Robert Fisk dovrebbe essere uno di quei nomi che, invocato, evocasse reportage d'autore, esperienza sul Medio Oriente, memoria storica delle guerre che segnano quell'area dal dopoguerra ad oggi, autorevolezza e notorietà. E invece, in Italia è quasi sconosciuto. Giunti al confine nazionale, al di là è il vuoto: a parte qualche premio Pulitzer, al di qua filtra ben poco dei grandi giornalisti internazionali. E ci teniamo i D'Avanzo, i Giordano, i Facci come esempio. Bah!
Escludete pure questa introduzione, aggiunge poco ai miei pensieri dopo questa lunghissima, faticosa ma interessante lettura. Cronache mediorientali è tutt'altro che un libro facile, un best seller. E' un libro di storia, di reportage giornalistico. Che, attraverso la narrazione del dietro le quinte dei tanti servizi che l'autore ha scritto e fotografato per il Times prima e per l'Independent poi, fornisce un quadro completo degli ultimi 60 anni di tensioni internazionali, dall'Algeria alla Palestina, dalla Bosnia al Pakistan: una vita a Beirut per lavoro, "il luogo che ormai chiamo casa", usando le parole dell'autore, intramezzata da numerosissimi viaggi in tutti i Paesi arabi e oltreoceano, nella tana dei nuovi imperatori, per cercare di capire. Capire, non limitarsi alla cronaca come fanno molti giornalisti "neocon" americani, che avallano ogni decisione del proprio governo se è a favore di Israele e contro il "terrorismo", a prescindere dall'approfondimento e dalla storia.
La storia, come ci insegnano a scuola, è recursiva. Torna sempre, più o meno simile. E la storia delle guerre è ancor più recursiva, quasi fotocopia tra l'una e l'altra: è proprio il motivo per cui ce la insegnano a scuola, "per non fare nuovamente gli stessi errori". Dal genocidio degli Armeni in avanti, passando per le guerre sostenute da noi occidentali per i nostri interessi in Medio Oriente, arrivando alle ultime "guerre al terrore" che ricalcano perfettamente eventi passati, anche nei minimi dettagli, non abbiamo imparato nulla: decisioni avventate, guerre lampo, sacrifici di innocenti come "danni collaterali" nel nome delle bombe intelligenti, utilizzo di armi non convenzionali per evitare che i "tiranni arabi" utilizzino le loro (inesistenti) contro di noi; disprezzo per le risoluzioni delle Nazioni Unite che non fanno comodo, invocazione di quelle che invece riteniamo giuste per attaccare Nazioni sovrane. La lista sarebbe lunghissima.
In oltre un migliaio di pagine, fitte fitte, Fisk racconta, senza mai rendersi noioso e ripetitivo, tutti gli sbagli, tutte le decisioni controproducenti, tutti gli errori ripetuti più volte in nome della tutela della civiltà e della democrazia. Chi meglio dell'autore stesso potrebbe sintetizzare meglio la sua opera:
"Per distruggere le armi di Saddam, per democratizzare, difendere e tenere insieme l'Iraq, i soldati statunitensi rimarranno bloccati lì per decenni. Eppure nell'Iraq liberato ci saranno sicuramente attacchi terroristici come nell'Afghanistan liberato. Perché un Islam militante che tiene in pugno decino di milioni di credenti non accetterà mai che si George Bush a decidere il destino del mondo islamico. [...] La specialità dei popoli islamici è l'espulsione di potenze imperiali tramite il terrorismo e la guerriglia. Hanno mandato via gli inglesi dalla Palestina e da Aden, i francesi dall'Algeria, i russi dall'Afghanistan, gli americani dalla Somalia e da Beirut, gli israeliani dal Libano... Abbiamo imboccato la strada dell'impero, ma oltre la prossima collina incontreremo quelli che ci hanno preceduti. L'unica lezione che apprendiamo dalla storia è che non sappiamo apprendere dalla storia".
Robert Fisk
Cronache mediorientali (The great wer for civilization: the conquest of the Middle East)
Il Saggiatore, Milano, 2006
Euro 35,00
venerdì 30 maggio 2008
Robert Fisk - Del perché dalla storia non impariamo mai nulla
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2 commenti:
Gulp! 35 euro! Comunque sembra molto interessante... Va dritto nella mia whishlist. Grazie per la recensione!
Ciao
Già. Però è un tomo mica da ridere, e mi ha accompagnato, tra una lettura e l'altra, per più di un anno... Ormai ho dimenticato di averlo comprato
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