venerdì 26 agosto 2005
martedì 23 agosto 2005
venerdì 12 agosto 2005
Che bidonata - 2 mesi dopo
Due mesi fa, mi occupavo dei nuovi cassonetti della spazzatura. Con tempi biblici da Pubblica Amministrazione, promettevo "a breve" di pubblicare una foto dei cassonetti incriminati. Contavo di farlo quando li avrebbero portati nella mia zona, ma non è ancora successo.
Cittadini di serie B? Il Comune dice di no, siamo cittadini di serie A perché sperimenteremo il "porta a porta" e i cassonetti per strada non li vedrà più nessuno.
Sarà.
Speriamo almeno che i cassonetti che porteranno a noi, da tenere nella proprietà privata e da esporre in strada solo nei giorni di raccolta, siano più facili da chiudere di quelli attualmente sparsi per la città.
Ecco uno dei bidoni incriminati:
Nessuno si è ancora degnato di spiegare agli utenti come fare a chiudere il bidone verde dell'"indifferenziata". Dopo attenti studi, sono giunto alla conclusione che, dopo aver pigiato il pedale per aprirlo, bisogna pigiare contemporaneamente i due pirilli rossi che sbucano dall'anta a scorrimento, per evitare che il meccanismo di chiusura rimanga in posizione "emano-tutti-gli-odori-più-fetidi-del-creato" e che i rifiuti se ne stiano buoni chiusi nel loro contenitore.
Un premio a chi ha creato questo meccanismo perverso, basta avere in mano una borsetta o un sacchetto (da non gettare) e la chiusura dei bidoni diviene impossibile.
Un premio altresì al genio del Comune che non ha controllato che l'azienda dei rifiuti facesse le cose per bene.
Cittadini di serie B? Il Comune dice di no, siamo cittadini di serie A perché sperimenteremo il "porta a porta" e i cassonetti per strada non li vedrà più nessuno.
Sarà.
Speriamo almeno che i cassonetti che porteranno a noi, da tenere nella proprietà privata e da esporre in strada solo nei giorni di raccolta, siano più facili da chiudere di quelli attualmente sparsi per la città.
Ecco uno dei bidoni incriminati:
Nessuno si è ancora degnato di spiegare agli utenti come fare a chiudere il bidone verde dell'"indifferenziata". Dopo attenti studi, sono giunto alla conclusione che, dopo aver pigiato il pedale per aprirlo, bisogna pigiare contemporaneamente i due pirilli rossi che sbucano dall'anta a scorrimento, per evitare che il meccanismo di chiusura rimanga in posizione "emano-tutti-gli-odori-più-fetidi-del-creato" e che i rifiuti se ne stiano buoni chiusi nel loro contenitore.
Un premio a chi ha creato questo meccanismo perverso, basta avere in mano una borsetta o un sacchetto (da non gettare) e la chiusura dei bidoni diviene impossibile.
Un premio altresì al genio del Comune che non ha controllato che l'azienda dei rifiuti facesse le cose per bene.
giovedì 11 agosto 2005
Stessa diagnosi, prognosi opposta
La stagione turistica estiva non sta andando bene, come ho già potuto scrivere. Stanze vuote in albergo, molti posti liberi in campeggio, l'unica categoria che sembra riscontrare un giusto e sacrosanto "tutto esaurito" sono gli agriturismi.
La risposta delle località e dei vari attori è però molto eterogenea: gli albergatori richiedono alla Regione un piano di sviluppo concertato; Courmayeur punta sulla creazione di un'immagine coerente, quella attuale si rivolge a tutti e a nessuno; Cogne punta sulla differenziazione dell'offerta, con la mania dello sci alpino a tutti i costi nonostante sia ormai un prodotto in declino.
L'Adava, associazione valdostana degli albergatori, ha dibattuto in una riunione la situazione critica del turismo in questa stagione di alti e bassi, proprio alla vigilia dell'altissima stagione di ferragosto. Non era mai successo prima.
Quali risultati ha partorito questa seduta straordinaria? Ciò che si va ripetendo da anni: serve maggiore coordinamento tra i diversi soggetti, pubblici e privati, ed è essenziale una visione a più lungo termine tramite un programma di sviluppo. Ce l'ha l'agricoltura, ce l'ha l'industria (e fanno entrambi piuttosto pena), perché mai non lo deve avere anche il turismo? "Noi albergatori siamo forse più brutti?" La pianificazione come panacea di tutti i mali, in un periodo in cui pianificare quante brioches comprare per la colazione dei clienti il mattino dopo è già un'utopia. Ma se ci mette le mani la Regione, tutto va bene. Vedi casinò, centrale del latte, Tecdis...
Courmayeur si è accorta invece di avere problemi di immagine. Sono finiti i tempi in cui bastava fare uno spot dicendo "Courma" con accento milanese perché tutta la Milano-bene si fiondasse sotto il Bianco. Oggi serve puntare su una clientela in particolare, "cibler la clientèle", come dicono oltralpe. Troppi clienti potenziali significano pochi clienti reali. Diminuendo i clienti potenziali ad alcune categorie precise (Golfisti? Alpinisti? Escursionisti? Filo-musicisti o culturali?) e puntando sull'élite i risultati dovrebbero migliorare. Se Courma diventerà il paradiso del golf, i golfisti ci saranno sempre. Se Courma è il paradiso del ricco decaduto e del giovane rampante, della casalinga mordi-e-fuggi e anche del riccone del Royal, alla fine la casalinga se ne va a Champorcher e il riccone a Sankt-Moritz.
Cogne ha lo stesso problema. Non di immagine questa volta, ma di risultati. Seppure sia riuscita a destagionalizzare il turismo grazie al Parco, grazie a strutture ricettive e di svago di élite e ad una promozione intelligente, sente di non contare niente come stazione invernale senza lo sci alpino. Il trenino per Pila, ventennale promessa della Regione, sembra non dover mai più aprire. O forse sì, ma sono 10 anni che riaprirà la prossima estate. Allora il divino motto di Roullet e soci è diventato "collegare un paese senza piste con delle piste senza paese" tramite una funivia, più rapida e meno costosa. Ultima notizia, si è tentato di ovviare al collegamento con Pila potenziando i miseri impianti sopra Cogne. Scopriremo solo vivendo cosa succederà. A Cogne non manca però certo l'inventiva e l'ostinazione.
Ai piedi del Gran Paradiso, il problema che si presenta è opposto a quello di Courmayeur. Con un'immagine "natura e benessere" che a suon di quattrini i cogneins e le cogneintze si sono creati, è difficile attirare clienti sportivi, soprattutto in uno sport in costante declino come lo sci alpino. Il gioco non vale la candela, differenziare l'offerta puntando su di un settore maturo è piuttosto avventato.
Paradossalmente, Cogne toglierebbe clientela a Courma e gli albergatori di entrambe le località dovrebbero abituarsi a consessi straordinari per tentare di risollevare le proprie sorti.
La risposta delle località e dei vari attori è però molto eterogenea: gli albergatori richiedono alla Regione un piano di sviluppo concertato; Courmayeur punta sulla creazione di un'immagine coerente, quella attuale si rivolge a tutti e a nessuno; Cogne punta sulla differenziazione dell'offerta, con la mania dello sci alpino a tutti i costi nonostante sia ormai un prodotto in declino.
L'Adava, associazione valdostana degli albergatori, ha dibattuto in una riunione la situazione critica del turismo in questa stagione di alti e bassi, proprio alla vigilia dell'altissima stagione di ferragosto. Non era mai successo prima.
Quali risultati ha partorito questa seduta straordinaria? Ciò che si va ripetendo da anni: serve maggiore coordinamento tra i diversi soggetti, pubblici e privati, ed è essenziale una visione a più lungo termine tramite un programma di sviluppo. Ce l'ha l'agricoltura, ce l'ha l'industria (e fanno entrambi piuttosto pena), perché mai non lo deve avere anche il turismo? "Noi albergatori siamo forse più brutti?" La pianificazione come panacea di tutti i mali, in un periodo in cui pianificare quante brioches comprare per la colazione dei clienti il mattino dopo è già un'utopia. Ma se ci mette le mani la Regione, tutto va bene. Vedi casinò, centrale del latte, Tecdis...
Courmayeur si è accorta invece di avere problemi di immagine. Sono finiti i tempi in cui bastava fare uno spot dicendo "Courma" con accento milanese perché tutta la Milano-bene si fiondasse sotto il Bianco. Oggi serve puntare su una clientela in particolare, "cibler la clientèle", come dicono oltralpe. Troppi clienti potenziali significano pochi clienti reali. Diminuendo i clienti potenziali ad alcune categorie precise (Golfisti? Alpinisti? Escursionisti? Filo-musicisti o culturali?) e puntando sull'élite i risultati dovrebbero migliorare. Se Courma diventerà il paradiso del golf, i golfisti ci saranno sempre. Se Courma è il paradiso del ricco decaduto e del giovane rampante, della casalinga mordi-e-fuggi e anche del riccone del Royal, alla fine la casalinga se ne va a Champorcher e il riccone a Sankt-Moritz.
Cogne ha lo stesso problema. Non di immagine questa volta, ma di risultati. Seppure sia riuscita a destagionalizzare il turismo grazie al Parco, grazie a strutture ricettive e di svago di élite e ad una promozione intelligente, sente di non contare niente come stazione invernale senza lo sci alpino. Il trenino per Pila, ventennale promessa della Regione, sembra non dover mai più aprire. O forse sì, ma sono 10 anni che riaprirà la prossima estate. Allora il divino motto di Roullet e soci è diventato "collegare un paese senza piste con delle piste senza paese" tramite una funivia, più rapida e meno costosa. Ultima notizia, si è tentato di ovviare al collegamento con Pila potenziando i miseri impianti sopra Cogne. Scopriremo solo vivendo cosa succederà. A Cogne non manca però certo l'inventiva e l'ostinazione.
Ai piedi del Gran Paradiso, il problema che si presenta è opposto a quello di Courmayeur. Con un'immagine "natura e benessere" che a suon di quattrini i cogneins e le cogneintze si sono creati, è difficile attirare clienti sportivi, soprattutto in uno sport in costante declino come lo sci alpino. Il gioco non vale la candela, differenziare l'offerta puntando su di un settore maturo è piuttosto avventato.
Paradossalmente, Cogne toglierebbe clientela a Courma e gli albergatori di entrambe le località dovrebbero abituarsi a consessi straordinari per tentare di risollevare le proprie sorti.
Fazio non fa i pacchi!!! Fazio non fa i pacchi!!!
Che gioia, che felicità... Adesso manca solo che sparisca anche Bonolis e la tivì inizierà a risorgere...
mercoledì 10 agosto 2005
martedì 2 agosto 2005
Dolore
Dai dieci ai venti minuti per metabolizzare la notizia. Dai trenta ai quaranta per riprendersi. Qualche giorno per rendersene effettivamente conto. Ma certe cose non si potranno mai capire.
Prima Gianni, per il quale non ho mai trovato le parole per ricordarlo. Un uomo troppo grande, impresa impossibile.
Poi Fosson, per il quale stavo cercando le parole, quando si diffonde la notizia di Val, Donzel e Miozzi. Quattro neidiplomati, quattro giovani. Quattro vite spezzate dalla strada, dalle vacanze, dalla vita...
«Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo»
Lev Nikolaevič Tolstoj, "Anna Karenina"
Prima Gianni, per il quale non ho mai trovato le parole per ricordarlo. Un uomo troppo grande, impresa impossibile.
Poi Fosson, per il quale stavo cercando le parole, quando si diffonde la notizia di Val, Donzel e Miozzi. Quattro neidiplomati, quattro giovani. Quattro vite spezzate dalla strada, dalle vacanze, dalla vita...
«Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo»
Lev Nikolaevič Tolstoj, "Anna Karenina"
Ma...
lunedì 1 agosto 2005
The Fantozzi Celebration: 30 year of Ragioniere
Un italiano più intelligente della media che interpreta un italiano medio (basso), un Homer Simpson 20 anni prima, un'icona per migliaia di dipendenti, un faro per Genova prima del Gabibbo, una serie infinita di momenti memorabili e di scene mitiche (la Coppa Cobram, la Corazzata Potemkin...) e soprattutto un placet per uno dei piaceri dell'uomo: il rutto libero.
Tanti auguri, Pupazzi.
Ehm... Fantocci.
Tanti auguri, Pupazzi.
Ehm... Fantocci.
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