Il ragazzo è evidentemente ubriaco. È la festa, la voglia di fare amicizia, di fare quella caciara che solo una trasferta importante della tua squadra di calcio del cuore permette di fare. Piazza Duomo è invasa, il coro è assordante, entra nei negozi, nel tempio cattolico meneghino, in metropolitana nonostante lo sferragliare delle carrozze. Due polli giganti dalle movenze umane sponsorizzano un fast food, il cesso della Feltrinelli ha una coda infinita di sciarpe colorate e bandiere verdi e bianche. Ci si muove con circospezione, ma il clima è veramente coinvolgente e non c'è da temere, nonostante i cori, le urla, l'evidente ebbrezza di molti, troppi.
Solo la cultura italiana, rappresentata da una libreria italiana, fa da ostacolo alla folla scozzese in gonnella verde e bianca. Giù al piano -1, in mezzo ai volumi e ai dischi (che in Gran Bretagna notoriamente sono più economici), c'è un'oasi di italiani silenziosi. Il rumore entra anche qui sotto. Giro per gli scaffali in cerca di un libro, che puntualmente non trovo perché esaurito, mi dilungo per "assorbire cultura per contatto", cosa che non credo assolutamente. E infatti poco dopo sono di nuovo fuori. Ha smesso di piovere, ma il frastuono britannico è più forte di prima.
Scendo le scale, davanti a me un cieco con il suo bastone bianco, ma senza occhiali scuri. La carrozza si ferma, la porta davanti a noi è fuori servizio. Il signore tasta con il suo aiuto bianco il lato chiuso.
Certezza di essere in Italia.
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