Lo zimbello, a detta di molti, è colui che zimbella.
O forse no.
Sta di fatto che lo zimbello è soggetto a prese in giro senza soluzione di continuità e, quando il 2 aprile si presenta con ancora attaccato il pesce d'aprile sulla schiena, è arrivato il momento di catalogarlo e cominciarne un attento e approfondito studio.
Provare gusto nello sfottere una persona è da malati. Ma non nel caso dello zimbello. In questo particolare caso, sembra talmente naturale adeguarsi alla massa che si arriva a ribaltare la sentenza di psicopatologia.
Il gusto della presa per i fondelli in alcuni casi rasenta l'idiozia, e in casi estremi si ritorce contro chi prende in giro. Casi estremi ma non rari. Sempre nel caso infame del primo aprile, lo sfottente crea solo danni a sé stesso sollazzandosi con un sano scherzo allo zimbello che, pervaso da un'idiozia fulminante, riesce a ritorcere contro allo sfottente l'effetto ultimo del tranello.
Il divertimenti per colui che occupa una parte esterna ai due è assicurato. Volendo arrivare ad una quantificazione, lo zimbello esercita una sorta di effetto moltiplicatore sulle risa del terzo sottraendo involontariamente divertimento allo sfottente iniziale ma aumentando di molto il risultato totale finale.
Come si diventa zimbello è un mistero. Anche peché uno zimbello è inconsapevole di esserlo, e quindi non è possibile analizzarlo che dall'esterno, senza coinvolgerlo. Le origini della zimbellaggine pertanto rimangono velate nel mistero in gran parte dei casi, o sono talmente ovvie a naturali da non apparire evidenti.
Così come è vago l'inizio della zimbellaggine, così la fine è spesso dubbia. Rivalutarsi agli occhi di tutti i propri interlocutori può essere al limite dell'impossibile. E quindi la condanna ad essere zimbello a vita è quasi pendente sulla testa del pirlot di turno.
Pace all'anima sua.
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