mercoledì 2 marzo 2005

Inevitabile Sanremo

Come ogni anno i propositi erano: quest'anno non mi fregano.
Sanremo non lo guardo. Finalmente Mediaset fa controprogrammazione con i contromaroni. Risultato: ottocentesima replica del "Fuggitivo" con Harrison Ford.
TV su Raiuno.
Ormai è tardi, mi sono perso l'inno di Mameli schitarrato. Sarà l'ennesimo festival rivoluzionario, è dai tempi di Fazio che è così. Ma dopo Fazio si è sempre tornati indietro, un Sanremo più arcaico di quelli di Baudo...
Bonolis promette scintille, dopo aver imbambolato le materie grigie di mezza Italia con i suoi ingiuriosi (per l'intelligenza media) pacchi. Ma sul palco dell'Ariston, in cui la scala non manca (sigh), sembra un pesce fuor d'acqua. Parla, parla, parla e ancora parla ed è sempre una parola di troppo. Sarà in serata storta. La Clerici, superinflazionata di Raiuno sia come presenze, sia come abito, non è Laurenti. Le gag tra i due sono da latte alle ginocchia. Quando poi arriva la Felini, da Montevideo come dice la Gialappa's, cala il gelo. Altro che oca, questa qui è un'oca al quadrato. Sembra straniera anche se è di Lodi, non le si richiede un Q.I. da Bonolis, ma almeno la decenza di non sbraitare in continuazione "Golzi - Marrale - Facchinetti" con un tono di voce da tredicenne malata...
I cantani: Tozzi è Tozzi (sai che innovazione, se inviti lui e Cutugno il festival sarà vecchio per definizione), Paola e Chiara paolaechiareggiano da palco del Festival (quindi un po' di ritegno è d'obbligo), i Matia Bazar hanno una cantante con la coda più lunga nella storia della musica e la canzone è sempre la stessa, pur essendo più blues il marchio di fabbrica si nota.
Nicola Arigliano (sempre sentito solo di nome) è triste, triste, triste. Ha 82 anni, dunque tutti sono contenti che sia sopravvissuto al Festival. DJ Francesco: no-comment.
Cutugno-Minetti: trottolino amoroso dieci anni prima rifatto quindici anni dopo. Alexia: salvabile. Gigi D'Alessio: vedi DJ. Michael Bublé: siparietto orrendo, se prima Bonolis poteva anche starmi simpatico nel mio vippometro è sceso di unidici punti su dieci. Altro che provincialismo, la sagra della porchetta di Ariccia glie fa 'n baffo. Perché mai questo giovanotto sovrappeso debba venire al Festival lo sa solo Del Noce. E perché debba rovinarsi la vita cantando questo genere lo sa solo lui.
Le Vibrazioni propongono la settima canzone uguale a se stessa. Sorpresa: quando parla, il cantante non ha la voce odiosa.
Renga ha una buona canzone, per essere Renga. Parte piano, e via via si gonfia. A metà sembra una canzone normale, non di uno che vive con Ambra Angiolini. Poi ricade lentamente nel proprio torpore.
Annuncio della morte di Castagna (potevano aspettare altre due ore... Repubblica mezz'ora prima aveva già le dichiarazione del Pippo nazionale sulla morte del dottor Stranamore). Tributo commosso, qualcosa di buono in tutto il perbenismo in sala c'è. Ovviamente non si alzano tutti in piedi, è snob.
Antonella Ruggiero: per fortuna dopo l'annuncio c'è lei. Canzone nei canoni Ruggiereschi, MatiaBazareschi e Sanremesi, ma almeno non orrenda come le precedenti.
Masini TAC scattano le 23:45, ora prevista di chiusura della serata. Me ne vado a nanna mettendo fine a questa tortura. Mancano ancora 8 cantanti, ritardo nella norma.
Un Festival è davvero orrendo. Non ci trovo per ora niente da salvare, né della musica, né nella conduzione, né nei superospiti (super?)

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