Un anonimo mi aveva chiesto, in un commento, un post sul "Bilancio della XII legislatura", che l'amministrazione regionale ha inviato a tutte le famiglie valdostane in occasione della chiusura del quinquennio (e in vista delle elezioni, puntini di sospensione...). Lo avrei fatto volentieri, come già avevo fatto con il "bilancio sociale" del comune di Aosta, nel 2005.
Ma non ho ricevuto nulla: a casa mia, nessuno ha visto niente. Luca Mercanti, sulla Gazzetta Matin di lunedì, sottolineava proprio, oltre all'eterno dubbio "è propaganda o informazione" che chiunque si pone di fronte a questo materiale promozionale, l'inopportunità di inviare con soldi pubblici uno strumento che, alla fine, non raggiunge le famiglie. «Qualche famiglia se l'è trovata nella buca delle lettere, altre in pile sopra la cassetta condominiale, altre ancora non l'avranno neanche ricevuta».
Così mi è venuto il dubbio cruciale: non sarà mica nella cassetta della pubblicità, dove nessuno guarda mai e che è sempre piena di spazzatura? Esatto, era lì.
Anzi, erano lì: su dodici famiglie, nel mio condominio non lo aveva ancora preso nessuno: insieme ad Ecolo, ad alcune buste CVA e BIM sul risparmio energetico e sul riciclaggio dei rifiuti. Spazzatura?
Inizio dalla copertina: bilancio sintetico della XII legislatura. Legislatura travagliata, forse la peggiore dopo quella della "crisi del fil di ferro" - casualità vuole che anche in quell'occasione il presidente si chiamasse Caveri. Legislatura che ha visto due esecutivi, molti avvicendamenti in giunta: l'esecutivo attuale, che è autore dell'opuscolo, avrà riconosciuto l'operato della giunta precedente, che è ora opposizione, avrà fatto un minestrone di tutto o si sarà preso anche i meriti della giunta precedente?
Al termine della lettura, il dubbio non è chiarito. Di politica non si parla, non si parla di scelte, si parla di risultati e soltanto di quelli positivi. Non si toccano temi importanti, come l'industria, l'agricoltura (se io fossi un allevatore, sarei piuttosto deluso), non si parla se non marginalmente di turismo.
La seconda riflessione viene dal nome: "bilancio". In un bilancio, anche in un bilancio sociale, ci devono essere i numeri. Molti enti pubblici ormai pubblicano un bilancio sociale, ma è un documento essenzialmente contabile, anche se breve e alla portata di tutti, in cui vengono presentati tutti i dati sensibili, e ovviamente analizzati "pro domo sua" (scusate l'anglismo), sottolineando le positività e glissando sulle politiche che non hanno dato frutti, sulla congiuntura negativa, sugli errori, sul futuro.
Nel documento della giunta valdostana, i numeri non ci sono. E anzi, la sintesi è così spinta che crea confusione: perché inserire l'Autonomia e la festa della Valle d'Aosta nel capitolo dedicato ai servizi e al welfare? Perché, in un'ottica di chiarezza e semplicità, si parla di "accerchiamento" del Casino' de la Vallée, di informatizzazione della pubblica amministrazione (quando sono ancora pochi i valdostani internettiani), di governance, di sussidiarietà verticale e orizzontale? Sono linguaggi con cui la gente comune non familiarizza. Ci avviciniamo alle famiglie con uno strumento che non gli arriverà (causa Poste - il maledetto Stato inefficiente - o meglio della scelta di inviare il materiale senza indirizzo) e il cui obiettivo è la sintesi, anche a costo di essere incomprensibili. Ah, e mi raccomando, nemmeno un numero, la gente potrebbe insospettirsi. Soprattutto l'agricoltore che si fa il mazzo quadro tutti i giorni e il cui settore è completamente dimenticato.
Conclusione (che suona quasi come un bigliettino cinese nell'involtino primavera): sfido qualsiasi altra parte politica a fare un bilancio sociale migliore, se ci riesce.
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1 commento:
Però c'erano foto carine. Poi guardi l'ultima pagina e scopri che la parte grafica è opera di uno studio di Milano. *amarezza*
A.
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