giovedì 29 giugno 2006

Paura

La brutta storia di Gianluca Pessotto mi ha messo tristezza e paura. Parlo proprio di paura, di terrore. Non è sgomento, dispiacere. Proprio paura. Perché se lo ha fatto lui, non ci sono certezze. Uno che si era fatto da sé, che piuttosto che rimanere ignorante si alzava alle 5 del mattino a studiare, che leggeva Tolstoj mentre i compagni di stanza stavano davanti alla Plejstescion. Che aveva pianificato la propria vita alla perfezione, per superare il momento del distacco dal pallone e tornare nella vita vera, che era circondato di donne che lo amavano e di amici con cui confidarsi. Se non aveva voglia di vivere più, nemmeno la determinazione e la razionalità possono resistere al delirio della depressione o di chissà che. Per La Stampa, la causa è la paura di perdere la famiglia per una serie di liti con l'amata e indispensabile moglie, amore di una vita. Per il Times, sicuramente meno informato, il tutto è causato dallo scandalo calcio e dal silenzio forzato in cui un onesto calciatore "diverso" non poteva mantenere. Per Manomano, è semplicemente paura.
La paura di essere schiavi dell'inconscio, senza più raziocinio che tenga...

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