito i problemi sollevati e la totale assenza di senso dell'humour da parte degli interlocutori, mi portano a ritenere del tutto inutili le mie esternazioni. Romano Dell'Aquila, Aosta».
Cioè, questo qui per mesi ci fracassa i maroni (a noi tutti lettori valdostani della Stampa) proclamandosi devoto del PD, salvo poi scoprire che con il PD non c'entra nulla, e poi si accorge - da solo - di aver fatto per mesi cose inutili... c'è ancora una speranza per la razza umana. Se bastano 4-5 mesi e una ventina di scritti per capire una cosa... c'è ancora, veramente, una speranza per la razza umana.

martedì 26 febbraio 2008

L'inizio della fine #15 - Mille!!! (come diceva l'ingegner Cane)

Dopo aver distratto tutti con una campagna elettorale dall'onda luuuuuuunghissima, ognuno fa quel che gli pare a proprio favore. Milleproroghe, e io pago.

Sanremone

Gli anni scorsi, paragonavo Simona Ventura a Pippo Franco, parlavo di gag da latte alle ginocchia tra Bonolis e la Clerici e svicolavo (pur senza meriti) da una possibile giuria popolare. Quest'anno dico, senza aver visto un minuto di prima serata e senza aver sentito una canzone, che se vincesse Frankie Hi-NRG MC la metterebbe in quel posto a tutti. E lo strameriterebbe, come un perfetto fiore sulla tomba del festivalone

lunedì 25 febbraio 2008

Ci si legge tra un paio di giorni...

... sto leggendo il programma del PD.

venerdì 22 febbraio 2008

Oggi ho visto un grande obeso

A Milano, alla Feltrinelli del Duomo. Carlo, un mito.

giovedì 21 febbraio 2008

Attitudini politiche #02

Annunci bugiardi, ripresi a tutta pagina: Bondi, non sarà candidato chi ha procedimenti penali in corso. Tutti ci credono, parlano di svolta. La gente della strada sospirerà: "finalmente". Poi, ecco la postilla bondiana: "esclusi naturalmente quelli che, come sappiamo, hanno un'origine di carattere politico". In pratica, a discrezione dell'imputato: che si dichiara, per tradizione, sempre innocente e perseguitato.

mercoledì 20 febbraio 2008

Il pericoloso precedente

Mi verrebbe da dire: «Quale precedente? A 'ste cagate, cara Onu, ci eravamo abituati da un pezzo!!»
Nell'immagine ©manomano, Messer Mariotto Borghezio in cravatta d'ordinanza all'ultima fiera di Sant'Orso, Aosta

Odi et amo, come dice Catullo. Ad Aosta, a tutto Beatles

Duemila dischi, centoventi magliette, quattro casacche originali, quattrocento novantaquattro memorabilia, decine di autografi, quaranta locandine di film. I numeri sono puramente inventati, ma danno l'ordine di grandezza dell'evento. Una mostra con doppia sede espositiva farà impallidire Liverpool nel confronto con Aosta, che per cinque mesi ospiterà a corollario una serie di iniziative musicali, cinematografiche e popolari sui Beatles.
Il più grande gruppo pop-rock della storia ha invaso la città: il museo archeologico percorre tutta la carriera dei quattro (soltano come quartetto e non come solisti) in una ventina di spazi, articolati in maniera varia; il centro Saint-Bénin ospita invece l'angolo cinematografico, con un omaggio ai (brutti) film dei baronetti.
Tutto molto bello, ma anche dopo due mesi, non mi convince... Ummh... Eppure i Beatles li amo, più di ogni altro gruppo. Forse però sono una cosa intima, indipendente dalla grandezza e dal numero di gadget esposti in un museo.

Nell'immagine ©manomano, un'installazione di capelli beatlesiani

Curzio Maltese - I padroni delle città - Un libro anti-qualunquismo

I padroni delle città smonta i luoghi comuni più cari alla "politica da bar" e all'antipolitica. Non «E' tutto un magna magna» e «Destra e sinistra, uguali sono» soltanto a Roma, nelle stanze del potere. In provincia il colore politico conta come un nano su un parquet della pallavolo: è folklore, ma poco altro.
Curzio Maltese, komunistaccio di Repubblica, percorre un viaggio da sud a nord tra i principali capoluoghi italiani, raccontando dove sta il potere in ognuno di essi. Potere che spesso non sono politica e religione, come ci fanno credere sempre i politici e i religiosi stessi, ma è un puzzle di economia, finanza, società e cultura.
Maltese, nell'introduzione, premette di aver ricevuto le inevitabili tonnellate di critiche per ogni sua tappa, da gente che voleva dire la sua, da amministratori che lamentano l'assenza di riferimenti "al bel mare" o la cattiva mano del cronista calcata proprio sulla criminalità sopita o sul malaffare divenuto ormai abitudine. Anche la stampa, soprattutto quella locale, nelle varie tappe si è scagliata contro "lo straniero in patria" che "viene qui, sta due giorni in un albergo di lusso e pretende di capire meccanismi decennali e consolidati".
Ma il quadro che ne esce, è verosimile e realistico. L'ho toccato con mano, leggendo con cura particolare i capitoli dedicati ad Aosta e Milano, città che ho vissuto, e a Torino, Genova, Firenze, città che ho conosciuto (per le altre, fare il turista disinteressato un paio di volte non basta per poter dire che si conosce una città).
Leggendo, sembra di viaggiare. Ogni città è ben caratterizzata, non manca mai un riferimento emotivo (odori, sapori, colori) e un inquadramento generale, ma si arriva rapidamente al nocciolo delle questioni: i problemi sono inquadrati rapidamente, ma con profondità. A portarli all'occhio del cronista sono la politica (maggioranza o opposizione, comune o provincia poco importa), l'imprenditoria, la solidarietà, la classe operaia o quella borghese-colta. Ne emerge un quadro in cui spicca la capacità della società italiana, composita e frammentata, di aver dato il meglio di sé in mille maniere diverse, e di aver dato il peggio di sé sempre nella stessa maniera: la sete di soldi, la corruzione, l'etica dimenticata.

Curzio Maltese
I padroni delle città
Feltrinelli, Milano, 2007
Euro 14,00

martedì 19 febbraio 2008

Ho ricevuto un avviso di garanzia...

Ricevo in mail e pubblico:

"Sei indagato!!!
Cerca di nascondere subito tutto, e fai veloce!!! il tuo nome è comparso questa mattina
insieme a quello di altri 150 indagati sul sito del CAFF di Roma. Controlla tu stesso
sei nella lista di gennaio, il sito è questo Xyx

P.S. In ogni caso io non esisto mi raccomando, non fare mai il mio nome!!!
Mauro Biffi"

La scelta dell'immagine è puramente casuale (per la gioia di qualcuno)

Update: La notizia si è diffusa: La Stampa, Corriere della Sera, La Repubblica

lunedì 18 febbraio 2008

La ragazza è forte e reagirà

Potevo scrivere che, all'inizio, avevo capito che gli americani si erano scandalizzati perché Gisele aveva bevuto un alcolico in diretta tv. Orrore, dopo le tette fiuriuscite negli scorsi anni, il Superbowl avrebbe trasformato i bambini americani in ubriaconi molesti, dopo che la crescita gli si era fermata per aver visto le intimità di Janet Jackson.
Ho capito soltanto dopo che la polemica era nata patriotticamente tra il vino, snob e francese, e la birra, rude e yankee: Gisele poteva anche stramazzare al suolo per i fumi dell'alcol in diretta tv, ma doveva farlo con una Miller, o meglio una Bud...

Bene, tutto questo pourparler finirà presto. Scrivo comunque per comunicare alla gentil pulzella che, se avesse mai bisogno di una spalla su cui disperarsi, noialtri siamo tutti qui: vino, birra e pure sanbitter, sono pronti... Li mescoliamo anche, se serve...

PS: non si capisce perché, per raccontare questo dramma, i quotidiani abbiano utilizzato tutti le foto della sfilata qui sopra...

domenica 17 febbraio 2008

Roberto Saviano - Gomorra - Economia della questione meridionale

Scrivo di un libro che ho finito di leggere da un po', ma del quale ho sempre rinviato la mia consueta breve recensione. Ho un altro paio di libri che ho saltato, rimedierò nei prossimi giorni.

Poche opere possono vantare l'apertura di un filone, di esser state precursori e lungimiranti. Dopo che per mesi la critica si è affannata a inquadrare il romanzo-saggio-inchiesta, interrogandosi senza trovare una definizione per classificarlo, Gomorra ha proseguito per la sua strada: vendendo e facendosi leggere. Gli scritti sull'argomento si sono moltiplicati, sulla scia della prima volta. La prima volta in cui le parole giuste sono arrivate al grande pubblico, il via alle danze: nuove bocche, nuove lingue che si animano d'improvviso dopo aver rotto il tabù, la verginità nel raccontare la camorra.
Camorristi manager d'assalto, ma con il basso profilo del borghese riservato e l'etica del vecchio west: stellette contro pistole, ma con moderazione per non farsi sentire troppo. Camorristi descritti in modo diretto, con uno stile neutro e "basso" che lascia ampio risalto al contenuto, ai fatti che vogliono essere raccontati, che devono poter arrivare a tutti.
Gomorra non è un romanzo, non è un saggio: è un manuale di economia. Un compendio di economia reale, di azienda e ambiente competitivo, calato nella realtà particolare del meridione italiano. Un punto di partenza per modificare l'approccio con il made in Italy, con la questione meridionale, con la malavita organizzata, con la politica e la casta (concorrenti in classifica per mesi, Saviano e Stella parlano di due facce della stessa medaglia).
Perché leggerlo? Per capire. Perchè chi ha scritto, voleva così: sapeva bene, meglio di tanti autori di saggi pallosi e inchieste forbite, che non bastava scrivere.
Il lettore fa la differenza, non l'autore. E Saviano questa idea l'ha ben chiara in mente.

Roberto Saviano
Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra
Mondadori, Milano, 2006
Euro 15,50

Visto cose, fatto foto...

Nell'immagine ©manomano, l'omino che salta

giovedì 14 febbraio 2008

Robe da matti

Turismo sanitario (di malati psichici...)

Giornalismo d'assalto - Raccontare la rapina

"Degli uomini hanno fatto irruzione con guanti che non lasciano impronte e torce luminose".
Appena sentita al Tgr...

Destra

«Non ho interessi politici, ma meno male che Silvio c'è».
«Noi moderati abbiamo vinto. E' una caduta di stile della sinistra».
«Noi non facciamo comizi come la sinistra. Siam moderati».

Ora: dire che si è di destra, nel nostro Paese, è troppo complicato? Evitare di sostenere che le proprie posizioni siano moderate e "normali", "non come quelle della sinistra", fa schifo? Dire che si è politici, è così scandaloso? Dire che si lavora per un politico anziché mentire, fa stare meglio?
Ecco, se a tutti voi fa proprio così schifo dire "destra", dite "centro-destra"...

mercoledì 13 febbraio 2008

Attitudini politiche #01

Berlusconi è stato poco fa al Tg1. Pacato, ha ringraziato zio Walter, sembra proprio cambiato. Ma è riuscito a concentrare più bugie nei suoi 3 minuti che in tutto il resto del telegiornale. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio... Ah, poi il pelo se lo trapianta.

Souvenir

Il mio picciotto, ieri, mi ha portato da Messina una t-shirt.
Nell'immagine ©manomano, un Mr. Marlon Brando un po' biancastro

domenica 10 febbraio 2008

Cose da non fare nella vita #01


Driftare con una bici da passeggio del '74 all'una di notte sulle pietre del centro

sabato 9 febbraio 2008

Segni che l'alternativa all'UV non esiste

Lorella Vezza e altri tre esponenti di Renouveau Valdôtain hanno abbandonato il movimento, in piena contestazione con il nuovo gruppo dirigente. Fino a ieri la Vezza era la coordinatrice, e dettava le linee da seguire per tutti. Appena cambia il coordinatore, di un partitino appena nato, scappa la redazione del giornale di partito e buona parte dell'ex vertice.
Ora, se si fonda insieme un partito, un motivo ci sarà: convenienze, amicizie, ideali, coraggio, voglia di mettersi in discussione. Come può la motivazione durare per nemmeno un anno? Come si può pretendere che l'alleanza che si candida a governare la Valle d'Aosta per i prossimi cinque anni sia basata su un movimento come questo, dove un giorno si parte, tutti assieme, e dieci giorni dopo ognuno è già per la propria strada? Con quali credenziali si potrà rivolgere agli alleati, che già di per sé di problemi ne hanno a sufficienza?
Mettendo insieme un Partito democratico spezzato in due (area filo-sinistra e area filo-Union Valdôtaine), un Renouveau spezzato in due (area filo-sinistra e area filo-Union Valdôtaine?), una Vallée d'Aoste Vive che pesa come il due di picche e una sinistra radicale che propone centinaia di posizioni diverse (da Di Pietro, addirittura lui, a Rifondazione, dai Verdi alla sinistra critica) si vuole creare una vera alternativa al potere, logoro e inefficiente, che c'è ora.
Interessante, ma chi ci crede?

venerdì 8 febbraio 2008

L'inizio della fine #14 - Ghostbuster!!!

La CdL ha scacciato anche gli ultimi fantasmi. Insieme agli ultimi barlumi della coerenza politica di Fini...

mercoledì 6 febbraio 2008

Acido acida

Napolitano scioglie le camere. Fermato per un malinteso a Genova un signore con barba e capelli ricci brizzolati che festeggiava nudo in strada. «Signore, no. Non faccia così... non le hanno sciolte con l'acido...»

A Gallarate amano le insegne luminose

A carnevale, ogni scherzo vale. Ieri era martedì grasso, e Trenitalia si è scatenata. Parto da Aosta la mattina presto, diretto a Milano, tutto fila liscio, a parte il solito ritardo trascurabile.
Per il ritorno, sono in stazione Centrale alle 14.50, mezz'ora prima della partenza del mio treno. Salgo, prendo posto su un Vivalto che profuma di nuovo.
"Annuncio ritardo: il treno Xyz delle ore 15.15 per Torino Porta Nuova partirà con 5 minuti di ritardo". Ohibò.
"Annuncio ritardo: il treno Xyz delle ore 15.15 per Torino Porta Nuova partirà con 20 minuti di ritardo". Doppio ohibò.
"Si avvisano i signori viaggiatori che il treno Xyz delle ore 15.15 per Torino Porta Nuova è soppresso per un guasto al locomotore". Disappunto. Una signora vicino a me, che pareva la metafora della sfinge fino a quel momento, esclama «Eh no, eh... Fateci partire, sennò qui scatta la rivoluzione... la terza guerra mondiale!»
Non era che l'inizio.

Non fidatevi mai dei vecchietti che leggono "Il Foglio". Paiono tanto intellettuali, all'inizio, ma poi scatarrano, inveiscono, trattano la moglie peggio di un fondamentalista islamico e fanno battute di cattivo gusto. Cambiato treno, e salito su quello delle 16.15, partiamo alla volta di Torino, puntuali. Peccato che a Milano Certosa ci aspetta una fermata non prevista. "Buongiorno a tutti i viaggiatori, sono il capotreno. A causa di un investimento in linea, tre le stazioni di Magenta e Trecate, il treno subirà un ritardo imprecisato": un'altra signora si scatena, lei non cita la terza guerra mondiale, ma la rivoluzione. E' contagiosa, la rivoluzione a parole. Il vecchietto del Foglio tratta malissimo la moglie, chiedendole di fare qualcosa, di interrogare il capotreno, sostenendo ahimé che per lavorare a Trenitalia bisogna essere dei cretini e che qualunque cosa gli dicesse sicuramente era una balla. Una balla colossale, ma che bisognava pur sempre sapere qualcosa piuttosto che star lì con le mani in mano.
Io, dopo quasi cinque anni di viaggi in treno, sono rassegnato. Meglio il silenzio della rivoluzione a parole.
Dopo mezz'ora, annunciano che la linea sarà bloccata per ore, e che ci faranno fare un itinerario alternativo "attraverso Sesto Calende". In pratica, un giro che allunga il percorso del doppio della lunghezza, e di non si sa quanto in termini di tempo. Cuore in pace, mi rimetto a far le mie cose: spero di arrivare ad Aosta perlomeno per le nove e mezza, con un ritardo di tre ore. E' un traguardo possibile, e non così campato in aria: prudenziale, si direbbe in azienda.
Passiamo per Parabiago, Legnano, Busto, nessuno li conosce, i passeggeri sono spaesati come dei bambini davanti alla tv. Chissà dove siamo, dove ci stanno portando. Nella pianura, non conoscono più in là del proprio naso. A Gallarate ci sono un sacco di insegne luminose, tutte uguali: le più curiose, sono quelle che annunciano "GRILIATE DI PESCE" (!) e una generica "ASSEMBLAGGI".
Sesto Calende, il Ticino, Oleggio (ribattezzato "Oleggio Calabria"), Vignale. A Novara, finalmente in linea, il ritardo è di 126 minuti. Simpatico, carnevalesco. Il treno riparte al contrario, per la gioia di chi già era disorientato. Una signora esclama «ma che, ci fanno tornare a Milano?»: il suo non è dubbio, è terrore.
A Borgo Vercelli, fermi. La ciliegina sulla torta: "Buonasera a tutti, sono il capotreno. Un treno sul binario, davanti a noi, ha un guasto. Ripartiremo entro 20 minuti". Sfuma anche il sogno di essere a casa per le 21.30. Lo spettro è di arrivare alle 23 passate...
Vercelli, Santhià, Chivasso: ormai il clima è quello di una gita, si scherza, si ride, si parla di lavoro, studio, malattie, tutti insieme. Il vecchietto del Foglio è sceso a Novara, portandosi dietro la moglie (poraccia) e la sua intelligenza.
Scendo, rassegnato ad una lunga attesa. E invece no, perché il treno che dovrebbe arrivare ad Aosta alle 21.30 ha un ritardo di 50 minuti. Arriverò ad Aosta alle 22.31, con poco meno di 4 ore di ritardo, su un viaggio di 3 ore e 10, che in un Paese normale si potrebbe fare tranquillamente in meno di 2 ore. 7 ore e un quarto in treno, 10 ore e mezza compresa l'andata.
A carnevale, ogni scherzo vale.

lunedì 4 febbraio 2008

La pensione ci vuole, ogni tanto...

Ieri, Eugenio Scalfari sulla Repubblica, nella solita messa cantata della domenica, lunghissima e con pochi concetti, pure confusi, è riuscito a parlare dell'insorgenza contro la TAV in Valle d'Aosta. Ora, ad 84 anni, non sarebbe davvero l'ora di passare la mano?

Americani venditori

Domani, negli States, è il supermartedì.
Da noi, un più modesto martedì grasso...

sabato 2 febbraio 2008

L'inizio della fine #13 - Buone notizie

"Esplode lo scontro tra destra e sinistra". Pericolo pastrocchi scampato, Silvio tornerà al governo. Per l'ultima volta, si spera...