sabato 3 maggio 2008

Valdostano medio #04 - Ritratto

Oggi, alle 12.45 circa, su Raitre (in Valle d'Aosta), lunga intervista a Mene, AKA Valdomedio, AKA colui che ha conquistato un sacco di spazio mediatico senza aver fatto nulla più di tanti onesti rapper.
A seguire, telecronaca blog.

Ebbene, Mene ha parlato a ruota libera per 4-5 minuti, spaziando sulla sua musica, sui suoi progetti, e soffermandosi a lungo sulle idee: con questa intervista ha tolto la maschera. Mene non è "Valdostano medio". La satira si è fermata lì, la critica è proseguita.
Nonostante ciò che ha dichiarato più volte ("la mia è soltanto satira" e "non faccio politica"), si può dire che il pensiero sia evoluto: la satira di Valdomedio è acqua passata, ora Mene porta avanti convinto la critica sociale che ha messo in atto. Ritratto quindi in parte ciò che avevo pensato su "Valdostano medio": è un'allegoria, una satira a tutti gli effetti, ma il pensiero dell'autore va oltre, ed è un tantino distorto. Di questo è molto convinto, si ritiene appoggiato dai coetanei, e si può credergli facilmente: il disagio per tradizioni non condivise, il fastidio per alcuni aspetti che fanno di una parte della Valle un'entità rimasta ferma ad una cinquantina di anni fa era forte anche quando io stesso avevo quell'età.

Se scrivo "i valdostani sono tutti ubriaconi", so di esagerare volutamente, se invece ritengo sia la verità, allora la mia non è satira. Mene ritiene che lo sport popolare più diffuso sia la sbronza collettiva (oltre che la battaglia delle mucche). Forse questa è la parte più azzeccata di tutta la sua "critica sociale", quella su cui poteva ottenere consenso anche dal "mondo degli adulti" che invece si è dimostrato così chiuso nei suoi confronti. Mene fotografa senza dubbio una parte della società valdostana, facendo satira, sberleffo o sfottò si possono inquadrare bene questi personaggi medi. Cercare invece di dare un quadro generale partendo da questi "casi limite", non è sbagliato, ma è anche dannoso. Sbagliato perché dimostra chiusura mentale da parte di chi raffigura la valdostanità in questo modo: esistono ottimi allevatori, ottimi scultori, ottimi valdostani; esistono valdostani come Mene, esistono valdostani legati soltanto alle mucche e che non sanno accendere un pc, esistono "valdostani del terzo millennio" che convivono in pari grado con il passato e con il futuro. Facendo satira posso dimenticarmene: il burino romano di Sordi rappresenta benissimo una parte di società italiana che mangia spaghetti e rutta fragorosamente, ma l'Albertone non ha mai pensato di descrivere antropologicamente la società italiana.
Dannoso perché ci si espone facilmente a critiche feroci, anche da parte di chi si riempie la bocca di "tradizioni", di "tutela della vita rurale", di "radici autentiche" senza avere nemmeno ben chiaro in testa che cosa siano.
Ecco, ieri Mene ha pisciato un po' fuori dal vasino: se voleva difendersi, non ha adottato in nessun modo la tecnica migliore. Se voleva attaccare, lo ha fatto un po' fuori tempo. Al termine dello spazio video, arriva addirittura ad augurarsi di non diventare mai allevatore o scultore.

Che caratteristiche di chiusura mentale può avere, uno scultore?

4 commenti:

Anonimo ha detto...

comunque quel servizio è stato girato qualche giorno dopo l'uscita della canzone (lo so perchè ero presente quando lo si stava girando).. quindi mene non era ancora al centro di nessuna critica da parte del mondo "adulto" come dici tu.. quindi non mi sembra sensato cercare di capire se ha cercato di difendersi oppure di attaccare.. ha semplicemente detto quello che gli sembrava più giusto in quel momento!

manomano ha detto...

Beh, nel servizio Mene parla chiaramente delle polemiche scaturite dal testo della canzone. Non è un veggente: l'articolo sulla Stampa che ha dato il via a tutto era già uscito

Anonimo ha detto...

c.v.d.

A.

Anonimo ha detto...

era uscito 5 giorni prima.. ero solo l'inizio! non si immaginavano neanche dei risvolti del genere! aveva ricevuto soltanto qualche critica sul blog!